Zonazione e Franciacorta. Proposta per come procedere.

Il post che ho pubblicato la volta scorsa ha suscitato molto interesse. Tra i produttori che hanno commentato qui, quelli che lo hanno fatto sui social e qualche telefonata ricevuta, ho deciso di spiegarmi meglio in merito alla realizzazione di un progetto davvero semplice.

Introdurre innanzitutto una sorta di denominazione comunale da apporre in etichetta, è un modo concreto di esprimere le oggettive differenze che compongono la Franciacorta. Senza grossi giri di parole è necessario farlo con un livello di attenzione maggiore partendo da una lavorazione più restrittiva e che si misuri in ettolitri prodotti e non in quintali di uva per ettaro. Introdurre “Erbusco” in etichetta significherebbe avere una resa in mosto di 50 ettolitri per ettaro contro i 60 dell’attuale disciplinare generico.

Franciacorta, Wine, Arcari e Danesi
Franciacorta

Introdurre anche il nome di una sottozona (il cru per intenderci) comporterebbe un’ulteriore restrizione portando la capacità produttiva a 40 ettolitri per ettaro. I restanti 20 per raggiungere la soglia dettata dal disciplinare potrebbero essere utilizzati per produrre franciacorta senza denominazione comunale o altre.

Una cosa del genere può spaventare i pavidi dell’evoluzione e chi deve necessariamente attribuire un valore immediato a una zona piuttosto che a un’altra. Non ci si siede a tavolino e per alzata di mano si decide se Erbusco vale 3, Coccaglio 1, Cellatica 2. Si comincia introducendo il confine senza inventarsi nulla di strano. È li, si vede e non si muove.

Poi, tra altri cinquant’anni di storia franciacortina, qualcuno avrà modo di attribuirne un valore oggettivo in base a quello che sarà stato prodotto (e da chi) in una zona piuttosto che in un’altra.

A me personalmente pare un logico percorso evolutivo in un territorio così profondamente eterogeneo e al Consorzio chiedo se non sia il caso di farci una seria ragionata.

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10 risposte a "Zonazione e Franciacorta. Proposta per come procedere."

  1. E’ mai stato fatto un ragionamento qualitativo conseguente alla zonazione? In caso di risposta negativa, quali erano gli scopi prefissati ad una simile indagine?

    1. Non è mai stato fatto un percorso di sperimentazione seria per individuare le peculiarità di una zona rispetto a un altra in relazione al vino prodotto.
      Poi la zonazione si è fatta per una moltitudine di motivi, per comprendere principalmente quanto il territorio sia eterogeneo nei suoli e nei conseguenti climi..per capire quali portainnesto migliori utilizzare e per una moltitudine di questioni agronomiche..

  2. non sono un’esperto di zonazione , ma a me sembra che quella fatta in franciacorta 20 anni orsono abbia posto le basi per lo sviluppo della zona. la variabile suolo sia il valore “oggettivo” nel determinare zone di produzione omogenee o cru, un valore misurabile e confrontabile ..poi dipende da che maglie o chiave usi per leggere quei parametri. (politica)…ciò che ottieni non e’ detto che sia piu’ buono o meno buono ma identifica quel prodotto…in fondo il gusto e’ soggettivo per fortuna!!!

  3. State montando una discussione su un presupposto sbagliato. La zonazione in un territorio vocato non fa una classifica qualitativa delle zone, ma si limita a descrivere le caratteristiche specifiche di ogni zona o unità vocazionale, in termini di pedologia, risposta vegeto-produttiva e organolettica. Sta poi ai produttori (o meglio agli agronomi) compiere delle scelte tecniche che vadano a mitigare o magari ad accentuare le espressioni codificate. Nel caso di un metodo classico, poi, il concetto di cuvée è di fondamentale importanza, quindi è un bene avere basi con caratteristiche diverse che possono reciprocamente bilanciarsi nell’assemblaggio. Il volere avere a tutti i costi un cru, mi sembra più un’operazione di markenting che un’esigenza tecnica.

    1. “Il volere a tutti i costi un cru” è una cosa che sta dicendo lei e che io non ho scritto.
      Il presupposto è fare ordine riducendo ai minimi termini gli spazi per sottolineare ancor di più le differenze che già esistono. Come ho detto, non ci si deve inventare niente. L’errore sta in chi crede che i cru si possano decidere a tavolino dopo una vendemmia.
      Le operazioni di marketing sarebbero spendere 150 mila euro per la settimana della moda e non tanto mettere il nome del comune dal quale provengono le uve in etichetta.
      Guardando a nord e osservando con più attenzione è palese come sia stata organizzata la Francia a tal proposito. In Italia serviranno ancora 50 anni solo per farsene un’idea.

      1. Non capisco la frase “Le operazioni di marketing sarebbero spendere 150 mila euro per la settimana della moda”. In ogni caso mi aspettavo una risposta tecnica. Che procedura metterebbe in atto per decidere i cru della Fc? Se questo percorso iniziasse oggi, tutti i produttori ne pretenderebbero uno, perchè volente o nolente, diventerebbe un’operazione di marketing in cui nessuno vorrebbe rimanere a bocca asciutta.

  4. Non c’è molto da capire.. la differenza tra una cosa e l’altra è lampante se si parla di marketing.
    Forse non mi sono spiegato bene. Non voglio inventare nessun cru, voglio solo evidenziare quello che già esiste. Erbusco è un insieme dal perimetro circolare (per farle un esempio) formato al suo interno da altri cerchi più piccoli che sono le località. Così come in tutti gli altri comuni della Franciacorta. Il maggior prestigio di una zona rispetto a un’altra e in relazione al vino, sarà determinato nei prossimi decenni da chi saprà produrre qualcosa di straordinario e da chi perseguirà questi intenti.
    In merito al commento precedente e alla sua convinzione che per fare metodo classico sia di “fondamentale importanza” fare cuvée devo smentirla ricordandole che i più grandi champagne al mondo sono figli di uve provenienti da un solo vigneto e di una sola annata.
    Nessuno impedirebbe in ogni caso la possibilità di realizzare un vino con metà di uve di Erbusco e l’altra metà di Gussago. Si chiamerebbe franciacorta e nulla più.

    1. grazie per il chiarimento. Mi può chiarire anche la frase “Le operazioni di marketing sarebbero spendere 150 mila euro per la settimana della moda” a cosa si riferisce? C’entra con l’argomento?

  5. Giovanni sempre daccordo su ciò che proponi,In merito a ciò che la signora o signor Ava,(poi il concetto cuvee è di fondamentale importanza) Cosa vuol dire? Ma lei lo sa che la composizione dei terreni in Franciacorta è molto variegato?Va bè . . . Ai produttori in ascolto propongo una raccolta di firme . . Attendo commenti.Ciao

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