Mi era sfuggita la notizia della visita da parte di un paio di funzionari dei nas (?) in una nota enoteca romana, dove hanno appioppato una multa al gestore perché in uno dei suoi scaffali riportava la dicitura “vini naturali”. Lanciata qui da Bolasco e ripresa da Angelo Peretti che esprime perfettamente il senso della cosa, ora l’enotecaro rischia pure una denuncia penale per frode alimentare o qualcosa di simile.
Ho scritto più volte e in tempi non sospetti di come considero fuorviante il termine “naturale” affiancato a “vino” in quanto, il nettare di Bacco è il frutto della cultura e della capacità dell’uomo nel trasformare i frutti della sua terra. Mai bevuto una spremuta fatta da arance che si sono tagliate da sole e che abbiano poi deciso di arrivare vino allo spremiagrumi per suicidarsi.
Ma quanta colpa ha l’enotecaro? La sua intenzione non era di certo quella di frodare i suoi clienti raccontandogli inappurabili storielle! Ha semplicemente scritto ciò che i produttori dei vini a scaffale gli hanno raccontato quando gli hanno venduto il vino.
Ho postato qualcosa prima della trasmissione di Paolini di sabato 7 dedicata proprio a questa faccenda. Diciamo che l’intervento del funzionario del Servizio Repressione Frodi ha stigmatizzato il fatto che la dicitura “naturale” può essere ritenuta ingannevole in quanto non normata dalla legge e pertanto non esiste una categoria di vini così definibili. Ciò detto, mi pare che si siano dette molte cose inutili, nessuno ha parlato ad esempio dei lieviti indigeni e solo Luca Galgano e ovviamente Angiolino Maule hanno commentato in modo pertinente. Diciamo che il sasso è in piccionaia; l’argomento è topico e la solita clamorosa iniziativa del Servizio Repressione Frodi è segnale di quanto il movimento che ricerca e propone un certo modo di fare vino stia irrompendo sulla scena culturale e commerciale italiana. Di certo neanche io vedo come si possa fare colpa all’enotecario, anche se , come ho scritto più sotto, davvero c’è un abuso di termini come bio, biodinamico e naturale spesso usati del tutto a sproposito.
Ecco il mio post:
“La stampa ha gettato il sasso e adesso leva la mano: ma quante informazioni scorrette e superficiali sono state diffuse negli ultimi anni a questo riguardo? Il pubblico dei consumatori, blandito e manovrato da abili comunicatori, ha assorbito il valore del movimento dei Vini Veri o Naturali e affini come moda avente proprietà salvifiche dalla chimica e dall’omologazione. Quasi mai sono state date le giuste spiegazioni di termini divenuti a sproposito di uso comune, come biologico, biodinamico, naturale, lieviti indigeni, metodo ancestrale,, e via dicendo. Volutamente metto tutto insieme perchè così è nella testa della gente che adesso non sa cosa vuol dire ma viene a chiedere vini senza solfiti e grida alla truffa se su un vino – magari delle TripleA o biologico o biodinamico – trova scritto “contiene solfiti”. E se spiego non mi crede.
Io mi sono sempre rifiutata di fare cartelli con la scritta Vini Naturale ancorchè il consumatore me lo richiedesse: anzi. Ho recentemente organizzato una serata proprio per chiarire I termini tecnici e il loro significato reale di cui tanto si abusa. Non credo proprio tuttavia che si possa parlare di truffa come è stato fatto a Roma da parte dell’autorità, ma mi riservo di conoscere al riguardo maggiori dettagli. In ogni caso questo dimostra quanta e quale sia la confusione, anche da parte delle autorità che così facendo hanno comunque sollevato un problema reale pur a mio parere esagerando e non poco nella fattispecie giuridica In fatto di pubblicità ingannevole. Allora, mi vine da dire, come la mettiamo con I professori universitari che mesi addietro indottrinavano studenti e telespettatori magnificando le doti naturali di un noto vino in cartone?”
Patrizia grazie per il tuo contributo.
Francamente continuo a pensare -in merito ai lieviti- che indigeni vs selezionati non sia come miele vs petrolio. E’ una scelta tecnica che mira al risultato che il produttore si è prefissato.
Non credo nemmeno che la Repressione Frodi miri a colpire qualcuno in particolare.
Concordo con te sull’abuso dei termini, ma questo lo sai da tempo. 😉
che ogni cosa va chiamata con il proprio nome non ci piove! certo l’enotecaro secondo me ha peccato di leggerezza (evitava di mettere qualsiasi cartello faceva prima), ma addirittura il penale mi sembra un esagerazione, visto che presumo non vendesse vini avariati e che il biologico, biodinamico chi più ne ha più ne metta, non sono sinonimo di maggior qualità rispetto a vini diciamo “tradizionali”.
Sè voluto calcare un po’ la mano.
le espressioni “vino rosso” e “vino bianco” sono definite dalla legge?