The Floating Piers… last minute!

Il testo che segue non è farina del mio sacco. Per una serie di motivi, tra i quali il lavoro e uno stupendo viaggio in Istria, che seppur qualcuno possa dire il contrario, sempre lavoro era e del quale scriverò presto, la mia tanto agognata passeggiata sul Floating Piers di Christo è saltata. Mi mangerò le mani per il resto della mia vita ma non posso farci nulla. Non posso far altro che essere soddisfatta nell’aver quantomeno consigliato qualche ristorante dove magiare o bere un calice di Franciacorta e nel segnalarvi questo sito, dove sono state radunate, grazie all’hashtag #tuttisulponte, tutte le immagini scattate dai “passeggiatori” e pubblicate sui principali social network, Instagram in primis e grazie al quale si è potuto, e si potrà, godere dell’opera.

Lascio spazio quindi alla narrazione dell’esperienza Floating Piers, fatta ieri, 3 luglio, ultimo giorno dell’istallazione… proprio last minute! Da oggi si smonta tutto e si ritorna, per noi franciacortini e abitanti del Lago, alla normalità, sperando che oltre alla passeggiata color dalia, sia rimasto nel cuore e nella memoria (dell’oltre il milione di visitatori di cui si parla) anche parte del nostro Lago d’Iseo e del nostro splendido, sconosciuto ai più, territorio.

P.s. Ci sono stati pure loro!

floating piers 2

Come poteva un abitante del Sebino rinunciare alla visita del più importante evento che il Lago d’Iseo abbia mai ospitato negli ultimi lustri? Il calendario non da alternative: oggi domenica 3 Luglio è l’ultimo giorno dell’esposizione di Christo, la passerella galleggiante che dalle sponde di Sulzano collega Montisola ed io non posso esimermi dal parteciparvi. Così dopo la delusione dell’Europeo mi sveglio senza apparenti ripercussioni psicofisiche e ad un orario normale mi sposto in direzione del Floating Piers aggirando però l’ingorgo di Sulzano. Parcheggio l’auto a Marone presso un ristorante che ha convertito in questi giorni l’area antistante. Mi incammino per circa mezz’ora verso il molo di Sale Marasino e aspettando un po’ mi imbarco con il traghetto verso Carzano. Da qui mi separano solo 3 km per l’inizio dell’atteso camminamento.

Finalmente sono giunto alla meta. Una folla imponente e variegata mi accoglie ed io non mi faccio pregare. Decido di sperimentare le passerelle che cingono l’isolotto di San Paolo e per questo mi dirigo subito in quella direzione calpestando a passi veloci, quando la massa lo consente, il panno giallo della terraferma. E’ immediatamente chiaro che la passeggiata è particolare: il cromatismo aiuta e nonostante Montisola sia fantastica di per se si capisce di far parte di una cosa unica nonostante le previsioni diano un affluenza finale di più di 1 milione di visitatori. E poco importa se qua e là si vedono cartacce o cestini ricolmi di lattine e panche da sagre sotto tende fumanti affiancate a ristoranti con tavolati ordinati alternati a loro volta da banchetti improvvisati. E’ o non è una festa? Ben venga allora ogni forma di ristoro per qualsiasi esigenza. Devo sottolineare che con sorpresa ho apprezzato l’onestà degli esercenti di un banchetto bibite e gelati che hanno voluto un onestissimo euro per una bottiglietta d’acqua scontrino incluso!

floating piers 1

L’atmosfera si è rivelata coerente con l’inizio del percorso cioè serena e festosa e i passeggiatori hanno contribuito con una componente cosmopolita e cosmogenere. Ho potuto osservare famiglie numerose con passeggini al seguito, gruppi di viaggi organizzati con capo fila e bandierina inclusi, coppie giovani e meno giovani, amici, solitari e solitarie, diversamente abili accompagnati in carrozzina, nonni con nipoti, e tutti quanti sereni. Sì, questo mi ha colpito fin da quando ho compiuto il primo passo sulla passerella; non so se la calma delle acque del lago o il movimento del camminamento o la gentilezza del personale di servizio abbiamo contribuito più di altro ma non ho avvertito nonostante la ressa nessun momento di tensione o nervosismo. La larghezza della passerella ha agevolato questa piacevole esperienza e la consapevolezza di una appartenenza comune e contingente all’evento, nonostante l’idioma non fosse il medesimo, penso lo stesso. Dopo pochi metri non ho resistito dal togliermi le scarpe ed ho proseguito a piedi nudi. La sensazione è stata piacevole: sentivo più chiaramente la forma del materiale sottostante al tessuto e la camminata è diventata anche più sicura, più stabile contrariamente a qualche principio di scivolamento sulla suola delle scarpe sportive. Tutto il percorso è stato compiuto quindi a piedi scalzi. Lo sguardo girovagava a comprendere meglio la stranezza di quell’opera e due cose mi hanno colpito più di altre: la geometria lineare del molo inserita nella forma naturale e più rotonda del lago ed il contrasto cromatico del giallo cangiante del tessuto con il blu scuro dell’acqua.

Il periplo dell’isolotto di San Paolo è stato sicuramente il tratto del percorso che più mi ha rassenerato. La larghezza in questo punto è maggiore ed invita ad una sosta. Molte persone, compreso il sottoscritto, hanno approfittato della situazione di maggior vivibilità e si sono fermate sedute o sdraiate, a conversare o a riflettere, a prendere il sole o l’ombra sotto le mura della villa, ad abbracciarsi o a fotografare con più calma. Altra nota positiva la presenza continua di personale addetto al controllo e alle emergenze, discreto ma rassicurante: addetti dell’organizzazione, vigili del fuoco sui gommoni, carabinieri in motoscafo, sommozzatori, carabinieri e polizia locale.

Alcune riflessioni su questa opera:

  • Si può essere sostenitori o detrattori del Floating Piers ma che questo abbia avuto un riconoscimento partecipativo importante e internazionale è fuori discussione
  • Partecipare a questa opera lo si può fare con diversa consapevolezza e/o a più livelli di percezione: anche le modalità di fruizione fanno parte esse stesse dell’evento. La mia personale esperienza è di una camminata onirica e tattile se rifletto in maniera attenta oppure di una serena e piacevole passeggiata sul Lago tanta è la semplicità della cosa
  • E’ senza dubbio un opera inclusiva il cui significato non deve essere per forza evidenziato ma un aspetto è fondamentale: la realizzazione è tanto complessa e ardua quanto facile e semplice la sua fruizione
  • La forma e l’oggetto non vengono percepiti nella loro interezza e compiutezza mentre sono utilizzati ma solo se osservati a notevole distanza o dall’alto
  • E’ stato bello parteciparvi e sentirsi uno tra i tanti che un giorno potranno dire la fatidica frase “io c’ero!”

F.S.

 

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