Ero così entusiasta a Vinitaly, quando ho saputo che Silvano Brescianini aveva preso in esame la mia proposta in merito all’obbligatorietà della data di sboccatura, che quasi ci avevo creduto!
Per farvela breve, sarà obbligatorio indicare l’anno, mentre il resto (mese o stagione) sarà facoltativo. A che serve? Chiunque abbia coscienza di cosa sia un vino prodotto con “metodo classico”, capisce che nell’arco di dodici mesi il vino cambia eccome! Cambia anche dopo novanta giorni, figuriamoci in trecentosessantacinque. Non vi nascondo la mia delusione per l’ennesima occasione persa. Si parlava di indicare almeno la stagione che (anche se ancora molto vago come dato) sarebbe servito a dare un’indicazione meno generica, certamente meno inutile.
Se proprio dobbiamo indicare qualcosa “tanto per”, non sarebbe meglio non indicare nulla in attesa che i “cachi” siano maturi? Altrimenti avvaloriamo la tesi di Monsieur Paillard, ovvero che oggi si mette la data di sboccatura per moda, e i vini sono messi in commercio il giorno successivo alla stessa. La mia speranza è che adesso non partano una serie di “trionfalistici” comunicati stampa, a sigillo “dell’ennesimo successo” e che nessuno cerchi di farmi passare questa decisione consortile come un positivo traguardo.
Quindi avanti tutta(!), al grido di “se non lo fanno nemmeno in Sciampagn perché dobbiamo farlo noi?” come ha detto qualcuno giusto ieri!
P.S. @ Zanella: non diciamolo a nessuno, altrimenti potrebbero accorgersi che molti, non hanno ancora capito una cippa. 😉
Siamo sicuri che i più non hanno capito nulla ??
Si Marcello, ne siamo sicuri. Per interesse o per ignoranza…
Questo non voler “disturbare qualcuno” ed “accontentare qualcun altro” è quantomai ambiguo. Sarà che a qualcuno non interessa far sapere quanti anni ha la bottiglia sullo scaffale dei suoi clienti (e così potrà dormire sonni tranquilli)? Io continuerò a dare il massimo delle informazioni alla clientela e quest’ultima sarà poi il giudice di certe scelte fatte da ogni singolo produttore. informazioni trasparenza sicurezza garanzie
mi spiace rilevare come non si sia scelta fino in fondo la strada della chiarezza e di una comunicazione trasparente verso il consumatore finale. Perché scrivere sboccatura 2010 e basta é ben diverso, e lo capirebbe chiunque da scrivere sboccatura gennaio oppure novembre 2010. Dieci mesi fanno la differenza… Perché non indicare anche il mese resterà per me un poco gaudioso mistero…
Ero presente all assemblea soci ….. ho detto la mia . Ho chiesto e mi sono augurato che tutti gli “è preferibile è consigliato ” diventino “obblighi” ma come sapete per esempio la storia della sboccatura in etichetta si è fermata all obbligo dell anno. Non sono ovviamente daccordo. Trovo naturale e onosto mettere anno e mese. Ma è andata cosi. Che dire mi è venuta la voglia di rimanere nel consorzio (quasi un paradosso) ma per dire quello che penso ogni volta che ne avrò la necessità. Anche perchè non dice niente nessuno, poi fuori da li (classico ) “e però questo non va bene, potevano fare cosi” . Cazzo parlate!
Gentili signori,
vi ringrazio per i vostri interventi e mi permetto d’intervenire nel dibattito, anche se in ritardo, essendo stato citato personalmente, con l’obiettivo di chiarire la posizione del Consorzio in merito a questa vicenda. La proposta d’inserimento della data di sboccatura è segno evidente del fatto che il Consorzio sia sensibile a questo tema, ritenendolo certamente importante per garantire al consumatore, per nostra fortuna sempre più attento ed enologicamente colto, la giusta trasparenza.
La proposta del Consorzio, formulata dall’ufficio tecnico e presentata all’Assemblea dei Soci lo scorso 3 maggio, prevedeva la possibilità di votare se rendere facoltativo oppure obbligatorio l’inserimento dell’anno e della stagione di sboccatura in etichetta, aprendo poi al dibattito dei presenti. A questo punto vorrei ricordare che il principio di democrazia è sovrano e solo chi è presente, ed interviene attivamente nella discussione, può tentar di far illustrare e sostenere proprie posizioni di fronte all’Assemblea dei soci. Tra gli intervenuti le posizioni erano diverse e la decisione proposta dalla Presidenza dell’Assemblea, approvata all’unanimità, è stata di compromesso in piena logica democratica.
La data di sboccatura, per quanto ci è dato conoscere, non è né consigliata né tantomeno obbligata in nessun’altra denominazione al mondo.
La crescita del Franciacorta in termini di disciplinare è sempre avvenuta per tappe, in costante crescita qualitativa.
Con l’occasione voglio ribadire il mio proposito per il futuro, almeno finché avrò l’onore di ricoprire questo ruolo: proseguire in un percorso di continua crescita qualitativa e di trasparenza nei confronti dei consumatori
Cordialmente,
Maurizio Zanella
Gentile Zanella,
la ringrazio per essere intervenuto. La citerò più spesso… 🙂
Non lo so se sia proprio una fortuna, in questo specifico caso, che il consumatore sia sempre più enologicamente colto, perché l’evoluzione -per chi si approccia a questa tipologia di vini- porta a comprendere che indicare solo l’anno di sboccatura non serve a molto per valutare con l’attenzione dovuta il prodotto e che un anno, sia un tempo molto dilatato nel quale un vino muta e non poco. Spero che su questo sia d’accordo con me, se non può esserlo come presidente, almeno come appassionato conoscitore quale è.
La democrazia è ciò che adoro di più, ma trovo sia necessario che tutti conoscano con precisione di cosa si sta parlando. Spieghiamo anche a chi non lo sa(ci sarà qualche produttore ancora con le idee poco chiare in merito?), cosa accade in chiave organolettica al vino dopo un periodo X dalla data di sboccatura.
Francamente, il fatto che l’indicazione della data di sboccatura non sia obbligatoria in nessun dove, lo vedevo come un vantaggio, come una grossa opportunità per essere innovatori in qualcosa di cui ne avevamo capito l’importanza. Non è andata così e mi spiace molto.