Senza parole (4): il Record

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14 risposte a "Senza parole (4): il Record"

  1. Divertente notare che, proprio ieri, il Consorzio nel suo “comunicato stampa” indicava come prezzo medio del Franciacorta la cifra di €19,41 Iva inclusa.

  2. Vorremmo intervenire con alcune considerazioni in merito alla promozione di un nostro vino presentata in fotografia:
    1) Avete menzionato le attuali difficoltà economiche, che purtroppo colpiscono pesantemente anche il settore vinicolo, e che da sole basterebbero a giustificare la questione;
    2) Anche nelle migliori cantine si possono trovare vini di qualità inferiore, causata da fattori talvolta accidentali, che generalmente si “stoccano” al miglior offerente con marchi diversi (cosa che non abbiamo erroneamente fatto);
    3) La durata di un Franciacorta (o champagne) non è purtroppo eterna, soprattutto dopo la sboccatura;
    4) Le strategie della G.D.O. contemplano spesso vendite “sotto costo”;
    Avremmo piacere di approfondire questi argomenti con voi in modo informale e a noi più consono, e saremmo lieti di ospitarvi per farvi assaggiare i nostri vini. Siamo certi troverete motivazioni per scrivere commenti di altro tenore (per noi più gratificanti).
    In attesa di un vostro gradito riscontro vi salutiamo cordialmente.
    http://www.cornaleto.itinfo@cornaleto.ithttp://www.facebook.com/cornaleto

    1. Gentile Cornaleto,
      le rispondo punto per punto.
      1)Certe cose non riuscirebbero a “giustificare la questione” nemmeno se tutti i produttori di Franciacorta vendessero alle stesse cifre alle quali vendete voi. Per il resto, non spetta a me -e me ne vedo bene- giustificare in alcun modo le vostre azioni. Mi sono limitato a renderle pubbliche.
      2)Mi perdoni ma non riesco a capire cosa voglia sostenere in questo punto.
      3)E’ un suo punto di vista che trovo profondamente inesatto quanto farlocco e la invito a degustare alcuni franciacorta che vengono messi in commercio dopo un anno e mezzo dalla sboccatura.
      4) Non ho mai visto la GDO vendere Ca’ del Bosco a 6 euro, per la regola del “sotto costo”.

      1. Gentilissimo signor Arcari,
        il mio invito in cantina volto a chiarire ogni aspetto (e a far conoscere meglio i nostri vini) era proprio per evitare sul nascere possibili equivoci. Cercherò di essere più chiaro:
        1) I nostri prezzi abituali sono allineati con i Franciacorta di fascia medio-alta.
        2) Avevamo in cantina una partita la cui qualità non rientrava nei nostri canoni, sboccata da molto tempo, per la quale abbiamo ricevuto un’offerta che abbiamo ritenuto opportuno accettare.
        3) Concordo che per alcuni prodotti sia necessario un affinamento prolungato dopo la sboccatura (abbiamo Riserve con oltre 12 anni di rifermentazione sui lieviti…).
        4) Purtroppo la nostra realtà, per dimensioni ed immagine, è ben diversa da quella di aziende come la Cà del Bosco, che possono imporre prezzi di vendita, posizionamenti ecc.

  3. Gentile Lancini,
    1) può dimostrare che i suoi vini siano, nei prezzi, “allineati con i Franciacorta di fascia medio-alta”? La prego di NON inviarmi un listino.
    2) se la partita in oggetto “non rientrava nei vostri canoni” perché non l’avete declassato a VSQ? E poi le chiedo di quante bottiglie stiamo parlando, perché non è da ieri che girano questi prezzi in merito ai vostri vini.
    3) va bene..
    4) La maggior parte delle aziende franciacortine non sono Ca’ del Bosco ma a 3,40 in uno scaffale di un supermercato non si sono ancora viste.

    1. Gentilissimo signor Arcari
      ho potuto verificare che questa discussione si trascina da oltre un anno e su un altro indirizzo ho letto che decine di migliaia delle nostre bottiglie sarebbero in offerta dalla “Global Wine & Spirit”, azienda che non conosco, ma non vorrei fomentare ulteriori polemiche…
      La partita, già etichettata e imballata, venduta a quel supermercato era di circa 7.500 bottiglie, l’ultima fornitura del marzo 2012. Sono stato poi interpellato per altre forniture, che ho rifiutato.
      Se vuole indicarmi un recapito dove trasmettere i nominativi di alcuni nostri punti vendita, ai quali rivolgersi per chiedere i nostri prezzi, sarò ben lieto di farlo (non vorrei che la pubblicazione fosse intesa come pubblicità occulta). In alternativa potreste mandare qualcuno in cantina per verificare i prezzi da noi realmente praticati (vendiamo direttamente anche al pubblico).
      Naturalmente posso anche inviarLe listini e condizioni di vendita.

      1. Gentile Lancini,
        come ho chiesto -in maniera meno formale- anche ai suoi colleghi Muratori, è sufficiente la copia di una fattura emessa al supermercato di Prevalle dov’è stata scattata l’immagine sopra riportata. Questo se lei sostiene di aver venduto a cifre ben diverse da quella esposta e se addita la distribuzione come unica colpevole di questa svendita

      2. Le cifre non erano “ben diverse da quelle esposte” e non voglio colpevolizzare la G.D.O. (se ho ritenuto opportuno accettare quelle forniture avevo i miei motivi, che ho cercato di sintetizzare nella mia prima risposta), ma comunque il prezzo è sotto costo.
        Posso mandare copia dell’ultima fattura relativa a tale partita, ed eventualmente anche di altre relative ai nostri Franciacorta “soliti”.
        Mi comunichi se devo inviarle a questo indirizzo o a un recapito fax.

  4. Mi rendo conto che i tempi sono quello che sono ma una cosa mi lascia profondamente perplesso: se io consumatore che – ipotesi – non ho mai, o raramente, bevuto un Franciacorta e di conseguenza non ho parametri di riferimento e confronto, irretito dal prezzo d’acquisto di quella bottiglia e la bevo, potrò pensare che quelle sono le sensazioni che mediamente mi offre e non ripeterò mai più la prova. Che tristezza, e che tristezza questa distribuzione che non ha rispetto alcuno per un prodotto, un metodo, una tradizione. Marginalità, velocità di rotazione, prodotti «civetta» paiono essere i vocaboli prevalenti di un linguaggio che non mi appartiene.

    1. Concordo in pieno Carlos e siamo alla solita questione che lega l’uomo e la sua crescita all’incremento del numero e non al miglioramento dell’esistente. è così in ogni settore e nel vino, dove il tempo dovrebbe avere una valenza maggiore, spesso non c’è consapevolezza, non c’è pazienza né coscienza e invece di crescere ci impoveriamo.

  5. Gentile Lancini,
    la copia della fattura è interessante se lei sostiene la colpa della GDO e non la sua, ma visto che ha dichiarato che così non è, non vedo il motivo di una verifica. Lei ha venduto -per tutti i motivi che vuole- a un prezzo decisamente poco consono al prodotto Franciacorta.

  6. Ciao Giovanni mi inserisco nella discussione dopo aver maturato un discreto senso di colpa nell’averti inviato quella foto.
    Fermo restando che il titolare del supermermercato in questione è “più furbo che bello” e che per anni ha venduto garda classico chiaretto e garda classico groppello di sua produzione (egli ha anche una piccola cantina di imbottigliamento) senza annata , il che comporterebbe- se ci fosse un controllo -l’immediato sequestro del prodotto più qualche migliaio di euro di multa.
    Quando mi sono trovato davanti la bottiglia prezzata 3,40 l’ultimo pensiero che mi è venuto è stato quello di acquistarla, ho subito pensato a un fondo di magazzino.Subito dopo ho pensato di fotografarla e inviartela (anche per avvalorare la mia teoria sulla sovrastima dei franciacorta)
    L’altra considerazione fatta a posteriori è comunque legata al fatto che a casa propria ognuno fa quello che gli pare e vende i propri beni al prezzo che vuole. Abbiamo messo il signor Lancini in una posizione veramente scomoda, da una parte vorrebbe mandarci a quel paese ( e ne avrebbe tutte le ragioni) dall’altro lato spera che nessun suo cliente che gli paga il vino il giusto prezzo legga il tuo blog.
    Poniamo che l’azienda in questione sia in serie difficoltà economiche e di liquidità ( problema comune a molti e del quale non c è nulla da vergognarsi) e che grazie a quella vendita e ad altre ancora il signor Lancini sia riuscito a pagare i contributi e gli stipendi ai suoi dipendenti. Se così fosse elogio al merito, meglio un franciacorta a 3,40 e un famiglia sfamata che un franciacorta a 12 euro (invenduto) e un poveraccio sotto i ponti. E’solo un esempio per arrivare alla conclusione che nessuno è contento a vendere a prezzo di costo o addirittura sottocosto il sudore e la fatica di anni di lavoro e quando lo fa qualche buona ragione deve pur averla.
    Perdona la sintassi e la punteggiatura ma come sai sono uomo da badile, non da penna.
    P. S. permettimi di rimanere anonimo, sono stato io a mandare un controllo di valoritalia al supermercato

    1. Caro Anonimus,
      ti prego di non avere “sensi di colpa” perché nei post precedenti ci sono altre foto a testimoniare la stessa cosa.
      E ora veniamo ai massimi sistemi e per ordine.
      In merito al titolare del supermercato che te devo dì? Mica si può fare un’indagine su una persona solo perché vende vino sottocosto! Era importante capire se tale azione era nata da lui perché aveva dell’invenduto in magazzino, o se l’invenduto era dell’azienda -che a sua volta ha applicato una certa politica commerciale- come ha confermato Lancini.
      La “casa propria” è un concetto ampio e soggetto a molteplici interpretazioni. Nel vino la casa è il territorio. Produci vino in una denominazione e se decidi di accettare certe regole puoi fregiarti di un marchio.
      In Franciacorta fino qualche anno fa quando la domanda era crescente, il prezzo medio corretto e l’offerta appena sufficiente non c’erano problemi di sorta e tutti erano orgogliosi di produrre franciacorta. Poi sono arrivati forti investimenti con urgentissimi tempi di rientro e un conseguente drastico abbassamento dei prezzi per vendere il prima possibile. Penso che la fretta stia al vino come Stevie Wonder alla Formula1.
      Poi altri investimenti per piantare ancora e con cantine che hanno raddoppiato la loro produzione da un anno con l’altro ma senza avere un mercato pronto ad assorbire tante bottiglie. La conseguenza è stata l’inflazione che non ha interessato solo il prezzo ma anche la percezione qualitativa (la qualità percepita) del vino.
      Questo mercato spiccio è quello che certamente ha messo in seria difficoltà molte cantine, alcune (in altri territori) hanno chiuso, molte stanno per saltare e si sono persi posti di lavoro e qualcuno è finito davvero sotto i ponti.
      Poi possiamo ipotizzare tutto e di fronte alla morale “per sfamare la famiglia” e mantenere la vita dell’essere umano tutto, o quasi, diventa lecito e ci mancherebbe, ma si rischia di sgretolare un sistema e di trascinarsi appresso altre famiglie e altri posti di lavoro fino all’affollamento dei ponti.

  7. per ordine:l’indagine al supermercato non si può fare se vende sottocosto, ma se vende prodotti doc (garda ) senza annata è bene che valoritalia (organismo competente di controllo a sua volta controllato dall’ex repressione frodi) dia un’occhiata e una strigliata al supermercato che pratica concorrenza sleale e frode al consumatore ( per tua info quei vini sono venduti poco sopre i 2 euro)
    Per ” a casa propria” intendo dire che il consorzio di tutela del franciacorta pone una serie di regole sulla produzione che tutelano i consumatori e i produttori. Queste regole fanno si che si renda difficile produrre un vino al di sotto di certi prezzi. Il consorzio non può dire a quale prezzo deve essere venduto il vino.l’uva in franciacorta costa 110- 120 euro al quintale, prodursela da se costa molto meno ( se non si è arrampicati sulla collina-se si è ben meccanizzati-se si va al limite superiore del disciplinare) Evidentemente il signor Lancini posto davanti al dilemma se spendere altri soldi in manodopera per sbottigliare, buttare il vetro, rifermentare o vendere il vino sfuso a (0,40 al litro) oppure svendere il prodotto e dimenticarsene il prima possibile a scelto l’opzione due.
    Attenzione non sto giustificando Cornaleto, sto avvalorando la mia teoria secondo la quale quando un’azienda arriva a certi prezzi deve per forza avere un buon motivo per farlo, altrimenti è come il marito che se lo taglia per fare dispetto alla moglie.
    Forse era meglio quando c’era la tanto odiata Agricola Boschi che vuotava le cantine della franciacorta dei surplus produttivi e usciva a prezzi scandalosi ma a marchio proprio.
    Come ti dissi nello stesso supermercato si trovavano scaffalati altri franciacorta con un prezzo massimo di 7.40 euro iva compresa. Buona parte del Franciacorta (ATTENZIONE, PRIMA CH’IO VENGA INSULTATO VOGLIO SOTTOLINEARE CHE ESISTONO OTTIMI PRODOTTI E AZIENDE CHE LAVORANO CON SCIENZA E COSCIENZA)è figlio degli anni 80, chiacchere e distintivo, media vocazionalità e grossi investimenti commerciali. il bagno d’acqua ghiacciata non può che far bene, la franciacorta a bisogno di tornare in campagna .
    Alcune cantine (in altri territori) hanno chiuso. Qualche mese fa sul Giornale di Brescia sono stati pubblicati i bilanci di alcune aziende di franciacorta. Su dieci quattro erano in perdita di almeno il 15% del valore del fatturato ! queste aziende stanno attive grazie ad aumenti di capitale dei proprietari, è un sistema perfettamente legale ma perfettamente dopato.
    Non nascondiamocelo: negli anni passati sono nate aziende sull’onda del : ho un po’ di soldi (anche in nero) compro terreno (e immobilizzo il nero) pianto il vigneto, l’architetto mi fa la cantina,
    produrre costa 3.5 vendo a 12 ,l’investimento è redditizi, fare il vino una puttanata . In più fa anche immagine stappare le proprie bottiglie in vacanza a saint tropez. Tutto ciò a funzionato finchè non si è oltrepassato il limite del numero di bottiglie e sopratutto sono finiti i soldi nelle tasche di gran parte degli italiani ( RI-SOTTOLINEO CHE IN FRANCIACORTA ESISTONO ALTRETTANTE AZIENDE CHE LAVORANO BENE E CON IL SUDORE DELLA FRONTE, FANNO OTTIMI PRODOTTI E SONO SUL MERCATO SENZA AVER RIDOTTO NUMERI E QUALITA’)

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