In questo incredibile e bellissimo viaggio che sto compiendo, mi sarei aspettato di rimanere stupito da tante cose: le case, le macchine, la cultura americana che riempie ogni istante della giornata… e infatti è stato così, ma mai avrei pensato di rimanere folgorato da un ristorante, dai suoi piatti e da una carta dei vini che rappresenta la Gardaland (più o meno accessibile) di ogni appassionato di vino.
Mai visto annate simili di Romanée Conti, di Pétrus, di Haut-Brion ma anche Giacosa, Mascarello, Quintarelli… solo per citarne alcuni.
Mister Tony è stata persona gentilissima e non ha lesinato nell’aprirci la sua cucina.
Subito un blocchetto di Foie Gras con un esemplare pan brioches a bastoncino, croccante e morbido nel cuore. Poi sono arrivate delle orecchiette fatte in casa con uova di galline allevate in cortile, condite con mortadella, pane tostato, uovo di quaglia e amalgamati con una crema di latte leggerissima e finalmente con una cottura perfetta, cosa che manca troppo spesso anche in Italia. La cottura è fondamentale.
A seguire un piatto fatto con un pesce americano (del quale ho scordato il nome), saporito, delicato e –fondamentale- non asciutto. Anch’esso goloso, leggero e ricco di gusto. Un piatto senza spigoli.
Poi a me sono toccate pure le costolette d’agnello texano, che hanno scatenato la fame fobica, la stessa che mi ha fatto perdere la cognizione delle cose, facendomi scordare l’eleganza del luogo per poi azzannare questo straordinario pezzo di carne.
Jeremy si è fermato al pesce, ma entrambi siamo rimasti stupiti della scelta del vino da parte del giovane direttore di sala che ci ha stappato un cabernet sauvignon del 2007 prodotto in Napa Valley. Il vino è stato scelto prima di decidere i piatti, come una sorta di “bicchiere di benvenuto” e poi abbiamo scelto di continuare con quello a prescindere dal pesce nel mezzo.
Snello, filante e goloso, dall’alcol elevato ma impercettibile in quanto un frutto maturo (non marcio o appassito, maturo) lo sovrastava con imperioso slancio. Il legno, usato con profonda conoscenza e criterio. In bocca asciutto, carnoso e al contempo fresco. Certamente da riprovare anche con qualche anno in più.
Dopo tanto ben di dio in un luogo tanto elegante e con una carta vini da brivido, ho chiesto cosa ne pensasse la Guida Michelin e qui –purtroppo- è cascato l’asino, perché la guida è presente solo per le città di New York, San Francisco e Chicago e questa cosa la trovo quantomeno imbarazzante, sia per gli Stati Uniti sia per la guida più importante del mondo!
Se Paul Bocuse avesse aperto un ristorante a Houston, la Michelin non l’avrebbe valutato? Non è guida anche nello scoprire certe straordinarie eccellenze? E poi: non si possono ignorare cose come questi piatti, questa carta dei vini e la passione di Mister Tony nella città dei petrolieri per eccellenza, ergo in una delle città più importanti del mondo. Mica stamo a parlà de Ovindoli (cit).
Un grazie di cuore a Mister Tony per la gentilezza che non ha risparmiato, a Marty Levy (cugino di Jeremy e con me nella foto) per la splendida compagnia e a Jeremy per le foto, per tutto quanto posso raccontare e anche oltre. Tanks man!
Thanks men semmai, gnaro.
Beghi, è un intercalare e pure singolare.
La verità è che la mia è tutta invidia. 🙂
La prossima volto porto anche te e il Marchi… 😀
Ottima idea! 🙂