Il Territorio, il Vino e la Gente Pensante

Brescia con la sua Provincia rappresenta un Territorio tra i più vari al mondo. All’interno di questo confine politico esistono macroscopiche difformità geo-fisiche che rappresentano il patrimonio di questa terra. Laghi, montagne, colline e pianure se vogliamo osservare il Territorio soltanto dall’alto di un aereo, ma se volessimo approfondire meglio la conoscenza di questa Provincia e se volessimo comunicarla al mondo, non credete che uno degli “strumenti” più importanti possa essere il vino? Il vino come cultura, come storia, come tradizione e come elemento in grado di sviluppare un turismo intelligente e rispettoso.

Ieri sera ho partecipato a un convegno dal titolo “Brescia del Futuro una Sfida Comune” organizzato dall’amica Laura Castelletti e dalla sua associazione Brescia per Passione, che ha visto all’attenzione di un gremito pubblico, una serie d’interventi tra i quali quello di Flavio Pasotti, lungimirante imprenditore bresciano e di Carlo Spinelli (28 anni) entusiasta architetto che opera nell’Urban Center di Torino e quindi per e con Torino.

I loro interventi mi hanno colpito più di altri, perché in piena sintonia con la mia visione di Territorio all’interno di una progettualità comune, nella quale è emersa la loro consapevolezza che un progetto possa definirsi grande solo se tutte le sue variabili convergono dinamicamente in un unico obiettivo. Il Territorio, il suo sviluppo, la sua tutela e la necessità di porre il tema ambientale sopra ogni cosa. Una città –una Provincia- in grado di riprogettare se stessa, dove le persone siano in grado di capire il valore del Territorio e conseguentemente di tutelarlo e di trarne profitto con intelligenza. In poche, pochissime parole ho cercato di riassumere i ben più ampi concetti espressi dai due. Una descrizione più accurata della serata, fatta da un giovane bresciano, la potete trovare QUI.

Qualcuno potrà chiedersi che nesso possa esserci tra quanto ascoltato ieri e il mondo del vino… Semplice, sempre e solo il Territorio.

Il vino nel corso degli ultimi cinquant’anni è passato dall’essere prodotto agricolo a prodotto commerciale, lasciando per strada cultura e tradizioni. Non ha saputo auto-regolarsi inflazionando la memoria e conseguentemente il Territorio. Non è una novità che nel sud Italia si stiano espiantando molti ettari di vigna  perché il valore delle uve è molto vicino allo zero.

Con il vino, visto esclusivamente come prodotto commerciale, sta facendo i conti anche Brescia. Piccole ma in passato importanti zone quali Botticino o Capriano del Colle o la Vallecamonica, stanno rischiando di scomparire. Zone fantastiche, nelle quali se pianti una vigna di Barbera a Botticino o in Vallecamonica, per esempio, (stesso clone) hai tempi di maturazione, conformazione del grappolo ed espressione in vino completamente dissimili. Da qui bisogna solo scegliere se valorizzare queste peculiarità –riportando il vino nella storia e nella tradizione- o se appiattirle ad appannaggio di un commercio senza regole.

A mio avviso sarebbe necessario che le istituzioni, così come i Consorzi di Tutela, chi il vino lo produce, chi si occupa degli aspetti turistici di questa Provincia, iniziassero a interrogarsi e a confrontarsi per sviluppare il turismo legato al vino. E’ necessario che vi sia una maggior tutela degli aspetti paesaggistici, che vi sia un ordinamento e che TUTTI capiscano la necessità di muoversi coesi per un obiettivo comune. Se il Territorio agisce per il vino, agisce per il turismo, agisce per l’ambiente e opera per lo sviluppo di TUTTI.

E’ di assoluta importanza che oasi felici quali la Franciacorta o la Valtènesi (leggi ancora Garda Classico) capiscano di non dover tutelare solo il territorio nel quale operano e dal quale traggono profitto, perché anche il più bel diamante del mondo, se si trova in mezzo alla merda prima o poi affonda.

E’ indispensabile che si cominci a guardare alla politica, scevri da preconcetti di colori o simboli (destra e sinistra non esistono più, esistono gli stupidi e quelli no)ed è fondamentale che la stessa capisca il valore smisurato che il territorio provinciale porta in seno. Lo dico a chi amministra, sindaci dei comuni, funzionari enti privati, enti turisti, al presidente della provincia Molgora, al sindaco di Brescia Paroli e al milione e trecentomila abitanti di questo fantastico territorio. Lo dico a chi ha scelto di fare informazione nel Territorio. Mi piacerebbe vedere un giornalista bresciano con un po’ di passione. Diamoci da fare per non finire come il diamante sopra citato.

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11 risposte a "Il Territorio, il Vino e la Gente Pensante"

  1. Sono cose più che giuste che hai detto Giovanni e sono daccordissimo con te poichè se c’è anche una piccola, piccolissima percentuale di possiblità che il nostro territorio venga rivalutato in tutto il tessuto nazionale e internazionale quella percentuale si deve sfruttare al massimo per far rifiorire questo splendido lembo di terra. Partendo anche da una rivalutazione della Strada dei vini che per ora comprende “solo” la Valtenesi con il Garda Classico, il basso garda con il Lugana e San Martino D/B, ma che non arriva a lambire i territori della bassa Bresciana, Val camonica, Val Trompia, Val Sabbia e infine la Franciacorta; anche se quella fascia di terra si riesce a confermarsi ne territorio italiano con una maggior pubblicità. Una Strada dei Vini che potrebbe attirare dentro se stessa molti locali tra cui Ristoranti, Cantine, Agriturismi, Hotel, Artigiani e negozi nei quali si sviluppo equo e solidale per la nostra provincia con la vendita di Prodotti tipici, e per ultimi anche i frantoi che producono il cosidetto oro giallo del Garda il quale è commercializzato in tutto il mondo. Insomma cercare di fare ripartire un’economia stagnante sopratutto nei mesi invernali sul Nostro Lago di Garda.

  2. giovanni hai perfettamente ragione e da presidente del consorzio tutela vini valcamonica lancio un appello a te e ai miei colleghi, organizziamo una bella tavola rotonda con gli operatori del mondo vitivinicolo bresciano, giochiamo a carte scoperte e decidiamo cosa fare e dove vogliamo andare, ma facciamolo insieme e non come diamanti e merde!

  3. A caldo, vorrei poter tornare sull’argomento con maggior serenità, non posso che condividire quanto hai detto e quanto hai ricavato dal convegno “Brescia del Futuro una Sfida Comune”. Come forse sai non sono nato in questa città ma ci vivo dalla mia infanzia e spesso, negli ultimi anni, ho visto venir meno, sparire, tante piccole realtà che ne costruivano il volto, l’identità. Brescia e la sua provincia sono territorio composito e vario quanto pochi. Ricordo una mia piccola introduzione sul “casoncello”, tenuta nel corso di un’edizione di Aliment, che commentava come dai “caicc” di Breno, dalle generose dimensioni e dalla grossa pasta, si passi alla sfoglia quasi trasparente dei casoncelli della Bassa, già proiettati verso le confinanti province. La stessa vivanda che si trasforma seguendo tradizioni, disponibilità di materie prime, influssi di vicine realtà: viene istintivo il paragone con quel grappolo che più chiuso in una zona matura prima in un’altra, magari diventando spargolo … Ed è lo stesso vitigno, siamo nella stessa provincia! Perchè inseguire mode passeggere inventandoci tradizioni non realistiche quando abbiamo un intero patrimonio di produzioni e tipicità da valorizzare, far conoscere, riscoprire e, non poche volte, salvare dalla scomparsa, dal malaugurato oblio. Grazie per avercelo ricordato.

  4. Capite l’importanza del dialogo?? Direi di si, in quanto trovo i vostri argomenti ottimi spunti di riflessione. Serve dialogo tra persone che hanno capito il valore del Territorio bresciano nella sua interezza. Ogni zona deve poter agire autonomamente, ma “lottando” unita nella salvaguardia dell’intera Provincia.
    @ Enrico: adoro il tuo fervore e il tuo entusiasmo che, miste alla potenzialità della tua terra, formano i motivi per i quali ho scelto di seguire la tua azienda… ma attento, prima di dialogare con qualcuno è necessario che la Vallecamonica si crei un proprio ordinamento territoriale. Cominciamo con quello. Dal canto mio tutta la disponibilità a venire in Valle.

  5. E perchè no? Cominciamo a farci una chiacchierata tra noi produttori, tra i presidenti dei vari Consorzi.
    Se l’unione fa la forza dobbiamo cominciare a dialogare e stabilire un rapporto più diretto tra i vari componenti che rappresentano le varie zone vitivinicole del territorio Bresciano …mi chiedo: ma, -e non vuole certo essere una provocazione- la Franciacorta avrà voglia di fare un gioco di squadra ?
    Se riusciamo a creare un gruppo unito negli intenti la nostra voce potrà avere più peso presso le persone istituzionali sensibili e responsabili, nella valorizzazione di tutto il territorio Bresciano!

  6. Associazione Brescia per Passione, territorio, vino, politica…mi diverte questo tuo modo di metter insieme realtà apparentemente così lontane. Mi piace anche l’idea che l’incontro che ho organizzato l’altra sera ti abbia stimolato un post. Come ho detto lunedì , oggi la città e l’intera provincia sono la somma di percorsi personali (a volte anche molto brillanti), di destini individuali ma è come se si fosse smarrita la visione lucida, la voglia di scommettere sul futuro di cui oggi non si riesce ad avere una visione comune. A questo si aggiunge che non c’è classifica (dal Sole24 a Legambiente, dal CENSIS a tante altre) che non ci abbia visto negli ultimi anni retrocedere. Non c’è da star sereni. E’ una preoccupazione della politica, è una preoccupazione di chi ha a cuore la propria comunità. E’ importante, urgente quindi mettere in contatto le capacità, le intelligenze, i diversi saperi e le sensibilità intorno ad un “ideale di territorio” realmente desiderato e condiviso, per far si che possiamo ritornare a riconoscerci in esso. Questo vuol dire però saper ragionare collettivamente (cosa non facile) sul medio e sul lungo periodo , per poter produrre idee, costruire scenari che si proiettino nel futuro con un significato forte e chiaro. E’ evidente che da amministratore pubblico della città mi piacerebbe che tutto partisse dal capoluogo, una sorta di rete tra i vari territori della provincia con Brescia capace di essere collante e perno delle iniziative. Con il convegno di lunedì abbiamo provato a mettere un altro tassello per un progetto ambizioso come l’Urban Center. Se il modello di riferimento sarà quello di Torino si uscirà dai confini della città per ragionare del vasto territorio bresciano…contando sul coinvolgimento e la partecipazione di tanti.

  7. Quella del territorio è una delle emergenze a cui siamo posti innanzi.
    Lo stupro continuo, seriale e per logiche puramente speculative (peraltro più che miopi già nel breve periodo) della nostra prima ricchezza deve, assolutamente deve terminare.
    Dobbiamo reagire, prima che non sia troppo tardi.

  8. @gp guindani: hai ragione, ma è necessario capire l’importanza della coesione tra gente pensante, scevra da preconcetti politici oggi più che mai ridicoli e grotteschi.
    Continuo a credere negli uomini.

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