L’aria è fresca a Santa Cruz, è un’altra California questa che si colora di verde acceso e che profuma di cose familiari. Arriviamo alle 15e30 da Randall Grahm dopo la solita partenza scandita da “presto man che abbiamo i minuti contati” e sei ore di automobile da Los Angeles. Vorresti dirgli “hey man, perché domani non anticipiamo la partenza e ce la prendiamo con calma?”(veramente gliel’ho detto) ma Jeremy è fatto così ed è fantastico anche per questo e il nostro viaggio uno spettacolo a ogni metro.
Sono strade che si è divorato quando andava a suonare a San Francisco e le percorreva dal profondo sud. Per ogni nostra tappa prepara la play-list per il viaggio, dove riesce a sintetizzare canzoni che fanno riferimento a quello che ci troviamo davanti agli occhi un istante dopo il ritornello. Oppure voci rotte a rastrellate che cantano strazianti storie d’amore che affogano nell’alcol gli ultimi brandelli di cuore.
Sono tutti pezzi bellissimi.
La nostra cultura da serie televisiva americana anni ’70 emerge a ogni chilometro mentre man annuisce per domande del tipo “man, era qui che giravano i Chips?” e poi si esplode tutti in un riso velato di malinconia quando si evocano gli anni. La fretta uccide, ma pure la conta dei giorni passati.
Arriviamo nella liberale Santa Cruz, talmente liberale che tutto è tollerato; l’erba, il nudo e la vastissima comunità dei mendicanti, ma no assoluto al fumo di sigaretta per strada. Vi giuro che apprezzo. E anche in questo caso, vorrei vivere qui.
Randall ci aspetta sulla porta di Bonny Doon. Ci fa fare un giro della cantina, ci racconta dei suoi progetti per il futuro e poi “cala subito il carico da 11” e ci chiede “come si può far diventare un vigneto un territorio?”. La risposta l’ha data Nico nella mail di ringraziamento; “Esserlo, prima di chiunque altro”.
I vini? Sorprendenti e le etichette dei capolavori.
La sera Jeremy ci porta in una taverna tipica di quei luoghi, dove c’è un bancone lungo quanto il muro con gli sgabelli a correre. Un biliardo centrale a dare luce all’unica stanza dove tutti fumano sigarette. Ma come fumano?!
Nei tavoli a lato della stanza i posacenere traboccano di mozziconi. Siamo nel cuore degli anni ’80. Chiediamo spiegazioni a uno che ha attaccato bottone con man quando è andato a prendere le birre. Dice che non si può fumare ma nel locale se ne sbattono tutti e allora si fuma e con la polizia c’è un accordo per chiudere un occhio, sempre che il volume della musica sia rispettato. L’erba è vietata, sia ben chiaro. Adoro questo paese!La notte la passiamo qui, in un motel che odora di polvere da sparo. Siamo esausti e i passi e le voci fuori dalla nostra porta accompagnano il sonno. Domani Napa e Sonoma e naturalmente “con i minuti contati”.
Grazie per questo fantastico viaggio, man! 🙂