Brescia centro che più centro non si può, a pochi passi dalla Loggia. Alla Trattoria Gasparo ci hanno accolti e fatti sentire subito a nostro agio. Tra i tavoli Tano e Angelo (da qui abbreviati in T&A), soci-gestori-maitre disponibili e preparati, ci hanno fanno accomodare e illustrato la filosofia del ristorante, che riassumerei in tre parole: “è una figata” (cit. Angelo). Frase che ha accompagnato ogni piatto servito. Non con la presunzione di chi dice di farlo meglio degli altri, ma con l’orgoglio di chi ha scovato materie prime eccezionali nel proprio territorio e in giro per tutta l’Italia, e gode nel poterle offrire ai propri clienti e nel vederli soddisfatti. Io per esempio, non sono un’amante dei sott’aceti, anzi, non mi garbano proprio. Colpa dell’aceto, che tollero solo balsamico. Invece T&A mi hanno fatto riconciliare con questa sostanza, che nei peperoni lombardi mangiati con i salumi dell’antipasto, non si sentiva più. Peperoni verdi, croccantissimi, conditi con olio e parmigiano grattugiato. Un giorno in frigo, e il gusto dell’aceto scompare. E ti gusti la verzura. La questione sott’aceto/sott’olio ha stuzzicato i nostri T&A, che hanno traghettato le nostre papille verso la calda Sicilia. Olive e verdurine sott’olio, queste ultime sode e croccanti, tutto un poco piccante. Oddio, piccante adesso è relativo, perché per continuare sul filone siculo abbiamo assaggiato dei peperoni con l’acciuga e la senape, talmente piccanti che ho versato un paio di lacrime e svuotato il cestino del pane per rimettermi in sesto la lingua. Al tavolo li abbiamo definiti “da professionisti”. Vino: Camossi extrabrut s/a, quello con l’etichetta viola (per me è viola e non blu, come sostiene qualcuno ;)). Al Gasparo ci sono più di 60 etichette alla mescita, “perché il vino bisogna berlo!” (cit. Angelo). Un numero che mi ha impressionato, non mi era mai capitato di trovarne così tanti a disposizione anche per un solo calice!
Ripreso possesso delle funzioni gustative della mia lingua ho mangiato spaghetti di Gragnano con sfilacci di cavallo, pecorino e pomodorini. Pasta ottima, cottura precisa, condimento equilibrato, il gusto del formaggio accompagnava quello della carne, senza mai sovrastarlo nè restandone oppresso, e i pomodorini ripulivano la bocca per il boccone successivo. Al mio tavolo anche spaghetti con le vongole che non ho assaggiato ma giudicati ottimi da chi li ha gustati.
Filetto di Manzo alla griglia. Un classico, lo si trova facilmente nelle carte dei ristoranti. Ma non è altrettanto semplice trovarlo saporito e tenero come quello mangiato al Gasparo, accompagnato da un vino che ci ha incuriosito per il nome dialettale, e che abbiamo scelto dopo che Angelo ci ha dato due dritte. San Gioan Rosso I carati, zona di produzione Valtènesi, Groppello e Cabernet Sauvignon in parti uguali. Il primo affinato 12 mesi in acciaio inox, il secondo in barrique. Fresco questo 2006, naso balsamico e gusto vellutato e persistente.
Per finire salame al cioccolato, bello amaro e con tanto burro, che si vive una volta sola! Ma qui apriamo un altro capitolo…. Angelo si è seduto al tavolo, armato di tre bottiglie di vini da dessert: un porto di vent’anni (non mi ricordo di chi, chiedo venia), Barolo Chinato Damilano e San Gioan Brinat (da brinato, vendemmia tardiva di Riesling e incrocio manzoni a Novembre, con le prime brinate appunto). Da soci-gestori-maitre T&A sono diventati amici, abbiamo chiacchierato di cibo, vino, cultura e politica bresciana. E abbiamo chiuso serata e locale bevendo una bottiglia di champagne e brindando ad una nuova amicizia.
Consiglio questa trattoria per tutto: cibo, vino, atmosfera…. ascoltatemi, perché nelle guide non la troverete! La guida delle osterie di Slow Food non può menzionare il Gasparo solo perché a meno di dieci metri da un’altra grande osteria di Brescia, Il Bianchi. (In effetti sono molto vicine, tipo muro a muro) Ma questa può essere una buona ragione? Io dico di no, voi?
La Trattoria al ” Gasparo” qualche volta è una “figata”, Ma qualche volta no !
Marcello, permettimi di dissentire con te almeno stavolta. 🙂
Negli ultimi due anni il Bianchi e il Gasparo, hanno rappresentato la cucina di casa mia, le mie tane nelle quali nutrirmi, dove bere un bicchiere e scambiare due chiacchiere con gli amici.
Io ho notato invece una grande evoluzione di questo locale e una continuità in un’orgogliosa (e coerente) proposizione delle cose che sono riusciti a mettere in carta: hanno chiaro il piacere nell’offrire qualcosa di buono ed esclusivo.
Il cuoco non ha nemmeno trent’anni (se non ricordo male) e loro gli lasciano lo spazio per inventare.
Magari andiamo a mangiarci insieme e sono certo che potrai ricrederti.
Sulla vivacità dei gestori niente da dire !
Non ci posso credere!
L’ultima volta che son stato al Gasparo l’unica “figata” è stata l’acqua.
È cambiato qualcosa negli ultim 6 mesi?
ma dai! (non ricordo di aver bevuto acqua). Per me era la prima volta, e tornerò sicuramente. Cosa nello specifico non ti è garbato?
ho mangiato male, non chiedermi cosa, ma il ricordo è negativo.
Sul bevuto…. lasciamo stare.
Per questo chiedo se sia cambiato qualcosa negli ultimi 6 (o forse 7) mesi