Avevo pensato di aprire con un panegirico di veline sovrapposte per mostrarvi l’ubicazione di quell’ultimo pezzo di terra, a sud di Brescia, dove ancora si fa viticoltura. Invece vi invito a cercarvelo; non tanto Capriano del Colle bensì Davide Lazzari, che rappresenta la vera chiave di volta per la scoperta di quel piccolo pezzo di terra.
Io e Davide ci conosciamo molto poco e oltre al saluto fugace in qualche via del centro mentre lui consegnava il vino, abbiamo avuto modo di scambiare due parole solamente in occasione di una cena organizzata dall’amico Massimo Zampedri, signore incontrastato delle mie colazioni più liete di un tempo.

Oltre a conoscerlo poco, non voglio nemmeno soffermarmi sui vini di Davide e su un territorio che non visito da dieci anni e con il quale ho avuto un solo e libertino rapporto enologico ma senza mai godere davvero. Non ci siamo mai piaciuti, io e Capriano.
Da quella cena e complice qualche iperbole elogiativa di Massimo, ho seguito il giovane Lazzari con assoluta attenzione fino al punto da farmi pensare che un futuro diverso, forse, esista davvero.
Davide si sta dimostrando un alieno all’interno di un panorama vitivinicolo bresciano (italiano) che non riesce a essere lungimirante, perché ancora troppo ingessato a sterili classifiche pro-audience e altre costosissime figate che non servono a nessuno. Vuole fare –sono certo- i vini più buoni e più autentici con tutto quello che le sue uve riescono a dare. Vuole che la sua identità stia dentro quelle bottiglie e per farsi notare, ha scelto di non strumentalizzare pratiche, sfruttare asini, evocare spiriti con il suono delle campane o scrivere #organic mentre fotografa solo i suoi vini. Ha deciso di portare valore aggiunto al suo territorio (conscio che un produttore che non la fa, è un uomo che vale poco) e la leva, è tutto ciò che nessuno potrà mai copiargli: la sua identità che esalta quella di Capriano del Colle e viceversa. Sono felice di vedere un guizzo di quella necessaria evoluzione che l’attuale situazione socio-culturale potrà cogliere probabilmente tra qualche lustro e lo sono ancora di più che a esprimerla sia un ragazzo bresciano che ha deciso di provare a fare grande il suo territorio.
Bravo Davide e spero tu sia preso come esempio anche da quelli anagraficamente più grandi di te, più spocchiosi e inconsapevoli di fare vini che non servono a nessuno.

Una risposta a "Fare territorio: Davide Lazzari da Capriano del Colle"