In facebook vengo taggato da Francesco Falcone che scrive:
Richiedo i campioni, come ogni anno, ai produttori di Franciacorta. Ho ormai ricevuto tutte le bottiglie in sede (di una trentina di marchi).
La Cà del Bosco, attraverso una grottesca email di Cristina Maggetti, mi ha risposto invece così:
“Buon giorno Dott. Falcone
ho verificato con il Consorzio Franciacorta, e in accordo con il loro
metodo, vorremmo che tutte le degustazione di Franciacorta a cui seguono punteggi fossero fatte in Consorzio per mantenere lo stesso modus operandi per tutte le guide/degustazioni con punteggi.
La prego dunque di coordinarsi con il Consorzio in modo tale da poter rispettare tale metodo.”
Per chi non lo conoscesse, Francesco Falcone è da tempo anima di Enogea insieme ad Alessandro Masnaghetti che l’ha fondata. Persone e periodico assolutamente inattaccabili, in quanto rifiutano ogni forma di contributo pubblicitario e sono quindi lontani da quel conflitto d’interessi che ogni anno può vedere protagoniste le maggiori guide. Oltre a questo non mi hanno mai fatto chiamare da nessuno per offrirmi degustazioni a pagamento, guide a pagamento, partecipazioni a inutili manifestazioni a pagamento o redazionali sempre a pagamento. Non sono neppure abbonato. Non mi hanno mai chiesto un euro e io li stimo innanzitutto anche per questo, oltre che per la professionalità che hanno sempre dimostrato.
La risposta di Cà del Bosco la trovo assolutamente fuori luogo e non priva di quell’inattaccabilità necessaria e dovuta, visto che Zanella è pure presidente del Consorzio stesso.
Per quale motivo le aziende dovrebbero permettere le degustazioni esclusivamente nella sede del Consorzio? Per principio di certa equità? Per garantire l’assoluta trasparenza dei degustatori nell’assegnare i voti a ogni a vino? Si?
Se così fosse, vorrei tanto conoscere il nome di chi del Consorzio si assume l’onere di controllare che i vari Sabellico, Rizzari, Macchi o altri (non me ne vogliano i citati, non la prendano come un’accusa) non decidano di cambiare i punteggi attribuiti “alla cieca” una volta che gli viene consegnata la lista con i numeri dei campioni degustati con di fianco i nomi delle aziende cui appartengono? Andreotti direbbe “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Io mi limito a pensare.
Allora mi è venuta un’idea della quale ho già scritto in passato e che potrebbe essere un decisivo punto di svolta –in positivo- per le guide e per i loro principali attori.
Scendendo le scale del consorzio ci si trova praticamente dentro l’ufficio postale di Erbusco. Dopo l’assegnazione dei punteggi e prima di scoperchiare le bottiglie, un incaricato ritira le schede dai degustatori, le fotocopia e scende le scale. Arrivato allo sportello fa apporre un bel timbro di “data certa” alla copia delle schede e poi la consegna a Giuseppe Salvioni (AD del Consorzio) a garanzia di riservatezza. Una volta uscite le varie guide o pubblicati i punteggi, ogni azienda riceve copia di tale scheda.
A questo punto caro Falco ti toccherebbe venire in Franciacorta! 😉
Anche se dubito che risponderanno in più di due, vorrei chiedere ai “degustatori da guida” se sarebbero disposti a tale trasparenza.
Un’enorme cazzata? Non credo, forse… ma a quel punto (solo a questo punto) troverei plausibile anche la richiesta di Cà del Bosco.
A Francesco e a Enogea tutta la mia stima e fiducia, certo che sia la stessa di tutti produttori che ogni anno gli inviano una campionatura.
la proposta mi pare semplice e sensata, se nessuno ha code di paglia non vedo perché non debba, per lo meno, essere presa in considerazione
piace anche a me. semplice, giustificabile e inattaccabile
La degustazione con i suoi commenti e giudizi diverrebbe più costruttiva.
Quindi quoto la proposta!
Sono pienamente daccordo con te Giovanni,la tua proposta è geniale. Grande stima per Falcone che nel chiedere i campioni ci ha messo al corrente che ,i campioni una volta degustati verranno riassaggiati dalla stessa bottiglia il giorno dopo. . .Ragazzi sono in pochi a fare questo. Ma veramente pochi.Ciao
Caro Giovanni,
inutile ringraziarti ancora per la stima che da tempo mi dimostri: passerei per stucchevole e zuccheroso e non posso permettermelo: sono a dieta rigida!
Ti scrivo, invece, per chiarire un passaggio del tuo pezzo che non mi è chiaro e che probabilmente non è chiaro nemmeno a te e ai lettori. Provo a spiegarmi.
Collaboro da quattro anni con Fabio Rizzari e Ernesto Gentili, i curatori della Guida I Vini d’Italia de l’Espresso e posso assicurarvi e rassicurarvi che la pubblicazione viene realizzata con rigore e trasparenza, secondo un ormai consolidato protocollo di degustazione alla cieca (e di riassaggi assortiti nei giorni successivi alla stappatura): il tutto, lo ripeto, al riparo da qualsiasi condizionamento commerciale. Non è dunque solo Enogea che concede ai vini in batteria una seconda chance con gli assaggi del giorno dopo : e dirò dirò di più, è stata proprio la frequentazione « espressica » che mi ha persuaso definitivamente della bontà del metodo.
Non è un caso – e chiudo per non tediarvi oltre – se molte delle « Eccellenze » della nostra Guida sono assegnate a vini dall’ineccepibile rapporto prezzo/qualità, talvolta in aperto conflitto con le meditate gerarchie aziendali.
Grazie dell’attenzione.
Falco.
Francesco,
i nomi che ho citato erano i più classici che mi sono passati per la testa. Non ho alcun modo di dubitare dei metodi di Rizzari, ancor meno Macchi che conosco e idem Sabellico e le guide che rappresentano, ma non esiste nemmeno la matematica certezza. Mi fido.
La mia frase era rivolta al “modus
operandi” del consorzio perché dalla risposta che ti hanno dato, ho letto la volontà di avere un sistema equo per tutti ma tale concetto va garantito prima di ogni pretesa di metodo garantista.
Caro Giovanni, l’infelice uscita della Cà del Bosco non ha alcuna giustificazione: non esiste un sistema equo per tutti nel mondo della degustazione e dell’interpretazione, è il concetto di per sé che non esiste. Meglio toglierselo dalla testa. Grazie ancora dell’ospitalità e spero a presto rivederti. Un abbraccio.
Francesco, equità sia per i degustatori ma soprattutto per le aziende. Almeno io leggo questo nelle intenzioni del consorzio, altrimenti me lo spieghino.
Certo è che con un piccolo timbro postale leveremmo quel mare di pettegolezzi che ogni anno i risultati delle guide innescano… accetterei questa soluzione con grandissima gioia e a quel punto non sarebbe un problema sorridere per qualunque tipo “d’interpretazione”. 🙂
Un abbraccio Falco e a presto
Ciao Giovanni, concordo pienamente con la tua idea e credo che tutti i produttori ne potrebbero trarre vantaggi. Inoltre penso che la sede del Consorzio non sia adatta a fare le degustazioni.
P.S.: La Sig.ra di Cà del Bosco mi dovrebbe spiegare perchè non hanno sollevato lo stesso problema anche per le degustazioni della guida 2000 Vini AIS che si svolgono a Roma e non al Consorzio.
Ecco una cosa che mi era sfuggita, l’AIS!
Già, qualcuno dovrebbe spiegare questa ormai chiara discriminazione e magari perché..
Carissimi,
ho mandato una email al Signor Maurizio Zanella stamane.
Una rapida ma spero chiara missiva in cui – tra le altre cose – ho sottolineato come gli ambienti del consorzio di tutela non siano così adatti a ospitare una degustazione di questo tipo.
Oltretutto, per degustare con le modalità che il mio protocollo di assaggio mi impone, dovrei soggiornare in Franciacorta per almeno 8 giorni (ogni anno!). Mi pare troppo, francamente.
Sono comunque orientato ad acquistare i Franciacorta di Cà del Bosco per la degustazione: rimango però alla ricerca di qualche amico appassionato (ristoratore o enotecario) che me li venda a prezzo di costo, ovvero senza i consueti ricarichi degli operatori.
Se conoscete qualcuno, fate un fischio, grazie;-)
C’è sempre il problema del due pesi due misure (non uguale per tutte le guide e tutti i richiedenti campioni), perchè la richiesta del Consorzio per quanto strana mi sembra garantista di tutti.
La tua idea, Giovanni, di una sorta di certificazione dei punteggi è meritevole ma mi sembra troppo restrittiva, si azzererebbe la possibilità di confronto ex post in una redazione o di correggere il tiro quando opportuno, non in malafede o per assecondare interessi economico-pubblicitari, ma perchè in una degustazione di batteria qualcosa può sfuggire ed è giusto avere un minimo di discrezionalità a posteriori per poter rivedere il proprio giudizio individuale e/o collettivo, altrimenti si finisce per causare più danni in nome di un oggettività che nel mondo non esiste figuriamoci nella degustazione di vini…
Claudio,
penso che un metodo per essere “garantista” sia necessario che il controllore non sia anche il controllato e che non ci siano personali interessi di alcuna sorta. Partiamo da questa base.
La richiesta del Consorzio potrebbe anche essere buona, se non fosse che -come scrive sopra Giuseppe Vezzoli- la si voglia applicare con Enogea e non con AIS. Perché?
Francamente sono abituato a degustare e a valutare con il vino davanti. Non ho mai sentito la necessità -due giorni dopo aver valutato un vino- di cambiarne i punteggi perché mi è venuto in mente dopo due notti insonni che forse, era più un vino da 90/100 piuttosto che da 72 come avevo attribuito. Come potrei giustificare concretamente il motivo di tale cambio di rotta? Dovrei degustare un’altra bottiglia uguale ma a quel punto uscirei dallo schema consortile e addirittura credo che tale schema non avrebbe più senso di esistere. No?
Non si cerca “oggettività” ma sana soggettività (che è ciò che le guide intendono esprimere) e io credo che sarebbe rivalutante soprattutto per l’immagine delle guide stesse e dei degustatori, che a quel punto si renderebbero inattaccabili dai pettegolezzi e forti della loro passione e preparazione a prescindere dal soggettivissimo giudizio di ognuno.
Quoto, ma ho le mie perplessità nel concreto e poi le guide e i degustatori ufficiali delle stesse sono belli perchè ampiamente criticabili, altrimenti finirebbe tutto il Circo…
E finiremmo per parlare solo di Terra, Territorio, Naturalità, Sacrifici, Bellezza Espressiva, Tesori riscoperti e non da supermercato, sai che palle…forse poi non sarebbe tanto male invece che parlare solo di collusioni e business o di premi hai più forti!!!
Claudio, io credo che ci si possa divertire anche avvolti da un carico di onestà intellettuale certa 😉