A Brescia c’è un vigneto che dal 1971 gode di una sua piccola ma storica notorietà e di una locale quanto solida dignità di cru: il Ronco di Mompiano, posto sul dolce Colle San Giuseppe, nel cuore della città.
Artefice e custode di quella rarefatta quanto preziosa enclave vitata e del vino che da essa trae origine fu Mario Pasolini, vignaiolo che ebbi il privilegio di conoscere nei miei anni di residenza bresciana (tra il 1998 e il 1999).
Di lui mi colpirono il nobile attaccamento a quello specchio di vigna e l’incrollabile fiducia nel mestiere di contadino-artigiano, nonché una passione viscerale per il vitigno nebbiolo: lo imparò a conoscere ed apprezzare fin da studente – quando frequentava la Scuola Enologica di Alba – lo piantò a Mompiano alla fine degli anni ’70 e di tanto in tanto lo vinificava e imbottigliava per sé e per gli amici.
Da qualche mese Mario ci ha lasciato e così l’ultima bottiglia del suo Ronco di Mompiano, nella mia cantina da tempo, mi dà l’occasione di ricordarlo come merita: vendemmia 1997, blend di marzemino e merlot, e nel calice un rosso rustico ma ancora saporito, un po’ sfilacciato nei profumi ma lontano dall’ossidazione; claudicante nel portamento ma tutt’altro che seduto.
Spero che Mompiano resista – non solo nella nostra memoria – e che il suo
vino, compagno ideale dello “Spiedo”, continui a trovare spazio nelle migliori
tavole del Bresciano. [Francesco Falcone]