Ricevo e pubblico.
G.A.
Il presidente del Consorzio Maurizio Zanella: dicitura abusata, obsoleta e senza futuro
Erbusco, 27 apr – Uno stop in piena regola a uno dei termini più utilizzati per indicare il Franciacorta, piuttosto che lo Champagne o gli spumanti in genere. L’appello viene dal Consorzio Franciacorta, che si rivolge soprattutto a chi comunica il vino, ma anche ad operatori, appassionati e produttori.
“Chiamiamo il vino con il proprio nome e non con termini che ne generalizzano e ne uniformano le peculiarità, appiattendone, di fatto, la qualità percepita – spiega Maurizio Zanella, Presidente del Consorzio Franciacorta -. ‘Bollicine’ è un termine obsoleto e senza futuro. Il tempo presente ci offre una nuova occasione per affermare i nostri vini di qualità, cominciando dal consolidare la cultura di base in materia e da un appropriato linguaggio”.
“E’ necessario – aggiunge Zanella – iniziare un nuovo percorso per valorizzare i grandi vini anche dal punto di vista ‘nominale’. Con impegno e passione il Franciacorta ha raggiunto il traguardo dei 50 anni; a questo punto, credo sia maturo per un passo successivo, importante per poter definitivamente trovare, a livello nazionale ed internazionale, un posizionamento coerente e rispondente all’eccellenza che esprime”.
“E che non si chiami più spumante – continua Zanella – per nessun motivo al mondo. L’ho già simpaticamente ricordato all’amico Franco Maria Ricci rispondendo ad un suo articolo apparso in marzo su ‘Bibenda 7’. La similitudine tra ‘spumante’ e Franciacorta è da bandire in qualsiasi citazione. Non per velleità o principio, ma per decreto ministeriale”.
Nel dettaglio, si fa riferimento al disciplinare di produzione del Franciacorta, approvato per decreto ministeriale (Mipaaf) e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana in prima istanza il 24 ottobre 1995 – serie generale 249, art. 7 e poi, a seguito di modifiche ulteriormente restrittive, il 23 ottobre 2010 – serie generale 249, art. 7, che recita: “per identificare tutti i Franciacorta, è vietato specificare il metodo di elaborazione, metodo classico, metodo tradizionale, metodo della rifermentazione in bottiglia e utilizzare i termini vino spumante”.
“Oggi il Franciacorta, come anche altri vini di qualità, esige più rispetto, eleganza, identità, che il termine bollicine, ormai, non è in grado di dare – conclude il presidente Zanella. Franciacorta, Champagne e Cava: in Europa, solo questi 3 vini possono utilizzare un unico termine per identificare in modo preciso un vino, un territorio e il metodo di produzione. Ecco l’identità di cui parlo. Chiamiamo il vino con il proprio nome e quindi: Spumanti, i vini senza Denominazione specifica; Franciacorta, il Franciacorta”.
Guai al mondo se mi fosse scappato il termine “bollicine” davanti a Beppe Colla, il grande vecchio dell’enologia piemontese. Lui, figlio di quel Colla che per primo fece il metodo classico in Italia ai primi del ‘900, ha in odio da sempre questo termine banale, che non rende certo onore alla nobiltà del vino spumante rifermentato in bottiglia. Approvo questa affermazione da parte di Zanella. Direi che un po’ più di educazione non guasta, anche nell’uso dei termini.
Approvo pienamente l’uso di una terminologia più adeguata!
….ma il consumatore che mi trovo a servire mi capisce quando uso parole a volte a lui estranee, ponendo già un muro su quel che potrebbe essere la fiducia che mi dovrei conquistare per la giusta proposta sulla “bollicina” da sciegliere?…troverei più corretto cercare inanzitutto di Educare il consumatore, trovando in un secondo momento anche la giusta sintonia per meglio esaudire quel che troppe volte è richiesto con un semplice “prosecchino”, mintendendspspesso anche