Nonostante lo sforzo, che ci ha costretti a un’attenta selezione delle uve con una conseguente riduzione media del 30% (con punte del 60 in alcuni vigneti), le basi non ci sono piaciute come negli anni precedenti. Non mi riferisco a dati tecnici, quelli sono impeccabili, parlo piuttosto di diversificazione tra una vigna e l’altra che il clima ha reso difficilmente percettibile.
Dal momento che non è nostra intenzione utilizzare vini di annate differenti nelle cuvèe, abbiamo deciso di ridurre ai minimi termini la produzione di ogni singola azienda. Il rischio era quello di trovarci con millesimati che non avrebbero meritato di esserlo rispetto a quelli di annate precedenti e così, per l’annata 2014, abbiamo scelto di migliorare i vini “base”, utilizzando in taglio prevalentemente le primissime spremiture un tempo dedicate per i vini più importanti.
Da Camossi abbiamo stabilito quattro tagli; brut, extra brut, extra brut rosè e satèn e rinunciato a portare pinot nero in bianco. Da Arici produrremo esclusivamente il dosaggio zero e il dosaggio zero rosè. Da Arcari e Danesi esclusivamente dosaggio zero e pochissime bottiglie di un altro vino (del quale decideremo la destinazione in futuro) e niente riserva T. SoloUva produce un unico vino e con l’acquisizione di un ulteriore vigneto, siamo riusciti a limitare i danni. Il pinot nero è stato ostico e le due interpretazioni in rosa di Arici e Camossi saranno a numero molto ridotto.
Buona parte di quello che abbiamo perso in vigna è stato dovuto alla volontà di portare le uve a piena maturazione e poi all’oidio. Un poco di botrite è apparsa invece sul pinot nero, ma solo l’ultima settimana prima della raccolta e questo ha limitato i danni.
Un’annata da ricordare? Certamente si, poi ognuno scelga per cosa.
Ci accontenteremo di gran vini “base”.
Sarebbe bello che qualche azienda in conversione bio esprimesse con onestà l’esito dell’annata. E il numero di trattamenti eseguiti. Onestamente.