Pétard Blanc 2011: una sorpresa inaspettata

Tralascio cose tipo lieviti, fermentazioni, temperature, filtraggio, solforosa e i naturalismi, per non entrare nella spirale del “giudizio al genere”. Ergo: me ne sbatto dei racconti inappurabili e mi lascio guidare dai sensi, dalle impressioni, da un suolo e da un clima certamente unici (in bene e/o in male). E poi, ogni volta che mangio una bistecca mica voglio sapere il nome della mucca e quanto il macellaio l’abbia amata per giustificarne il costo o per farmi capire quanto possa essere buona. Mi arrangio.

Non pensavo neppure che si producesse vino, in Texas, e invece mi sono trovato dinanzi a qualcosa di curioso e gradevole, quanto unico.

Il vino si chiama Pétard Blanc della cantina Cruz de Comal ed è realizzato con un’uva che si chiama Blanc Du Bois, un incrocio genetico tra il moscato e un’uva da tavola nato nel ’68 in Florida per evitare che la vite si ammalasse della malattia di Pierce, tipica negli stati dell’America del sud ovest dove, con l’umidità, prolifera.

Il problema maggiore delle vendemmie in Texas è il crollo vertiginoso delle acidità, dovuto a maturazioni molto corte e rapide (?) a causa di un caldo atroce già nel mese di maggio.

Considerate che si vendemmia a fine giugno-primi di luglio, o almeno quest’anno sarà così.

Tanto agrume al naso e ancora ananas, quasi pungente per la freschezza, gradevole anche se non perfettamente pulito (e qui mi domando perché non filtrare se questo vorrebbe dire maggior esplosione dei profumi ed espressività, nelle varianti che ricordano la frutta già marcatamente presente…). In bocca ancora agrume, polpa e un’acidità di tutto rispetto a sostenere qualche grammo di zucchero residuo. Il vino si è rivelato goloso, assolutamente unico e nuovo al mio palato. Una bottiglia certamente da provare ma, come scrive Jeremy Parzen, non precisamente economica a 40$ a bottiglia in cantina. 


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