Sono tornata pochi giorni fa da un bellissimo viaggio in Istria che si è svolto nella parte croata della penisola. Oltre a visitare luoghi incantevoli, godere della vista del mare trasparente e avventurarmi in attività un pochino spericolate (ve ne parlerò prossimamente) mi sono dedicata, insieme ai miei simpaticissimi compagni di viaggio, alla gastronomia e ai vini, questi ultimi degustati in cantina o a tavola, godendo dei piacevoli momenti conviviali che non sono di certo mancati.
In Istria, sia nella parte croata sia in quella slovena ci sono molte cantine. D’altro canto, la tradizione vitivinicola, come testimoniano i reperti archeologici – ora in bella mostra nei musei o nei siti culturali da visitare – risale all’antichità. Noi stessi siamo rimasti affascinati dai torchi per la pressatura delle uve e dalle anfore da vino accatastate nei sotterranei della città di Pola, capoluogo storico della penisola istriana dove senza alcuno sforzo si è catapultati in un’epoca lontana, quella romana. Visitare la città, costruita su sette colli proprio come Roma, significa entrare nell’anfiteatro dove i gladiatori combattevano le fiere, oltrepassare porte e archi trionfali riccamente decorati, assistere a spettacoli in antichi teatri, oltre che percorrere l’insolito impianto della città che si dipana come una ragnatela da ciascun colle.
Le uve tradizionalmente coltivate nella regione sono Malvasia istriana, Terrano (Refosco) e Moscato, anche se non mancano varietà internazionali come il Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e altro ancora. Ho assaggiato diverse bottiglie di questi vini ma naturalmente, da bolledipendente quale sono, inizio il mio racconto dedicato all’Istria con i metodo classico che ho assaggiato durante questo viaggio perché alla fine ho notato che tutti amano iniziare sia pranzo che cena con un un calice di bolle!
L’azienda Veralda si trova a Verteneglio (il nome della città in croato è per me quasi impronunciabile ed è Brtongla), nella parte nord ed interna della penisola, tra Umago e Cittanova, località invece che si trovano sulla costa. Questo metodo classico è prodotto con uve di Terrano al 100%, varietà che si manifesta con una grandissima acidità, talvolta troppa per i miei gusti (anche nelle versioni ferme e in rosso). Non in questo caso comunque dove ci trova a bere un gradevole calice nel quale questa caratteristica ben si mixa con profumo e corpo piacevoli. Un vino adattissimo per iniziare un pasto, magari a a base di pesce, come abbiamo fatto noi, davanti allo spettacolo del mare, visto attraverso le ampie finestre del ristorante Blu a Rovigno.
Altra tavola, altra bolla. Nella super soddisfacente cena al ristorante Stari Podrum a Momiamo (merita un post dedicato quindi ora non mi dilungo) abbiamo assaggiato questo metodo classico certificato bio creato da un assemblaggio di Malvasia, Pinot Bianco e Chardonnay. Le note tipiche dell’affinamento sui lieviti sono più intense ma non mi hanno turbato come talvolta avviene se il troppo stroppia. Mi è piaciuto (e a me basta).
In occasione della cena al ristorante San Rocco ci siamo fatti una vera e propria coccola a base di bolle avendo praticamente assaggiato tutti i metodo classico dell’azienda Misal. Non li descrivo tutti, tengo a segnalare questi per due ragioni diverse.
Parto dal Misal Brut Noir che mi ha colpito praticamente per tutto. Un vino per me insolito per diversi motivi a partire dal colore. Un vero e proprio spumante nero, cupo e pieno da vino rosso. Un profumo marcato di frutta rossa ma con una forte nota acidula già al naso che anticipa l’acidità che verrà poi in bocca. E a questo punto tannino. Probabilmente uno dei vini più particolari che abbia assaggiato, un po’ lontano da quel che piace a me ma è stato curioso! Ps. è fatto con un blend di Borgonja (Gamay), Terrano e Hrvatica (che altro non è che un sinonimo della Croatina).
Da un opposto all’altro e di bicchieri, in questo caso, ne ho bevuti più di uno. Molto nelle mie corde questo Misal Blanc de Noir, fatto con Pinot Nero 100%. Fresco, assolutamente non pesante, con una acidità estremamente piacevole. Questa azienda con sede a Visignano, sempre Istria croata, produce moltissime tipologie di metodo classico, non sono riuscita ad assaggiarle tutte ma mi sono portata a casa qualcosina per successivi approfondimenti.
E Movia? Una piccola intrusione perché si parla di Slovenia in questo caso, ma grazie alla vicinanza geografica abbiamo avuto occasione di assaggiarlo. Beh, di certo tra i vini menzionati in questo spazio è il più conosciuto e di più più facile reperimento anche in Italia (si trova in parecchi ristoranti ed enoteche). L’avevo già assaggiato ma è stata la prima volta che l’ho sboccato personalmente. Essì perché gli spumanti metodo classico di questa azienda slovena di Dobrovo sono venduti a testa in giù, ancora con i lieviti all’interno della bottiglia, o meglio, se si è riusciti a non shekerarla troppo, nel collo della stessa pronti per essere eliminati con una sboccatura al volo, se si vuole bere il vino limpido. Tutto molto divertente, tutto molto particolare. Il sorso – di certo per via del lungo passaggio in legno (si parla di 4 anni mica di noccioline), dell’affinamento sui lieviti oltremodo prolungato e per via della vendemmia tardiva – si allontana molto dallo stile di bolla che piace a me ma so per certo che gli estimatori di questa azienda e di questo genere di vini sono moltissimi.
Ringrazio però Luca Golix Golinelli, fotografo e fumettista, per quest’ultima fotografia che anche un occhio inesperto riconosce come molto bella e professionale.