Non potevo titolare “Merano, parco giochi per enofili” perché già usato da Fiorenzo Sartore qui. Ma il messaggio è lo stesso. Entri nella kurhaus con un catalogo che già sfogliarlo è un’impresa, visto peso e dimensioni, direttamente proporzionali alla quantità di cose buone che in quest’occasione si possono assaggiare. Perché è vero che il biglietto costa un capitale, e che i bicchieri me li dovresti regalare e non chiedere 10 € di cauzione, ma io tutte queste bottiglie insieme quando le ritrovo? Sono così tante che rimani un po’ spiazzato, serviva un programma di assaggi, e io non me l’ero preparato!
Avevo comunque qualche idea, l’elenco dei produttori era on line e gli avevo dato una sbirciata. La prima tappa sarebbe stata da un viso conosciuto, per prendere confidenza con le sale e la folla tra i banchi. I pieghevoli erano finiti, sicché l’unica bussola per orientarmi era il pesante tomo lucido la cui lettura necessitava di un angolo per appoggiarmi. E mi sono imbattuta nel primo viso conosciuto, al banco di Intravino, tal Alessandro Morichetti. Ora potevo iniziare a bere. 😉
Bollicine, subito. E bresciane assolutamente, che già appena valicato il passo del Tonale (che collega e segna il confine tra Brescia e Trento) ho notato di non essere a casa, per come sono tenute le strade, i ponti, gli spazi verdi. Anche le foglie cadute dagli alberi mi sembravano più ordinate. Ma qualcosa di buono lo sappiamo fare anche noi, quindi, sano patriottismo bresciano mi ha spinto verso la Kursaal.
Primi assaggi e ri- assaggi. Il Mosnel (Parosè 2006), Monterossa (Cabochon riserva rosè 2005 – “solo se so di avere davanti un interlocutore esperto” cit. la gentil signora che mi ha scambiata per tale ), Bersi Serlini (extrabrut riserva 2003).
Sento parlare molto su twitter dell’aglianico del vulture, e voilà, Don anselmo 2007 Paternoster e La firma 2008 di Cantine del notaio. Ho preferito il primo. Scortata da un imponente altro elemento intravinico, Antonio Tomacelli, ho conosciuto Gianfranco Fino e il suo premiato e chiacchierato ES 2009, in tutta la sua dolcezza, buono ma che stanca facilmente il mio palato.
Per rifocillarsi basta spostarsi nel padiglione esterno che ospita culinaria (tutto attaccato, mi raccomando) e incontrare i sapori d’Italia e non solo attraverso salumi, i formaggi, olii evo, conserve, cioccolato e per finire il panettone del forno di Pietro Freddi.
Era ora di Piemonte. Chiarlo, Bruno Giacosa, Produttori del Barbaresco e altri. Da qualche tempo sono affascinata dal nebbiolo, e ho passato una bella ora tra bottiglie che ne imprigionano la magia, il potere di farmi sorridere quando avvicino un calice prodotto con questo vitigno al naso.
Ultimi assaggi. Francia. Sauternes. La dolcezza che non mi stanca.
Il festival è stato, oltre ad un parco divertimenti per i curiosi avvinazzati come me, un bel momento per rivedere tanti amici, appassionati e produttori, e conoscerne alcuni che finora erano solo un avatar di twitter. Bella gente! 😉
A MWF sembra che il vino e tutto quello che ci ruota intorno sia ancora argomento maschile. La fila al bagno era lunga, ma a quello degli uomini! Per la prima volta nel bagno delle signore non c’era coda, sintomo di partecipazione femminile in numero ridotto. Ma le presenti ( e non mi escludo) erano di un livello qualitativo elevato, almeno quanto i vini in degustazione. 😀
“di partecipazione femminile in numero ridotto. Ma le presenti ( e non mi escludo) erano di un livello qualitativo elevato, almeno quanto i vini in degustazione.”
se c’era buon vino e gnocca allora altro che Gardaland .. 🙂 :)..cosa mi sono perso !!