I vini in rosa mi evocano goduriosa leggerezza primaverile. Ho sempre sostenuto che un rosé non debba essere un vino esasperato da lunghi affinamenti, dai legni e dal tempo, ma qualcosa di veramente fresco e dotato di quel “dinamismo di beva” che la stagione calda impone. Questa è la mia idea di rosé.
Il Bardolino Chiaretto Spumante Brut di Raval, ha svolto perfettamente il ruolo che mi aspettavo. Serata piacevole all’imbrunire, chiacchiere informali e distese, del Prosciutto Crudo di Parma ormai alla fine (con quei filamenti di grasso ben pronunciati che ne impediscono l’eccesiva asciugatura mantenendolo morbido) e tre bottiglie di questo Chiaretto fulminate in un’ora.
Freschezza al naso con fiori e frutti di bosco e golosità in bocca, con lo zucchero (molto poco) ben messo a controbilanciare la vena acida. Al palato si coglie la maturità dell’uva e nessun tannino verde figlio –spesso- di avide pressature.
Il vino mi è piaciuto nella sua semplice e piacevole fattura, e l’attenzione alla materia prima mi è parsa perfetta anche per abbozzare un’idea: vederlo rifermentare in bottiglia.
Un Metodo Classico corto, sette o otto mesi sui lieviti e uno in bottiglia post-sboccatura per raggiungere un’espressione del frutto ancora più nitida in una chiave di lettura che non deve necessariamente escludere quella sopra descritta, perfetta –come ho detto- nei momenti di arsura e in totale distensione con prosciutto e focaccia.
Giovanni spledida azienda e notevole anche il bardolino classico, in osteria ci sono tuttii !!!!