Ci sono cose per le quali andare orgogliosi nel mio territorio, nella mia meravigliosa Provincia presa troppo spesso a calci in faccia da amministratori incompetenti, presuntuosi e profondamente dannosi per la società e che credono di giocare a “Millionaire City” con il futuro di tutti.
Gianfranco Comincioli, con i suoi prodotti, rappresenta un punto fermo nell’ancor troppo confusa Valténesi. Oltre ai vini, impeccabili e profondamente espressivi, c’è l’olio. Un prodotto la cui cultura nel consumatore, è distante anni luce dalla realtà. Sottovalutato e inflazionato da produzioni industriali che l’hanno dipinto come un qualcosa di poco valore, l’olio che sta alla base della cultura italiana non vive facili momenti.
A casa di Nico non manca mai, fra gli altri, l’olio di Comincioli e durante l’ultimo dei nostri turbolenti traslochi (in questo caso il suo), me ne sono accaparrato una bottiglia.
“Numero 1” è un blend di dieci monocultivar denocciolate coltivate in Valténesi.
Ora, chi vi scrive è un profano privo di cultura olearia ma che ama e riconosce quando un olio è ossidato, puzzolente o cattivo(e ce ne sono tanti sugli scaffali dei supermercati) e questo accade in media dopo un anno di bottiglia…
Quest’olio è stato raccolto nel 2008 (certamente non è più in commercio) e la cosa straordinaria è la sua freschezza, la sua assenza quasi totale di fastidiose e maleodoranti ossidazioni. È ancora buonissimo e goloso. È certamente da provare!
Io ho assaggiato l’olio di Comincioli quest’estate..ed è veramente eccezionale!
L’olio come il vino vanno degustati..hanno entrambi un’anima che va capita e valorizzata..
Brava Anna, perché è proprio l’anima l’anello mancante nelle produzioni industriali! Qui c’è, perché dietro a tutto c’è un uomo con la sua cultura e le sue scelte e non un “profitto a ogni costo”.