L’ho cercato ovunque senza mai trovarlo o meglio, senza trovarlo a prezzi non esorbitanti. Poi, grazie alla più storica libreria bresciana Serra Tarantola e alla sua entusiasta regista Roberta, che è riuscita a reperirmi una copia della ristampa dell’82, è finalmente nelle mie mani.
Un splendido manifesto alla logica del “non prendersi troppo sul serio” -o almeno non sempre- e al valore della fantasia quale straordinario strumento della più pura lussuria.
Ne riporto la prefazione di Tognazzi e lascio, a chi avrà la fortuna di averne uno per le mani, quella di Maurizio Costanzo e le ricette.
Dalla parte di Ugo
Intanto, una spiegazione perché il lettore non sia indotto dal titolo a credere che, preso da un raptus di sadismo, io abbia scritto una specie di “manuale del perfetto voltastomaco” ed eviti per tanto di pensare alle disastrose conseguenze di un pranzo o di una cena fatti seguendo le mie ricette.
Rigettario, e non ricettario, unicamente perché i miei menù sono ispirati a quella che io chiamo la “filosofia del rigetto”: rifiuto cioè di tutto ciò che, in gastronomia e nell’arte culinaria -con tutto il rispetto per i Grandi Esperti, i Venerati Soloni- è convenzionale, prestabilito, codificato.
Troverete in questo libro menù pantagruelici, trimalcioneschi, francescani, campagnoli. Addirittura menù squinternati: tre minestre e quattro secondi, il pesce dopo la carne, sfilze di antipasti da “nonmangiarepiùnientedopo”. Piatti regionali mescolati a piatti esotici, molte verdure e poca carne, molta carne e poco contorno. Piatti delicati che finiscono con il castagnaccio. Per non parlare dei vini. Vino ricorrente è “la Tognazza” e cioè il vino bianco della mia vigna. E’ il vino fidato della “casa”. Per il resto i vini se li scelgono i miei ospiti andando in cantina. In carri casi ho aggiunto ai menù i vini che già avevano bevuto.
L’abbinamento di certi vini con determinati cibi farà urlare di raccapriccio il Veronelli: urli pure. Rigetto anche lui.
Come rigetto i dietologhi e i dietisti. Chi fa dieta per dimagrire mi fa tanto pensare alla gioia liberatrice di chi si toglie un paio di scarpe strette dopo averle portate, solo per ragioni estetiche, un’intera giornata. Durante la dieta, chi la fa, ha un solo pensiero fisso: il giorno in cui potrà ricominciare a mangiare ciò che vuole e quanto vuole.
Indubbiamente, in questo libro l’invito a mangiare e a mangiare bene c’è, come c’è lo stimolo alla golosità; ma siccome nessuno è mai riuscito a imporre a un altro determinate cose, non mi si rimproveri di aver presentato dei piatti un po’ pesantucci. Le persone che io generalmente invito sono tutte maggiorenni e non si fanno scrupolo, proprio per quella “filosofia del rigetto” di cui ho parlato, di rifiutare questo o quel piatto oppure l’intero menù, perché “rigettario” vuole anche dire rigetto del pregiudizio secondo il quale “il padrone di casa si offende se non si mangia”.