Amarcord, in un Primo Maggio di sole.

Prendete un primo maggio di sole, aggiungete amici che non vedete da quindici anni e che si presentano con prole in procinto di scuola media (e non come me, in compagnia dello stesso giubbino di pelle di quando li frequentavo), un fuoco, una griglia, della carne che cuoce e del vino. Una giornata perfetta.

È trascorso così il mio ultimo sabato, cominciato con l’entusiasmo per la Vespa, subito smorzato da un problema tecnico che mi ha obbligato alla più banale “automobile”, e continuato in quelli che io considero due luoghi simbolo di un virtuoso comune alle porte della città, Rezzato, nel cuore della produzione del Botticino. In prima battuta il tempio dedicato a Bacco, che sovrasta la maestosa Villa Fenaroli. Poche curve prima di giungere nel “piazzale” antistante al Convento Francescano(convento dei Frati Minori), sul colle di San Pietro, o più comunemente chiamato “Monte di Bacco”. Perdesi tra chiacchiere leggere fatte di ricordi e di racconti con chi, nel tempo ha cambiato radicalmente la propria vita a favore di un’evoluzione continua della “specie2, è una delle cose che non mi perderei per nulla al mondo. Si, perché queste persone hanno saputo mantenere l’entusiasmo e la goliardia di un tempo, senza perdere pezzi per strada e senza “sedersi” avvolti dalla monotonia alla quale la vita, a volte, ci obbliga.

Poi tra loro ho scoperto nuove passioni, per esempio quando si è stappata una felicissima bottiglia di Granato 2006 di Elisabetta Foradori. Una scelta mai “cafona” per un vino che adoro da sempre. Snello, e perfettamente uniforme al palato, capace di protrarsi nel gusto con assoluta golosità. Profondo, nell’acidità ben definita a richiamo di altra carne, in grado di fondersi con essa senza mai prevaricarne il sapore. Una bottiglia perfetta, consumata prima della mia dipartita per un’altra località montana del comune rezzatese, “sotto nuvole”.

Oltre la Valle di Virle, salendo per una strada impervia e sterrata, si giunge sopra “il tetto del mondo” de noartri. Ettari di prato che fanno da contorno a una cascina/ un ex convento, totalmente in pietra, restaurato da qualche anno dalla famiglia Guarisco. Un luogo straordinario, a 510 metri di altitudine, dal quale si può osservare buona parte del Lago di Garda. Niente acqua, niente energia elettrica, ma un fuoco acceso dalla mattina, dinanzi al quale non ho saputo rinunciare a una salamina accompagnata da un paio di birre.

Evoluzione, involuzione e staticità sono state le colonne portanti dei miei pensieri del sabato, fatti di “deja vue” per i luoghi e per le persone. Persone che conoscono e che apprezzano la natura dei luoghi nei quali sono cresciuti, zone che oggi più che mai devono essere tutelate e la loro storia comunicata non solo per l’importante aspetto naturalistico, ma perché depositaria dei ricordi importanti di una vita.

Un grazie di cuore a tutti quanti, per il cibo, ma soprattutto per l’affetto sempre immutato nel tempo.


3 risposte a "Amarcord, in un Primo Maggio di sole."

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