“Eccheccazzo!” dovrei esclamare seguendo le tracce di una divertente idea che un amico ha appena messo in rete e sarebbe certamente opportuno per raccontarvi l’emozionante bevuta di questa straordinaria bottiglia.
Leonildo Pieropan non ha certo bisogno di presentazioni, è e rimane un superlativo punto di riferimento per Soave e i suoi vini tutti, sono sinonimo di consapevolezza, capacità e lungimiranza.
Soave Classico, Calvarino e La Rocca rappresentano tre espressioni ben distinte di un territorio nel quale trovare grandi bianchi non è cosa difficile (vedi anche Filippi, Istefanini, Coffele, Suavia… solo per citarne alcuni) ma scoprirli eccezionali dopo molti anni non è roba da tutti e poi per farli invecchiare serve pazienza, bisogna legarsi le mani per non berli subito e io, in questo, sono in chiaro difetto.
La bottiglia mi è stata regalata da un amico incontrato a Milano lo scorso lunedì, messa nel mio frigorifero il giorno successivo e consumata la sera stessa. Non potevo aspettare oltre.
Integro, vivo e succoso come un vero concentrato di frutta al profumo di miele e certamente capace di banalizzare qualunque piatto. Intenso, lungo e perfettamente sferico. Impossibile smettere di berlo, impensabile non esserne voraci.
Il tempo ha integrato tutto, dalle possibili spigolature del legno all’alcol e con un’ossidazione che pare calibrata al millimetro e della quale ci si accorge solo per il colore “doratamente” intenso e non per altro.
Un vino (un grande vino!) da bere rigorosamente nudi e magari facendo salotto discutendo del book fotografico del prossimo calendario di Victoria’s Secret insieme alle protagoniste. Questo sarebbe l’abbinamento perfetto.
giuro che ho pensato l’avessi bevuto nudo con il tuo vicino di casa! eccheccazzo!!!! 😀
Il mio vicino di casa per vedermi nudo, deve essere accompagnato dalle ragazze di Victoria’s Secret e dileguarsi dopo i saluti. 😀
non è ci tenga poi così tanto a vederti nudo… eccheccazzo!
Allora è sufficiente che indichi loro la strada… 😉