Costa Concordia: Un anno e un giorno dopo

Sono “o.t”? si, certo. Nessun enoico racconto o profumata birra di cui narrare le suggestioni (vi assicuro che calici sopra questa vicenda ne abbiamo però versati parecchi). Raccolgo semplicemente la richiesta di un’amica. La sua necessità di ribadire, sfogare, chiarire e cercare di metabolizzare ciò che ha vissuto in prima persona.
Ricevo, mi indigno e pubblico:

“Mi accingo a scrivere alcune riflessioni personali all’indomani del primo anniversario del naufragio della Costa Concordia in qualità di testimone oculare di un incidente, che dicono sia tragico quanto quello del Titanic…Scrivo, ma in preda ad un sentimento di sincera tristezza e di rammarico a causa della consapevolezza che, ahimè, la verità ogni giorno è soffocata da un sensazionalismo giornalistico, alimentato a sua volta da una brama collettiva di conoscere i retroscena più raccapriccianti ed inquietanti della vicenda. Scrivo, inorridita e sfiduciata nei confronti di un sistema giudiziario che permette al principale indagato di partecipare, probabilmente dietro compenso, a trasmissioni sulle reti Nazionali e Statali, e di mancare di rispetto a chi ha vissuto in prima persona questo dramma, e fatto ancor più grave, di recitare la parte dell’eroe mostrando un’assoluta indelicatezza nei confronti delle 32 vittime, dei dispersi e delle relative famiglie. Ho vissuto in prima persona cosa significa “vedere la morte in faccia” e sentirsi veramente  come un animale in gabbia, perché di questo vi potrebbero parlare tutti passeggeri della  Costa Concordia se fossero ascoltati! Ho provato l’angoscia di non poter riabbracciare la mia famiglia e ancora soffro di attacchi di panico che mi impediscono di vivere serenamente come vorrei, e detesto chi mi incontra per strada e afferma: “beh adesso vi daranno un bel risarcimento!”. Ho visto con i miei occhi il terrore trasfigurare il volto delle persone che mi stavano accanto, e che come me e mio marito, non sapevano cosa fare e dove andare perchè NESSUN ufficiale (escluso quel coraggioso che è stato ritrovato dopo qualche giorno con una gamba rotta in uno dei saloni della nave) si è presentato per dirigere una situazione che era già pericolosa e assolutamente tragica sin dal primo istante in cui la nave ha sbattuto contro lo scoglio.

naufragio Costa Concordia Posso capire ed ammettere l’errore umano, posso anche concepire il fatto che il capitano sia un uomo e che come tale possa perdere la lucidità in una situazione decisamente straordinaria come questa, ma mi chiedo, gli ufficiali di plancia dov’erano in quel momento e perché se il capitano ha perso la testa nessuno ha preso il suo posto? Non conosco le leggi che regolano la vita in mare ma credo che degli ufficiali addestrati anche a questo tipo di emergenze avrebbero il dovere di fare quello per cui sono pagati e soprattutto di non abbandonare la nave dopo 15 minuti dall’allarme vero e proprio che ha gettato nel panico più di 3000 persone.

Un’ annuncio in inglese invitava gli ufficiali ad abbandonare la nave sulle scialuppe a loro riservate, non pensando che dall’altra parte c’erano persone che si calpestavano per riuscire a salvarsi. Questa è la verità! Ogni giorno i telegiornali parlano di nuovi misteri e scoop, quando la verità oggettiva è quella di chi ha vissuto la tragedia e sa esattamente cos’è successo! Credo il problema più grande sia l’assoluta mancanza di coscienza da parte chi cerca di insabbiare, confondere e cambiare i fatti, che ogni passeggero invece potrebbe confermare direttamente e onestamente. Vorrei che le persone mostrassero un po’ più di sensibilità e rispetto per i sentimenti di chi, come me, è sopravvissuto a questa orribile esperienza e che anziché preoccuparsi di sapere quante persone ho visto gettarsi in mare o quanti morti ho visto, riflettessero prima di aprire la bocca. Non credo potrà mai essere fatta vera giustizia per evidenti motivi di interesse economico e forse politico che governano le parti in causa, ma mi auguro per lo meno che chiunque leggerà queste riflessioni da oggi possa leggermente cambiare il proprio atteggiamento rispetto questa vicenda.

Concludo ringraziando la mia cara amica Stefania, che mi ha concesso  questo spazio, e la ringrazio per il suo sincero coinvolgimento”

Angela Castellani

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