La cosa certa è che non è prerogativa della sola Franciacorta l’avere a che fare con certe sconvolgenti dinamiche, e non è solo la Franciacorta a doversi misurare con speculazioni inverosimili che ledono il lavoro di moltissimi produttori che credono fermamente nel territorio, ma oggi questo c’è e di questo si parla.
Un’asta di bottiglie di una cantina dapprima golosa di grana e poi incapace di gestire la sovrapproduzione (perché, come diceva un saggio imprenditore Lumezzanese, non si deve assolutamente investire nell’azienda ma è meglio acquistare una Audi, la villa con la piscina e due trilocali da mettere a reddito) e quindi di pagare i fornitori, che si vede battuta all’asta quasi un’intera annata alla cifra di 0,25 euro per bottiglia arrotondato in eccesso.
Parliamo di bottiglie ancora da degorgiare ma pur sempre Franciacorta. Considerate che solo il costo del vetro è superiore agli 0,40 euro.
Voci di corridoio mi avvisano che tale operazione possa essere stata chiusa solo da una società agricola di capitali (questa con la possibilità di dare in conto lavorazione le bottiglie a un’azienda franciacortina per la sboccatura senza perdere la denominazione) o da una simile ma non agricola e pronta a rivendere la partita al doppio e subito.
Credo che a questo punto della storia, sapere chi abbia acquistato le bottiglie sia davvero superfluo. Piuttosto mi concentrerei di più sul “chi e come” avrebbe dovuto impedire che una cosa del genere accadesse.
Una risposta a "33mila bottiglie di Franciacorta vendute all’asta per 8mila euro. Uno scandalo."