Di San Diego ci si può innamorare

San Diego è città di confine che profuma di macchia mediterranea e di eucalipti, ma senza koala. Una finestra spalancata sull’infinito blu che brilla al tramonto e ti acceca.

C’è ordine, c’è bellezza e l’arrogante voglia di non fare una beneamata minchia è condizione alla quale non ci si può sottrarre. Vorrei solo incontrare Simon&Simon con il loro elicottero.

Tre ore di volo da Austin e tutto cambia.

Ieri sera cena perfetta presso Jaynes Gastropub. In apertura un cocktail preparato in maniera esemplare: perfettamente equilibrato, giustamente piccante, pepato e goloso.

Durante la cena si è stappato vino: partendo da Camossi, Arici e Togni (spediti appositamente) si è passati a Movia, Vodopivec, Mascarello con un sempre eccellente (e grandissimo) Monprivato del 2003, poi un Syrah californiano… tutti vini portati da amici di Jeremy per l’occasione.

È tutto talmente bello che non ho nemmeno voglia di scriverlo e poi, per esempio, come si può raccontare di una scogliera a picco sull’oceano dalla quale si lanciano con i parapendio in un orizzonte senza confini?

Tra poche ore partiamo in macchina per Los Angeles, dove stasera e domani affronteremo il famoso Sotto e non vedo l’ora.

Il pensiero del giorno: se una donna ti dice “non l’ho detto a nessuno” significa che ne ha parlato solo con le sue tre amiche fidate del momento, che a loro volta hanno tre amiche fidate del momento per ognuna e che a loro volta…

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