Prezzi delle uve al ribasso: la colpa è solo di chi produce e commercializza uva.

La legge della domanda e dell’offerta in un sistema democratico si articola su un concetto molto semplice; io produco un bene di cui tu hai bisogno e insieme stabiliamo un prezzo congruo. Regola che funziona alla perfezione quando esistono solo un produttore e un compratore e che si complica con l’aumentare dei soggetti attivi nella trattativa.

Il vantaggio per il primo prospera quando aumenta il numero di compratori che incrementano esponenzialmente la domanda e conseguentemente il prezzo della materia prima, viceversa un eccesso d’offerta comporta un’impennata dell’inflazione e il crescente funambolismo da parte dei compratori che innescano una barbara concorrenza tra i produttori.

In Francia il fenomeno dell’inflazione galoppante l’hanno risolto i produttori stessi, che si sono seriamente consorziati stabilendo il costo del loro lavoro (leggi uva) anno per anno costituendo idealmente un tavolo nel quale siedono due soggetti, compratore e offerente. Nessun coltivatore d’uva può permettersi di stabilire il prezzo che vuole.

In Italia invece è il solito puttanaio, dove l’obiettivo primario è quello di ergersi più furbi di altri colleghi, che diventano inevitabilmente concorrenti da temere. Si va di soppiatto dal compratore a offrire le uve a un prezzo più vantaggioso rispetto agli altri, il compratore è entusiasta del fatto che i coltivatori si pugnalino vicendevolmente alla schiena e certamente ne approfitta.

C’è frammentazione negli intenti, c’è l’inconsapevolezza di far parte di un sistema all’interno del quale la coesione è fondamentale per la sopravvivenza di tutti e c’è tanto (troppo) opportunismo seguito dalle infinite lamentele per un prezzo che è sempre a vantaggio del compratore e mai del coltivatore.

Trovo inutile quanto assurdo lagnarsi, come alcuni franciacortini mi hanno scritto, che in un’annata come questa dove la resa in mosto è stata molto bassa per via dell’assenza di precipitazioni, “il compratore avrebbe dovuto offrire di più per l’uva”.

Fatemi capire: vado al supermercato per comprare tre cestini di fragole al prezzo di due euro cad. ne trovo solo due e quando arrivo alla cassa devo offrire un euro in più per cestino?

Cominciate a unirvi, a rispettarvi e a sedervi a un tavolo sul quale stabilire il valore di ciò che producete e denunciate pubblicamente (facendo i nomi) sia chi vende, sia chi acquista a prezzi da suicidio. Siete parte di un sistema che si sorregge anche su di voi e che senza voi, rischierebbe di implodere. Pensateci.


13 risposte a "Prezzi delle uve al ribasso: la colpa è solo di chi produce e commercializza uva."

  1. Il fatto è che con l’entrata in produzione di nuovi vigneti la Franciacorta è in eccesso di offerta, a meno di sbracare sui prezzi dei vini. Il mercato non è cresciuto come si sperava, e negarlo equivale a nascondersi dietro a un dito. Quindi il fatto che quest’anno si sia prodotto poco è sicuramente un bene per l’equilibrio del mercato. Altrove i prezzi delle uve sono saliti anche molto: qui, con una vendemmia abbondante, sarebbero scesi. Quello di cui parla Giovanni si chiama accordo interprofessionale. Non è la soluzione di tutti i mali e non modifica la sostanza della legge della domanda e dell’offerta, ma è un modo per evitare di andare troppo in altalena, smorzare il gioco al massacro tra i viticoltori e garantire un po’ tutte le parti nel medio periodo. Non si fa solo in Francia ma anche in Piemonte (Asti, Brachetto, Gavi). Sarebbe utile che si facesse anche in Franciacorta, se non altro per imitare lo Champagne …

    1. Quest’anno si era risolto il problema dei nuovi impianti riducendo le rese in mosto (come avevo consigliato https://terrauomocielo.net/2012/03/02/abbassare-le-rese-per-evitare-lesubero-di-uva-non-e-la-risposta-giusta/ ) e lo stop alla produttività -totale o parziale- dei vigneti sotto i 5 anni.
      La bassa produzione di quest’anno sta portando il Consorzio a interrogarsi se sbloccare la riserva vendemmiale dello scorso anno, cosa che spero vivamente non avvenga. Staremo a vedere.

  2. Ti assicuro che qui in Maremma i prezzi dell’uva sono alle stelle, sopratutto per le tipologie che hanno mercato, come il Morellino e il vermentino. Il prezzo delle uve ricalca il valore del vino, se il vino non ha valore perchè non ha mercato come potrebbero le uve costare di piu’?

      1. quando questo succede è a causa di distorsioni di mercato introdotte dal sistema di controllo dell’offerta, come gli stoccaggi, i divieti al libero accrescimento, ecc. Succederà anche nel Morellino, dove l’uva costa cara e il vino in bottiglia no, e questo solo perchè non si vogliono perdere quote di mercato o si riesce a speculare su altre situazioni (grandi numeri, acquisto di “carta”, ecc.). A riprova che questi meccanismi non funzionano, creano solo distorsioni, danni a qualcuno e favori ad altri.

  3. Gianpaolo sono d’accordo, ma del resto in Italia l’agricoltura (quella che non trasforma) non vale assolutamente nulla, anche perché in passato si sono preferiti altri modelli di sviluppo come l’edilizia cafona, il commercio senza meriti…

  4. Quello del Lugana può essere un fatto temporaneo destinato ad assestarsi, con un aumento del prezzo del vino finito, evidentemente c’è domanda: altrimenti vuol dire che c’è qualcosa che non quadra e/o qualcuno che fa il furbo, a meno che gli imbottigliatori non godano a lavorare in perdita, cosa di cui dubito; e non credo che il mantenere quote di mercato giustifichi il “dumping”, è meglio perderle puttosto che rimetterci. Se più valore aggiunto va a chi coltiva la terra questo è sicuramente un bene, ma così mi sembra che il margine di chi è a valle sia davvero troppo basso per l’equilibrio del sistema.

    1. La zona è piccola e mi confermano che trovare 100ql adesso è impresa impossibile, quindi convengo con te in merito alla domanda. Dobbiamo anche pensare che ci sono aziende (grosse) nelle quali il lugana rappresenta il prodotto civetta, il cavallo di troia con il quale entrare nei supermercati anche con altri prodotti di appeal decisamente inferiore. Credo che il sistema di un’azienda simile si possa equilibrare anche in questo modo, pur guadagnando poco o nulla sul prodotto di maggior interesse. Non so se sei d’accordo..

    2. E’ evidente che si tratta di una situazione temporanea, ma sicuramente e’ anche una situazione che alla fine beneficera’ chi puo’ permettersi di resistere per qualche tempo con margini ridotti, vuoi per assetto industriale, per economie di scala, per portafoglio produttivo. Se ci pensi bene e’ un bel metodo per togliersi dalle scatole tanti piccoli e fastidiosi concorrenti. Naturalmente tutto questo non succederebbe nei casi in cui fosse possibile adeguare l’offerta alla domanda, oggi meccanismo impedito da leggi antiliberali e feudali.

      1. Assolutamente d’accordo! I piccoli che non hanno ancora un’identità ben delineata, moriranno per colpa di una concorrenza determinata solo dal prezzo che li vede sconfitti in partenza..

  5. Sono d’accordo con te che una coalizione possa essere l’unico sistema saltarci fuori, chi sopravviverà al braccio di ferro con i compratori, se diventa lungo. Anche chi coltiva ha le sue colpe. Qui in Emilia si tende a fare uva un pò ovunque (what’s zonazione???) e poi è ovvio che il prezzo cala andando alle Cantine Sociali. L’euro del Morellino qui lo vedono con binocolo, anche se il paragone non ci sta.

  6. cosa me ne faccio della tua uva!ho le vasche piene e non so che farmene!le cantine lamentano di avere magazzini pieni di bottiglie invendute…sai la crisi…le vendite calano…(cosa che dai dati ufficiali non risulta assolutamente).OK!!!vado dal fornaio perchè mi serve 1 Kg di pane che so costare 5 €,il fornaio mi propone di comprarne 10 Kg a 1€ al Kg.la risposta di chiunque sarebbe:cosa me ne faccio di 10 Kg visto che non ne ho bisogno e lo dovrei buttare.per le cantine magicamentenon è così…le vasche sono piene se devono comprare a 5 € al Kg.ma si svuotano magicamente se possono comprare a 1 €.personalmente in franciacorta non mi è mai successo di vedere vigneti non vendemmiati,quindi una domanda me la sono fatta spesso:è vero che c’è un eccesso di produzione di uva?o piuttosto si è deciso di far credere che non interessi a nessuno con lo scopo di far calare le brache agli agricoltori e comprarla a metà prezzo.chi compra bottiglie di franciacorta a 30 € dovrebbe aver diritto a sapere anche queste cose…….

    1. è cosa certa, Fabiano, che ci sia abbondanza di uva perché si è concesso di piantare come se non ci fosse un domani. Chi ha consentito questo è stato il consorzio che è gestito -nelle scelte- dai titolari/direttori delle aziende che producono di più. Allo stesso modo hanno creduto che il mercato continuasse a crescere inesorabilmente per mano della provvidenza fino ad arrivare ai giorni nostri, dove il problema è reale e non tanto speculativo. Credo piuttosto nell’incapacità di chi ha gestito le cose fino a oggi.

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