Mi era capitato in un paio di occasioni di degustare alcuni spumanti inglesi e di trovarmi dinanzi non proprio a quello che ci può aspettare quando si sente parlare di suoli uguali a quelli della Champagne.
Nella bella degustazione di martedì scorso tenuta da Mr. Tom Stevenson, arrivato in Franciacorta per idea di Franco Ziliani e ben orchestrata dal Consorzio, ho avuto modo di rimettere il naso e la bocca su dieci “English Sparkling Wines” e a dover fare ancora i conti con le mie prime opinioni.
Sboccature recenti e recentissime (salvo in un caso) hanno offerto nasi con una variabilità minima e dovuta forse alle diverse annate e a qualche politica di cantina. La media zuccheri per litro di 10 grammi, che a parte in un paio di casi dove la dolcezza era palesemente oggettiva, ben domava l’estrema vena acida e tesa dei vini. In bocca tanto e troppo “ascorbico” agrume e quasi esclusivamente quello. Non ho trovato molto altro, mi sono parsi vini privi di vertebre. La colonna portante, la struttura, la grassezza e quelle note che ti fanno pensare al frutto maturo con il quale è stato prodotto, non le ho trovate. Da un punto di vista tecnico vini pressoché impeccabili ma si sa, la tecnica è l’applicazione di un metodo che risulta più o meno calzante a seconda del territorio.

Infatti come mostrato da Stevenson nelle slide, i dati analitici di maturazione, acidità e quant’altro sono quasi perfettamente sovrapponibili a quelli della Champagne ma la tecnica applicata è decisamente diversa.
Nessun taglio con “vin de reserve” che i francesi le ossa se lo sono costruite così in quasi tre secoli di storia, tra ricette segrete, diversificazione nella conservazione dei vini vecchi e misteri da Maison. Propenderei, se producessi in Inghilterra, per tenere in considerazione questa strada, quella d’imparare a usare vini vecchi in taglio (e a tale domanda Mr. Stevenson ha risposto che sono ancora troppo giovani e che ancora non ne hanno di vin de reserve) perché con vigneti giovani, permanenze sui lieviti relativamente brevi per vini così acidi, si rischia che il limone prevalga sull’uva e non si dia il giusto valore a un territorio tanto affascinante quanto promettente. Serve tempo.
Una risposta a "English Sparkling Wines. Oltre a “Acid” mi aspettavo qualcosa in più"