Il Veleno Nel Piatto. Prendete e leggetene tutti

Il mondo non sarà distrutto da quelli che fanno il male, ma da quelli che li guardano senza far nulla”

A. Einstein

veleno-nel-piattoTe ne vai in libreria in cerca di Moleskine e rilassanti letture da caminetto e ti ritrovi tra le mani Il “Veleno Nel Piatto. Marie Monique Robin è una nota giornalista francese, attiva da anni sul fronte della informazione denuncia, di quanto ruota attorno al mondo delle multinazionali che si “preoccupano di assicurarci il cibo”. Pluripremiata autrice di numerosi documentari e reportage in tutto il mondo, ha firmato anche il “Mondo Secondo Monsanto.

I protagonisti di questa infinita raccolta di agghiaccianti notizie (frutto di lavoro iniziato  nel 2004)  sono le multinazionali dei pesticidi, le industrie alimentari, la comunità scientifica, le organizzazioni governative e i mezzi di informazione. Le 435 pagine piene zeppe di fatti, nomi, ricerche e dati puntano certamente i riflettori  su di loro. Ma ci sono altri attori spesso inconsapevoli in queste vicende: NOI. Una maxi inchiesta che la vede consultare un centinaio di libri scritti da storici, sociologi, scienziati e raccogliere le testimonianze di una cinquantina di esponenti di organizzazioni governative e istituti internazionali di controllo per la sicurezza alimentare (ELSA, FDA, OMS, FAO, Istituto Ramazzini solo per citarne alcuni). Parte dal principio Marie, lo fa ripercorrendo le tappe  della rivoluzione industriale e della rivoluzione verde, sino ad arrivare al presente. Perché “se si vuole cambiare il presente è necessario studiare il passato”.

Analizza aspetti economici e politici, unendo con minuzia gli innumerevoli “fili” di questa fitta trama che ci ostiniamo ancora a chiamare progresso. Dalla nascita dei pesticiti, figli di armi di distruzioni di massa, all’Agente Arancio della guerra del Vietnam (Il cui principio attivo è tutt’ora largamente utilizzato). Dal DDT alla Diossina. Moltissime le testimonianze e dati tossicologici riportati, a dimostrare – per l’ennesima volta- i devastanti effetti dei fitofarmaci sulla natura e sull’uomo. Un suicidio che però ci si ostina a perpetrare. Le stime annuali parlano di 220 mila tonnellate di pesticidi utilizzati solo in Europa, che sommate alle 7 mila tonnellate di regolatori di crescita (ormoni), equivalgono a circa 500 gr di sostanze attive per ogni cittadino europeo. La Francia con le sue 84 mila tonnellate è il primo consumatore europeo di pesticidi (il 60% destinato alla vite!il “bello”della Francia enoica). Una somma parziale se si pensa alla quantità pressoché infinita di additivi alimentari che quotidianamente si ingeriscono. Il libro inchiesta affronta le controverse vicende dell’Aspartame (che ho ripreso in questo post) e del Glutammato.  E ancora gli OGM e i perturbatori endocrini, sostanze cancerogene (e non solo) in grado di modificare il nostro sistema ormonale  (e quello dei nostri figli). Tra questi Il Bisfenolo A, presente in molti prodotti in policarbonato (biberon e contenitori per forno a microonde ad esempio) e in rivestimenti di barattoli e lattine, di cui si sospetta è testata la pericolosità per la sua capacità di “migrare” e aggiungersi all’abbondante coktail di veleni che quotidianamente si assumono.

Ogni pagina di questo libro è un passo verso la maggiore consapevolezza di essere in mano a criminali sostenuti da complici più o meno consapevoli. Multinazionali che comprano il silenzio di agricoltori malati di cancro, che falsano studi scientifici i cui dati vengono poi avvalorati da (parte) della comunità scientifica. Politici che ne autorizzano la commercializzazione di fronte al silenzio dei mezzi di informazione. Il mosaico sembra essere confuso, troppi i nomi citati, troppe le vicende che si intrecciano e concatenano. Ma l’evidenza è li e si chiama profitto!

E noi?…Quando abbiamo deciso di essere complici di tutto questo? Quando ci siamo detti che non vi erano altre strade percorribili? Quando abbiamo iniziato a sentirci vittime indifese e impotenti di un sistema impossibile da cambiare (insomma i criminali sono loro no?). Io sono vittima e carnefice. Lo sono ogni volta che infilo nel carrello del supermercato certi prodotti, ogni volta che accetto passivamente presunte verità, ogni volta che giustifico azioni criminali e non denuncio.

Incoscienza e pigrizia ci hanno lobotomizzato. Scegliere non è un fatto scontato, ma un’azione potente che passa necessariamente attraverso una maggiore consapevolezza.

Acquistate il libro. Indignatevi, dubitate, informatevi. Scegliete.

Pubblicità

13 risposte a "Il Veleno Nel Piatto. Prendete e leggetene tutti"

  1. Rifiutare il prodotto industriale ed evitare la DO sarebbero già assieme mosse vincenti per spezzare questo sistema, non fosse che alle genti si sta sempre più negando una possibilità di potercisi sottarre.

  2. Che il problema esista non c’è dubbio: d’altra parte se fosse vero che continuiamo a ingerire sempre più veleni con effetto a lungo termine non si spiega perché la vita media continui ad aumentare. In verità 50 anni fa si usavano in campagna prodotti molto peggiori di oggi, e c’era molta più gente esposta, ma la sensibilità non c’era. Ed è giusto che invece ci sia, naturalmente. E forse è meglio esagerare nell’evidenziare i rischi (come penso faccia questo libro) che sottovalutarli. Cosa c’entrino le DO invece, Paolo Carlo, non l’ho capito. Ma non si può capire tutto.

    1. Ciao Maurizio,
      Condivido il tuo pensiero, oggi c’è sempre più consapevolezza e si fa anche molta più informazione sull’utilizzo di certe sostanze in agricoltura ed è un bene che sia così perché è chiaro che la fertilità del pianeta ringrazia molto!
      Sono più che convinto che le generazioni moderne di agricoltori lavorino con maggiore salvaguardia della loro e della altrui salute e c’è da augurarsi che il percorso continui in questa direzione.
      Dopotutto le frasi di rischio sulle schede tecniche sono ben chiare e se una sostanza è un biocida (per esempio) per svolgere la sua funzione deve essere tossico..
      Ma a parte i pesticidi, in senso più allargato, sono gli additivi ed i surrogati usati dall’industria alimentare a preoccupare e purtroppo questi vengono usati e ne vengono studiati di nuovi in continuazione perché la DO chiede di poter competere e vuole prodotti che la gente si compra sui quali massimizza il profitto e per ottenerli non va certo dall’artigiano agricoltore, ma si rivolge all’industria lasciando margini dove diviene improbabile ricorrere a materie prime degne.

  3. Certamente tra i giovani agricoltori c’è maggiore consapevolezza e attenzione a queste tematiche. Com’è vero che la vita media si è allungata. Ma è altrettanto vero che cinquant’anni fa era molto più probabile morire per una polmonite, che per un cancro. Le statistiche sui decessi (e i casi conclamati) in questo senso parlano chiaro. Vogliamo chiamarli fattori ambientali? e quali sarebbero sono se non ciò che respiriamo e ci infiliamo nello stomaco! Certo a questo dobbiamo aggiungere anche gli stili di vita, con l’unica differenza che in quel caso siamo noi a decidere.
    Fitofarmaci e additivi alimentari, manifestano i loro effetti a lungo termine. E “su quella distanza” non ci sono ancora studi tossicologici a testimoniare il contrario.

  4. sono anni ormai, ,il problema della Monsanto è diventato un problema planetario, e i governi sono tutti fagocitati da questa che è la maggiore multinazionale che si occupa dell’alimentazione…se una nazione rifiuta possono contaminare i raccolti sensa che sia necessario entrare dentro al campo,è sufficente spargere i semi sulla strada e il gioco è fatto…Come possiamo controbattere una storia di questo tipo?..

    1. ciao Mario,
      il mio “indifesi” era provocatorio. Il senso d’impotenza è purtroppo una costante di fronte all’evidenza dei fatti. Monsanto è così potente da monopolizzare interi mercati. Ad oggi è uno dei principali produttori di pesticidi e il primo di sementi OGM al mondo. Ma Monsanto non è certo l’unico problema.Da oltre mezzo secolo siamo invasi da oltre 100 mila molecole di sintesi, la cui regolamentazione è spesso basata su studi incompleti. Vorrei quantomeno sapere quali sono i reali rischi, visto che devo fare da cavia, no?
      Non ho una risposta alla tua domanda purtroppo. Sono davvero (forse) cose più grandi di noi. Ma accettare passivamente è inaccettabile! (concedimi il gioco di parole).
      Denunciare, informarsi, generare un circolo virtuoso fatto di persone maggiormente consapevoli. Scegliere per quanto possibile nelle azioni quotidiane. Là dove possiamo esercitare un potere.
      Le solite gocce nel mare lo so..
      “I have a dream”

  5. nemmeno una parola sul movimento “no pesticidi” che si è sviluppato in Franciacorta negli ultimi mesi? si perché anche i vigneti, nonnostante le grandi dichiarazioni fatte a mezzo stampa sul “futuro biologico” della zona, sono “curati” con numerosi pesticidi (tra cui gli inutili diserbi).
    vi lascio il link della red franciacorta du radio onda d’urto che è molto attenta al tema
    http://franciacorta.radiondadurto.org/
    e il link per scaricare il pdf sul convegno di ottobre sui pesticidi tenutesi a Provaglio d’Iseo:
    http://franciacorta.radiondadurto.org/2013/01/03/franciacorta-pesticidi-e-salute-pronti-gli-atti-del-convegno-di-ottobre-12/

  6. Quello che scrive Maurizio Gily mi lascia molto perplesso. Si continua a credere che il fatto che la vita media si sia allungata sia un indicatore che stiamo meglio. Niente di più sbagliato. Oggi siamo invasi da malattie ben più aggressive, la longevità è frutto di sempre più incisive cure mediche e interventi chirurgici, non di una salute migliore.
    Uno dei meriti della maggiore longevità è anche la prevenzione, la maggiore attenzione a curarsi, la maggiore informazione, cose che in passato erano fenomeni rari, vuoi per ignoranza, vuoi per mancanza di denaro, vuoi perché la medicina di allora poteva curare molte meno malattie.
    Ma l’indice di salute di un popolo lo vedi da quanto questo popolo riduce l’utilizzo di medicinali e da quanto meno affolla gli ospedali. Il fenomeno invece è cresciuto esponenzialmente negli ultimi venti anni, figlio proprio delle conseguenze dei grossi errori fatti a livello ambientale.
    Il problema è proprio quello di continuare a sottovalutare il fenomeno, di credere che i cellulari non fanno nulla, che sia del tutto normale che un bambino di 6 anni possa usarli nonostante la sua calotta cranica sia molto meno spessa di quella di un adulto.
    Le nuove tecnologie, il wireless, l’elettromagnetismo, gli ogm, ma soprattutto la sete di profitto indiscriminata stanno massacrando il pianeta e chi lo abita, ma si continua a guardare quasi con indifferenza, partecipi di un sistema fallimentare che ancora oggi le classi politiche di tutto il pianeta continuano a promuovere.
    Il terrore di non poter vivere nel profitto economico e nel potere è il vero dramma di questa società, svuotata di valori e della capacità di amare, non c’è via d’uscita se non si capisce che la qualità della vita, ma anche il nostro destino, necessitano di una maggiore saggezza e sensibilità, altrimenti invece che oasi continueremo a creare deserti, a distruggere boschi, a manipolare geni come fosse un gioco, a contaminare la natura piegandola ai nostri voleri, senza capire che questa ci restituirà tutto, fino all’ultima goccia.

    1. Condivido in toto quanto scrivi, è vero che la vita media si è allungata, ma utilizzare questo unico paramentro per trarre la conclusione del lieto fine, è sintomo di una visione parziale e distorta della realtà.
      Qualcuno dovrebbe spiegarci allora perchè si vive più a lungo, ma ci si ammala molto di più di tumori. Dovrebbero chiamarle “malattie da industrializzazione”, sarebbe una semantica più corretta..

    2. Concordo in toto su quanto scrive Roberto Giuliani perchè se non ci fosse stata l’odierna medicina e gli interventi chirurgici d’avanguardia, sarei morta già da un bel pezzo. La triste realtà mi riporta al summit di Kioto in cui tutte le Nazioni avrebbero dovuto smettere immediatamente con le produzioni industriali (secondo gli scienziati, per la salvezza del pianeta, il termine, e la quantità era “da subito”!
      Si sono accordati con un misero 12% di emissioni, peraltro incontrollabili da destinarsi da lì a dodici anni…Io credo che il terrore del mancato profitto economico o una riconversione di stili di vita sia piuttosto da attribuire, non al popolo reclamante, ma a quei pochi “potenti” che tengono in scacco il Pianeta.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...