Storie di trapa #4 (Triste, solitario y final)

Si è conclusa purtroppo in maniera amara la poco interessante vicenda maturativa della trapa di chardonnay che abita nell’orto dietro casa.

Di ritorno dalle meritate ferie, mi sono precipitato nell’orticello per verificare a che punto fosse la maturazione dei sette-otto grappolini che la pianta era riuscita a portare avanti e – orrore! – ho trovato la situazione descritta dalle foto. I grappoli sono stati tutti completamente e scientificamente spennati, fatto salvo per qualche acino già danneggiato.

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Che sia opera di qualche vicino invidioso, l’attacco di un coniglio mannaro o le beccate di condor urbani ormai poco importa; il mio sogno di produrre un a bottiglia di vino condominiale è miseramente e misteriosamente svanito.

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Rimane molto concreta invece l’uva sui tralci franciacortini. Il via ufficiale alla vendemmia 2015 è stato dato (non con qualche perplessità) durante la prima settimana di agosto, e ha  riguardato principalmente i vigneti situati a sud del Montorfano. Il “grosso” della raccolta è però in corso da alcuni giorni: qualcuno ha già finito, qualcuno è a metà strada, qualcuno non ha ancora iniziato; quest’ultimo è il mio caso, tra un paio di giorni si comincerà a ballare ed allora avrò bisogno dei migliori auguri.
L’annata in corso ad alcuni ricorda il 2003, ad altri il 2007; io non so esprimere un giudizio, all’epoca le mie preoccupazioni erano elaborare il motorino e passare la maturità.

Certamente si verificherà un fisiologico calo delle rese rispetto allo scorso anno (a meno di non avere irrigato in maniera massiccia), si avranno contenuti zuccherini elevati e acidità in calo. Ad una prima occhiata potrebbero non essere le premesse migliori per le basi Franciacorta, ma secondo me il 2015 può portare alla produzione di vini più solari, più godibili, più “in carne” rispetto al solito rigore acidino e verdeggiante che caratterizza un po’ il trend della zona negli ultimi tempi.

Lavorando con il metodo SoloUva ci si presenteranno davanti sicuramente delle belle sfide (come ad esempio il giusto equilibrio tra resa di pressatura e mantenimento del corretto profilo acidico) ma anche delle grandi opportunità da cogliere per poter esprimere al meglio le caratteristiche del Franciacorta fatto solo con lo zucchero dell’uva.                Le potenzialità ci sono tutte, basta solo avere pazienza, sangue freddo e perché no, la giusta dose di fortuna.

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