Lugana: un’identità di successo

Ben organizzata e di sicuro effetto la serata orchestrata dal Consorzio per la  tutela del Lugana in collaborazione con il Gambero Rosso in quel di Sirmione. Una giornata segnata da un forte vento e da minacciosi nuvoloni, che però non hanno spaventato la gente accorsa in buon numero all’evento. Palazzo Callas nel centro della cittadina lacustre è un bellissimo edificio adatto ad una manifestazione simile, ma con un numero maggiore di produttori presenti credo sarebbe stato un problema, in quanto lo spazio a disposizione era davvero al limite.

Lugana logo

Un territorio oggi ben identificabile che conta circa 850 ettari, con una produzione che supera i 7 milioni di bottiglie, e con l’obiettivo di arrivare presto a 1000 ettari vitati. Bella presenza di pubblico, ho detto, e ottima partecipazione di vini di annate “vecchie” come il lugana S. Cristina 1996 di Zenato, il ’98 di San Giovanni, il Ca’ Maiol ’96 di Provenza, il Brolettino ’97 di Ca’ dei Frati e ancora il Vigna Silvia ’99 della simpatica Ambra Tiraboschi di Ca’ Lojera. Tra le novità voglio segnalare che mi son piaciute particolarmente il lugana Ella ‘08 dell’azienda agricola Ancilla  guidata da Luisella Benedetti, il Feliciana ’08 della Feliciana e il Mandolara ’08 di Valerio Zenato. Al di la delle mie personali preferenze, devo dire di essere felice della crescita qualitativa di tutto il territorio, non che di quella identificabilità territoriale riscontrabile in un’altissima percentuale di vini degustati. Alcuni produttori usano “tagliare” la loro Turbiana con qualche vitigno che probabilmente considerano essere migliorativo, (cosa per altro permessa dal disciplinare, con vitigni non aromatici, in percentuale non superiore al 15%) ma ho notato come in moltissimi casi ci sia l’orgoglio di affermare l’utilizzo del vitigno autoctono al 100%. Scelta che approvo pienamente. Nella sala sovrastante è stato proiettato il film che lo stesso consorzio ha realizzato con il Gambero Rosso, rappresentato da Marco Sabellico, nel quale si notavano scorci di lago, di vigne ed interviste ai produttori. Solo una cosa non mi è stata chiara, (probabilmente ho interpretato male io (?) ) relativa all’intervento del presidente Francesco Montresor, il quale ha dichiarato che la Lugana non è fatta di individualismi, ma bensì è un insieme che si presenta coeso. Assolutamente d’accordo sulla coesione, ma credo che un territorio sia fatto da tanti individualismi che hanno come obiettivo comune quello di rappresentare il territorio. Le piccole diversità ben regolamentate, come per esempio da un disciplinare ferreo, fanno sistema consapevoli del valore del territorio che deve essere individualizzabile dal consumatore, in tutte le bottiglie riportanti la scritta Lugana in etichetta. Gli individualismi sono importanti, anzi,  sono il valore aggiunto di un vino e di un territorio contro l’omologazione dei mercati e mi pare che in Lugana ne esistano diversi. Ma ripeto che forse, ho interpretato male io il pensiero di Montresor che comunque può replicare qui. In ogni caso complimenti a questi uomini e donne che hanno saputo fare grande un così piccolo territorio. Bravi!

P.S. Per Carlo: non si potrebbe mettere sul sito un riferimento mail in bella evidenza?

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6 risposte a "Lugana: un’identità di successo"

  1. Ciao Giovanni, ormai leggo quotidianamente il tuo interessantissimo blog: vi sono degli spunti di riflessione molto intelligenti e dei commenti molti fini.
    Per quanto riguarda questo post penso che il Lugana sia veramente la testimonianza di quanto un territorio coeso possa risultare la carta vincente per affrontare le nuove tematiche legate al vino.
    Quando si parla di vini di successo si pensa sempre alle grandi cantine, ai territori famosi, ai grandi mercati della distribuzione.
    Il Lugana, e mi piacerebbe conoscere anche il tuo punto di vista, ha saputo dimensionare il mercato alle proprie capacità produttive, si è posizionato in una nicchia molto solida in cui il wine lover esperto acquista, confronta, valuta, giudica ma soprattutto si affeziona alle cantine di un territorio e non ne resta deluso, dati gli standard qualitativi anche tra le diverse annate.
    Le stesse cantine da te citate, San Giovanni, Cà dei Frati, Cà Lojera, Santa Cristina, Provenza, riescono ad esprimere diversamente il vitigno senza per denaturarne le peculiarità. Anzi.

    Mi è capitato anche di giudicare negativamente un Lugana, di una cantina grande che si è professata in questi due anni come “la cantina proiettata verso il futuro” e su cui molti si riempiono la bocca di parole.

    Tranne questa spiacevole esperienza degustativa mi sembra che il livello qualitativo dei lugana sia stato -assaggiandoli al vinitaly- relativamente alto e nel complesso soddisfacente.

    complimenti ancora per il blog

    Davide

  2. Grazie per i bellissimi complimenti Davide!
    La lugana ha saputo fare quello che molti non hanno ancora capito, ovvero crearsi un mercato. Esistono due modi di fare marketing: uno è quello di seguire il mercato, quindi la richiesta, producendo ciò che detta la stessa. L’altro è quello di creare una richiesta con una comunicazione veritiera e con una massa critica di prodotto, anche se relativamente piccola come nel caso della Lugana, che abbia nelle sue individualità delle caratteristiche riconoscibili in ognuna di esse. E’ un territorio che non si è mai vantato di poter assomigliare ad altri, come per esempio qualche fenomeno comunica ancora riferendosi alla Franciacorta come antagonista della Champagne, o come fanno altri che raccontano che il loro territorio è accumunabile alla Borgogna o a Bordeaux per una serie di aspetti, frutto della loro fervida immaginazione. Non esisterà mai identità per chi utilizzerà questi mezzucci e di conseguenza non vi sarà mai un mercato esclusivo per le produzioni di questi territori. I produttori di lugana sono stati davvero bravi.

    1. Il mondo è davvero piccolo … Tu sai Giovanni che per me lo scrivere, e lo scrivere di vino e cibo in particolare, è passione allo stato puro, pressochè svincolata, per scelta e obbligo al contempo, dalla vile pecunia (digrignare di denti e spasmi muscolari in sottofondo). Così il mio “vero” lavoro, quello che mi permette di dedicare tempo e risorse al piacere, mi ha condotto lunedì 25 maggio alla Felicianaper piacevoli ragioni che sarebbe troppo lungo riportare. Così, complici conoscenze, ho assaggiato pressochè l’intera produzione vinicola di questo atipico agriturismo, dico atipico perchè alcune volte pollo di batteria e poco appetibili salamine accompagnate da vino sfuso a temperature da sauna costituiscono l’imperante proposta, tranne il Lugana base. La piacevolezza del luogo, alcune interessanti proposte, c’è voglia di fare quantomeno, e la “dimenticanza” mi obbligano a ritornarci … Che ne dici di una visita congiunta?

  3. Molto volentieri Carlos! Causa un sacco di impegni, non so darti una data precisa, ma si può fare. E poi la cultura del rugby alberga nei due fratelli Sbruzzi, quindi se promettiamo non possiamo tirarci indietro.

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