In viaggio con papà

Uno dei traumi vissuti da chi come me era un bambino negli anni ’80 e si faceva le vacanze in agosto sulle coste italiane, è stato certamente il sistema delle “partenze intelligenti”. I due giorni precedenti al viaggio erano dedicati alla preparazione dell’esodo. Mamma lavava e stirava qualsiasi cosa e riempiva valige morbide mentre mio padre verificava la meccanica del mezzo. Poi in fila indiana, tutti con in mano qualcosa, si scendeva in garage e si depositavano a terra i bagagli in attesa che mio padre iniziasse il tetris d’incastri necessario perché, una giusta distribuzione dei pesi significava un viaggio confortevole a bordo della nostra Ritmo 60cl di color beige che riusciva pure a trainare un carrello. Sembrava più una fuga da Absolom che una vacanza, ma comunque durava tutto il mese e quindi il carico era quasi giustificato.Alberto Sordi, Carlo Verdone, Roma

Gli aspetti basilari della partenza intelligente erano sostanzialmente due. Al primo posto il fattore temperature, perché nessuno voleva trovarsi in coda per ore tra Rimini e Gabicce sotto il sole delle 12. Poi il fattore sorpresa “chi vuoi che parta alle 2e30 del mattino?” e puntualmente passavamo ore rapiti dall’alba tra Rimini e Gabicce. Fermi.

Io e mia sorella, che ogni anno ci dicevamo “oh, svegli fino alla partenza!” solo perché il trauma di essere svegliati quando il sonno è nel suo momento migliore non lo sopportavamo, abbiamo sempre fallito. Mio padre arrivava e con voce dapprima pacata e poi sempre più ferma diceva solo una parola per ribaltarmi dal letto: “Giovanni”.

Da quel momento ricordo solo le scale di casa scese con movimento ondulatorio, poi il buio e infine il risveglio in macchina con i baffi di mio padre nello specchietto retrovisore a controllare la situazione.fiat_ritmo_60_cl_

Queste cose ti segnano e allora quando arrivi a quarant’anni e hai la possibilità di fargliela pagare, non puoi farti sfuggire l’occasione. Lui non ha mai preso un aereo ed è arrivato il momento che lo faccia. Sabato mattina (molto presto) partiremo alla volta di Malpensa per poi imbarcarci e arrivare a New York, dove ieri c’era un bel -18 giusto perché si dice inverno. Dopo tre giorni nella grande mela voleremo nella mite San Francisco e per un paio di mattine ammireremo insieme le ragazze che corrono nella baia. Poi ci sposteremo ancora a nord, a Seattle, per altri due giorni prima di rincasare. Il tutto rigorosamente con bagaglio a mano.

Dieci giorni, due manciate di aerei e un viaggio con papà che manca dal 1989 e tornerà ancora più viva e presente la nostalgia di starmene ancora con il culo su quella Ritmo, a gustarmi l’alba in coda sull’adriatica, litigando con mia sorella solo per farmela passare.

ps: Mamma ci tiene che io sottolinei il fatto che lei non viene perché ha paura dell’aereo e non perché non l’abbia invitata “che altrimenti sembra che tu mi voglia meno bene” 😀

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3 risposte a "In viaggio con papà"

  1. Bello! Mi hai ricordato di quando noi, che abitavamo a 10 km dal mare, si faceva la nostra vacanza: da pendolari. La mattina sveglia presto, la mamma ci preparava un sacchetto con le pesche, poi mio padre tirava fuori la Vespa (150 Sprint Veloce blu scuro) e ci mettevamo ai nostri posti: io davanti, su un minuscolo seggiolino incassato contro la ruota di scorta, mio padre al centro, mia sorella dietro. La mamma non veniva perché diceva che il mare di luglio le faceva male alle varicose. E si partiva verso il Lido. Una volta su due, fermata obbligata al passaggio a livello, giocando a indovinare da dove sarebbe arrivato il treno. Poi mare, bagno, merenda (le pesche di solito arrivavano ammaccatissime), e poi all’una a casa.
    Ancora oggi, il profumo di quelle pesche non son riuscito a risentirlo.

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