Podere Panta Rei: un angolo di Valcamonica in Toscana

Non ho visitato l’azienda e tantomeno ho avuto la fortuna di conoscere il produttore, ma è evidente come l’anima Camuna sia insita in ogni aspetto del vino che ho degustato.

Si chiama “Pitoto” che nel dialetto camuno significa giullare, pupazzo, burattino e se ne trova traccia nelle incisioni rupestri della Valcamonica che rappresentano il primo sito italiano a essere stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1979. Altro primato bresciano a non essere mai ricordato da nessuno. Del resto dobbiamo solo riferire di edilizia e amenità del genere. Il Pitoto giocoliere (che fa girare dei grappoli d’uva)riportato in etichetta, è anche il simbolo dell’azienda.

Il vino in questione, il Pitoto appunto, è un Ciliegiolo del 2009 ed è prodotto dall’azienda Panta Rei sulle colline piasane, in quel di Terricciola, di proprietà del camuno Alberto Bellini.

Vino intenso e concentrato, impenetrabile nel colore e con un naso invitante, da confettura di ciliegie stramature. In bocca l’ho trovato asciutto, con un tannino vivo e sabbioso che ne disturbava percettibilmente la beva, invogliata dal naso. Non sono un guru del ciliegiolo, ma credo che la bottiglia soffrisse di poca maturità per un vino di tanto spessore. Comunque buono e curioso, certamente da approfondire.

Un vino, Pitoto, che sono certo di ritrovare in uno stato di miglior equilibrio dopo qualche annetto di bottiglia, ma che già identifica a chiare lettere la volontà del produttore di non essere banale e di avere le idee ben chiare su cosa mettere in bottiglia.

Mi piacerebbe degustare annate più vecchie del Pitoto, il vino dall’anima camuna in terra toscana…

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