TerroirVino: adoro le cose ben fatte

C’è poco da dire che non sia già stato detto, in merito a Terroirvino, la manifestazione che da sette anni(son di più?) Filippo Ronco organizza in quel di Genova. C’ero stato come curioso alla prima edizione e poi, causa impegni più o meno contingenti, ci sono tornato solo quest’anno in veste di espositore. Non sono (come ho già scritto ai ragazzi di Brescia per Passione, in merito allo strepitoso successo del bikemob tenutosi martedì in Piazza della Loggia) “capitan complimento” ma non posso esimermi dal dire che Terroirvino si è rivelata una manifestazione di assoluto spessore. Un’organizzazione perfetta, fatta di persone attente e capaci di intervenire prima che l’ombra di un problema potesse presentarsi. Molte manifestazioni più pompate ma costantemente ricche d’imperfezioni, dovrebbero prenderne spunto. Un pubblico interessato, lontano dai fenomenismi (solo uno si è espresso come un enogeobionaturoscienziatomondiale-super, sparando cose irripetibili) composto e interessato. Un luogo stupendo i Magazzini del Cotone al porto vecchio. Io e Arici siamo potuti arrivare in barca, guadando Oglio, Po’ e Scrivia, ormeggiando a vista proprio di fronte ai nostri occhi. 😉

Bravi, perché ognuno ha potuto raccontare e far degustare tutto alla perfezione.

Photo di Lucia Bellini
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11 risposte a "TerroirVino: adoro le cose ben fatte"

  1. mi ha chiesto dei lieviti e del livello di potassio nei terreni e altre cose “fondamentali”. il tutto ancor prima di portare il bicchiere al naso e con un modo di fare stile “ti faccio vedere subito che non sono l’ultimo arrivato”. così l’ho trattato male. 😉

    1. Io bevo solo vini prodotti da uve cresciute in terreni altamente ricchi di potassio e poveri di sodio cosi’ da fare tanta plin-plin: che male c’e’? sei tu che sbagli e non vuoi informare il consumatore.

      saro’ sepliciotto, ma divido i vini in due categorie: quelli che mi piacciono e quelli che non mi piacciono.

      1. Se bevi i vini che ti piacciono, a che ti serve sapere preventivamente il grado di potassio, oppure i ceppi per ettaro, o ancora l’età delle piante?
        e dopo che te li ho comunicati -questi dati- che fai? li confronti con quelli che ti ha raccontato un altro produttore e poi calcoli quali sono le variabili che ti hanno permesso di apprezzare o meno quel vino?
        Fammi capire…

      2. Giovanni, la mia era solo una battuta contro un certo modo di fare informazione che sento spesso nel mondo del vino, che credo generi mostri come il nostro amico del potassio (dichiaro senza vergogna che non so nemmeno a cosa serva il potassio nel terreno).
        Molti semplici appassionati, anche bevitori della domenica come me, si scannano su blog e forum per qualsiasi dettaglio della produzione di un vino.

        Io assaggio diversi vini, alcuni mi piacciono e ne prendo nota, altri no e dopo averli bevuti una volta non li ricompro. Personalmente il grado di potassio, i ceppi per ettaro o l’età delle piante sono dati che non mi interessano nemmeno dopo l’assaggio: non riesco infatti a rintracciare nel vino le caratteristiche date da questi singoli elementi.
        Mi piace molto invece ASCOLTARE chi il vino lo fa e capire cosa mi vuol dire nelle sue bottiglie.

        Per farti due esempi concreti a te cari: sapere che il Martina di Enrico e’ prodotto da vecchie vigne mi interessa poco, sapere che esiste e che e’ un GRANDE vino, molto di piu’; sapere che i terreni di Andrea sono calcarei (se non ricordo male) mi interessa poco, sapere che lui produce il mio Franciacorta preferito mi interessa eccome.

        Cerco di guardare alla luna, non al dito che la indica.

      3. Ti ho risposto con una battuta pure io, Francesco! Ti ho conosciuto e abbiamo degustato insieme, figurati se credo che quello che hai scritto, possa essere anche solo minimamente il tuo pensiero…
        Però non sono d’accordo sul tuo appunto: se un vino è figlio di un territorio e ancor più di un terreno che gli conferisce un’insolita peculiarità organolettica che tu stesso riconosci e ho la possibilità di dirti (dimostrandotelo) il perché, non lo faccio certo nella speranza che il vino possa piacerti di più. Il vino è anche storia e cultura e se vieni in azienda e vedi le vigne e apprezzi come il contadino interagisce con la natura, con la storia vitivinicola del territorio e con i sistemi-vigneto che decide di condurre, come sopra, credo possa essere un’informazione interessante per un appassionato, perché anch’essa facilmente dimostrabile. In “soldoni”, ti descrivo quello che tu stesso puoi vedere.
        Converrai con me che è altra cosa, rispetto a raccontare di magiche fermentazioni e livelli di “ciccia” nei suoli.
        p.s. grazie per il GRANDE -riferito al Martina-. Quest’anno sarà ancora meglio, quindi preparati per un’altra trasferta Camuna!

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