L’incompetente critica del vino, il suo opportunismo e la Franciacorta

Dopo quasi vent’anni che mi occupo di vino non sono ancora riuscito a comprendere come si possa valutare un valutatore –scusate il gioco di parole- rispetto a un altro. Manca l’oggetto, o meglio manca una scala di valori nei quali posizionare le ipotetiche singole capacità per poi sovrapporle, confrontandole tra loro ed esprimendo un parere di merito o di demerito dell’operato.

A prescindere dalle oggettive capacità di ognuno nell’esprimere un giudizio soggettivo (e qui ho già detto tutto), alcuni li apprezzo per la giusta leggerezza con la quale affrontano il vino nell’eleganza essenziale dei loro scritti, oltre alla delicatezza con la quale si rapportano con me e con chi li legge. Persone che certamente rappresentano un valore aggiunto nella comprensione di un prodotto dell’uomo, che altro non conosce se non infinite e mutevoli variabili nello spazio del tempo.

Altri invece mi ricordano i ragazzini complessati, brutti e costosamente malvestiti che si trovavano all’oratorio o ai bordi del campetto da calcio, quelli che il bullismo lo generavano anche nelle orsoline.

Quelli che quando dichiaravano di essere bravi in qualcosa (bravura tale, poiché indimostrabile tipo: io scio solo sull’Everest) lo facevano pesare all’infinito, come quelli che potevano permettersi un giocattolo esclusivo e non ne condividevano la visione e il divertimento con nessuno per il timore di perdere il primato di quei pochi istanti di gloria. E giù legnate e la conseguente etichetta di “poracci” a vita.

Un corso di sommellerie oggi, condito da una buona capacità lessicale e magari da una coinvolgente scrittura, rappresentano gli strumenti per far percepire all’ignaro consumatore l’ipotetica bravura nelle ormai cresciute vittime del bullismo adolescenziale? Ho paura di si, in quanto le loro capacità (sempre a detta loro) ormai spaziano non solo nell’analisi organolettica, ma nell’enologia più tecnica, nella geologia, nella comprensione storica di un vino e soprattutto, ora sono in grado di sentenziare se un territorio può essere ritenuto tale o meno.

È il caso della Franciacorta, la stessa che i suddetti complessati da crisi d’inferiorità frequentano volentieri quando invitati da qualche grande azienda (per numero di bottiglie prodotte) per mangiare le creazioni di Marchesi, Fusari o Cerveni e magari pure con un bel gettone presenza, la stessa Franciacorta per la quale scrivono grassi pezzi di encomio –dopo la cena chiaramente- e la stessa che sputtanano a bassa voce sostenendo che non sia un territorio vitivinicolo, che non rappresenti un sistema territoriale in seno al vino.

Questi, che continuano a credere che un territorio come la Champagne sia stata creata da Gesù bambino con un miracolo e due capriole, li invito a scrivere chiaramente quello che pensano e magari di farlo prima di scroccare una cena e un alloggio per la notte dove smaltire la frizzante sbronza, invece che bisbigliare pestando una quantità immane di merde che altro non indica, se non la loro improbabile professionalità e conoscenza del vino.

Personalmente penso che questi maestri d’eleganza, questi gran cerimonieri della convenienza non abbiano preso calci a sufficienza dalle orsoline… ma attenzione, perché il tempo per rimediare c’è.

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18 risposte a "L’incompetente critica del vino, il suo opportunismo e la Franciacorta"

      1. adesso però devi vuotare il sacco, altrimenti è tutto molto sospeso in aria e vale poco. (insomma sono curioso:-) )

    1. Credo che offensivo e volgare sia partire dal presupposto che si possa dire qualsiasi cosa senza conoscerne la natura della cosa stessa.

  1. leggi un post così e sorridi per tutto il giorno (riso amaroo..). Di creditori di calci ecumenici ce nè in abbondanza insomma. Ma la domanda è chi?? 😉 vorrei tanto leggere (o aver ascoltato) le dichiarazioni di questi signori. Il “cosa” non mi stupisce affatto purtroppo,
    quanti giornalisti reinventatisi dalla cronaca scrivono oggi di enogastronomia..?..mmm..

  2. come scrisse Roland Barthes, il critico è morto… il concetto di una critica davvero soggettiva apre la strada verso un labirinto di semiosi e, specialmente in epoca post-moderna, risulta pienamente fallace…

  3. Credo che chiunque possa esprimere il proprio parere, il problema nasce quando un blogger, giornalista, privato vuole insegnarci come fare il vino senza conoscere nemmeno le basi di viticoltura ed enologia.

  4. Salve, quello di cui scrivi è, oramai, il manifesto dell’italianità quotidiana. Se è vero che questo è il paese dove il Tavernello è il vino più consumato, il grande chèf sponsorizza il dado gelatinoso per la preparazione del “vero” cibo, allora non c’è da stupirsi se i giornalisti sono merce in vendita al miglior offerente. Essi vivono di balle narrate, la storia recente ci ha insegnato che l’importante è fare si che la gente parli, se non sa di cosa parla è anche meglio.

  5. Gianfranco Contini, altro grande studioso letterario, parlava di «modo dinamico» e «perenne approssimazione al “valore”» (1970) per sintetizzare il processo di definizione dell’opera d’arte: trovo che lo stesso possa valere per il vino, perciò. E, “nella comprensione di un prodotto dell’uomo, che altro non conosce se non infinite e mutevoli variabili nello spazio del tempo” ripenso così alle sole questioni che reputo essenziali in ambito critico, cioè il “talento” e la passione/competenza di portare un “valore aggiunto” a ciò che si tratta…
    Il resto -come sarebbe bello essere anacronistici su ‘ste cose!- è un orrore: non si fa in tempo a riprendersi dall’ultima idiozia letta che ci si imbatte in “penne” che intendono suggerire qualcosa a potenziali lettori volontari e paganti solo sotto mancia ulteriore al compenso…

  6. bene!
    Però attenzione a non credersi sempre migliori degli altri o più preparati perchè non si sa mai chi ci si ritrova di fronte.
    E soprattutto una critica non deve considerarsi sbagliata solo perchè non collima con la nostra idea, soprattutto se si parla di vino. (figuriamoci se si parla di Franciacorta 🙂 )

    1. Ecco il moralizzatore..
      Nessuno si crede meglio di qualcun altro e tantomeno si sta dando addosso a una critica che non compiace la Franciacorta.. Si discute di ipocrisia e opportunismo.

  7. Giornalisti che ti dicono come devi fare il tuo vino , pur non avendo -loro-lavorato mezzo secondo in vigna,ti dicono come dovrebbe essere il vino del tuo territorio pur abitando 100km da te e non venendo mai a vedere le tue vigne e le tue scelte….forse il problema è nostro che gli -li- diamo troppo importanza!!Io non mi credo meglio di nessun altro solo mi stà sui maroni quando gente “competente” spaccia difetti oggettivi per valori del vino solo per avere più argomenti. Sicuramente avrò sparato cavolate , ma ho i maroni talmente girati verso “sti personaggi” che non riesco a spiegarmi bene talmente sono incazzato…sempre pronti a farsi invitare a “babbo morto” e poi li senti parlare e rimani di sasso. scusa the sfogogp

  8. I nomi e le circostanze!
    Altrimenti è solo un discorso teorico bellissimo che puzza di fritto, aria fritta.

    1. Chiaro, ricordati che io con te non ho pendenze. Sono certo che il messaggio sia giunto a destinazione. Scritto contro parole, vince sempre il secondo.. Almeno in tribunale. E po’: chi casso set? 😉

  9. Bravo Giovanni,
    se chi doveva recepire ha recepito allora andiamo bene. Ogni tanto ci vuole il bastone se no questi si abituano troppo alla carota…

    P.s: una palese smerdata pubblica era troppo.. così suona come avvertimento e amici(?) come prima!

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