E se la campagna tornasse ad “assediare” il cemento della città? (di Claudio Buizza)

Claudio Buizza è architetto bresciano e amico con il quale condivido lo stesso pensiero in merito a molte questioni, una su tutte il futuro del territorio. Quello che riporto di seguito è un articolo che ha scritto per il Corriere della Sera lo scorso 8 gennaio e che mi ha concesso di pubblicare anche qui.

G. A.

di Claudio Buizza

Il 2013 termina con qualche speranza ed un po’ di ottimismo per il destino dei territori della Franciacorta.

A Paderno Franciacorta, nella sala consiliare, il sindaco Antonio Vivenzi ha presentato un nuovo progetto: “Nutrire la Franciacorta”. L’occasione è stata la cerimonia di firma del contratto di comodato d’uso gratuito dei terreni comunali per realizzare le finalità previste dal progetto per il recupero di varietà antiche di grano e granoturco.

Una idea semplice ma di grande valore culturale e simbolico: la proposta per comuni, enti istituzionali, singoli privati di concedere in comodato d’uso gratuito appezzamenti di territorio agricolo di cui sono proprietari, con l’impegno a coltivarlo secondo procedure concordate e con l’impegno di creare nuova occupazione.

L’iniziativa, in questo specifico caso, vede la collaborazione di diversi soggetti: i comuni, l’associazione Slow Food, Confocooprative sezione giovani, la cooperativa sociale Clarabella che opera nel settore vitivinicolo.Franciacorta, Montorfano, natura, agricoltura

In un periodo in cui il territorio è al centro dell’attenzione delle cronache soprattutto per episodi di saccheggio, trasformazioni del tutto inutili, finalmente c’è qualcuno che cerca di cambiare prospettiva. Ed è di qualche significato che l’iniziativa parta proprio da un comune che si è distinto per aver rinunciato ai facili guadagni che possono derivare dalle varianti urbanistiche.

Il vicepresidente di Slow Food Silvio Barbero e la Responsabile dei Mercati della Terra Slow Food Lombardia Enrica Agosti, hanno ben rappresentato il nesso tra qualità dell’alimentazione, necessità di un territorio ben tenuto per la produzione di un buon cibo, valore sociale del lavoro agricolo di qualità. E’ su queste basi che l’agricoltura può trovare nuove strade richiamando l’interesse dei giovani e del territorio.

E’ una rivoluzione nell’epoca in cui prevale il cibo spazzatura, sofisticazioni di ogni tipo e l’agricoltura intensiva produce al tempo stesso sovrapproduzione, spreco, carenze e svilimento del lavoro agricolo.

Produrre bene, con metodi appropriati con sistemi rispettosi della dignità delle persone e della terra è garanzia anche della conservazione di molti territori a rischio degrado perché non appetiti dall’agricoltura industrializzata e sui quali non si possono né si vogliono immaginare trasformazioni urbanistiche utili.

Un’altra agricoltura capace di riallacciare le filiere, consegnare nuova dignità ai prodotti locali e al loro utilizzo gastronomico, rispettare la storia, la cultura e le tradizioni del luogo, rappresentare appieno la forte identità territoriale di un distretto gastronomico d’eccellenza quale è la Franciacorta e la nostra provincia in generale

E’ una via obbligata, non una delle tante possibili. Impone un cambio di ottica. Il territorio agricolo deve essere pianificato, gestito governato con regole di dettaglio, minute; richiede ogni sforzo d’immaginazione creatività per individuare prospettive d’uso intelligenti. Deve assumere la stessa dignità del territorio costruito. Richiede un cambio di atteggiamento da parte di chi progetta i piani e chi amministra i territori, sindaci ed assessori.

La campagna non è area in attesa di accogliere l’espansione della città, non è territorio in attesa di essere edificato. Questa è la storia degli ultimi 20 anni, che ha prodotto soddisfazioni per pochissimi e un lascito di villaggi e villaggetti, in gran parte inutili. Ed anche cose peggiori.

Mi immagino perciò un rovesciamento di ruoli: una campagna attiva, coltivata, che rende, socialmente riconosciuta che pian piano assedia la città impedendo la crescita di quell’espansione sregolata che ha distrutto paesaggi unici, di grande valore.

Utopia? Forse no. Ma la responsabilità dei sindaci è grandissima e le buone pratiche invocano seguaci.

La FAO ha dichiarato il 2014 anno dell’agricoltura familiare ed EXPO è alle porte.

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