E se la data di sboccatura diventasse obbligatoria?

Da oltre tredici anni dedico particolare attenzione (prima di tutto per piacere e poi per lavoro) alla degustazione dei vini prodotti con “metodo classico” provenienti da ogni dove. Una delle cose che ritengo indispensabili per capire e valutare questa tipologia di vini è la data di sboccatura, di degorgement per i francesi.

Francesco Orini

Certamente un dato fondamentale, poiché da sempre il vino è indissolubilmente legato al tempo e quest’operazione di espulsione dei lieviti dalla bottiglia, rappresenta l’elemento che un degustatore evoluto non può non tenere in considerazione.

Non credete che uno champagne o un franciacorta possa evolversi o morire, cavalcando l’inesorabile corsa del tempo? Non credete possa essere quantomeno curioso, capire come la vostra “bollicina” preferita sia in grado di mutare i propri aspetti organolettici, dopo un paio d’anni dalla sboccatura? Magari non sarebbe più la vostra preferita…

Non voglio dilungarmi con una retorica che rischierebbe di inflazionare questo importante argomento, vorrei invece che chi degusti per valutare, non possa prescindere da questa variabile, così come chi produce e vuole mettersi in discussione fino in fondo.

Non credete?

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28 risposte a "E se la data di sboccatura diventasse obbligatoria?"

  1. Come non concordare, Giovanni? E infatti i produttori che amano il proprio vino prima e più del mercato sono i primi a tenere molto a questo “dettaglio”. E a nulla vale di fronte a un elemento fondamentale per il godimento e la valutazione di un metodo classico -italiano o francese che sia- l’obiezione relativa alla indubbia complicazione data dalla stampa delle etichette.

    1. Caro Dan,
      oggi non è nemmeno necessario ristampare le etichette. Noi le facciamo tutte senza data e le mandiamo in ristampa ogni volta che si degorgia. Un piccolissimo investimento in termini economici che chiunque può sostenere.

  2. Perchè insistere su un disciplinare, un emendamento nazionale o comunitario che preveda l’obbligatorietà di tale data?
    Non potrebbe essere, più semplicemente, una dichiarazione volontaria delle aziende?
    in questo modo tale signatura sarebbe un metro di giudizio nei confronti delle diverse partite e allo stesso tempo una forma di rispetto degli acquirenti, siano essi privati, ristoratori, enoteche o importatori.
    Concordo -comunque- pienamente sulla differenza del profilo aromatico ai diversi tempi dalla sboccatura. A volte perfino con piacevoli ed inaspettate sorprese.

    Questo post però mi dà l’occasione di girare la questione: Quali sono le indicazioni facoltative e volontarie che i consumatori vorrebbero vedere sulle bottiglie?:
    Quali sono le informazioni che un consumatore vuole davvero sapere sul prodotto?
    Quante volte prendo in mano una bottiglia di vino e vorrei saperne di più…dell’azienda, delle persone coinvolte, del territorio…e spesso, tranne che una descrizione puramente commerciale dell’uvaggio e dei consigli sugli abbinamenti gastronomici, non trovo altro che informazioni cogenti.
    La data di sboccatura è una prima risposta, ma non deve essere l’unica.
    L’anno scorso abbiamo partecipato, Giovanni, agli incontri preliminari relativi alla presentazione dei risultati del progetto europeo Truefood presso l’università di Milano.
    Innegabili le conclusioni relative alle disattese dei consumatori e alla totale asimmetria informativa nella filiera.E sono passati quasi 10 anni dal reg.ce 178/02 che qualcosa avrebbe dovuto cambiare nel settore alimentare…

    1. Concordo con te per quanto concerne le volontà del consumatore emerse in Truefood, ma in questo caso mi rivolgo a chi produce e a chi degusta per valutare, o a chi vuole approfondire un modo giusto di approcciarsi a questa tipologia di vini.
      Credo che l’autogoverno nel mondo del vino, abbia già dimostrato ampiamente quanto male possa fare con la sua comunicazione distorta e spesso priva di confutazione. E’ necessaria una regola chiara per tutti, solo a quel punto è possibile offrire una reale garanzia anche al consumatore.

  3. La data di sboccatura è un informazione fondamentale x l’attento cliente, ancor più se pensiamo che la maggior parte dei nostri Franciacorta è s.a. Da quest’anno noi abbiamo rifatto l’etichette con data sboccatura e periodo del tiraggio (che corrisponde al lotto). Credo che certe informazioni debbano essere obbligatorie. Ma si sa che poi “fatta la legge, trovato l’inganno”. Sabato sera ho bevuto un nuovo Pas Dosè sboccato ai primi di Febbraio: ma non devono passare 3 mesi prima della messa in commercio??? Ma si, forse, credo… però. Se siamo noi produttori i primi a fregarcene hai voglia…..

    1. Bravo Gaz, facciamo crescere il livello del territorio! Spero che altri lo facciano.

      Puoi mettere in commercio il vino anche il giorno dopo la sboccatura, non mi pare ci siano regolamenti a tal proposito. In questo credo che ognuno debba scegliere liberamente.

  4. è da quando è nato il Franciacorta Gatta che viene messa la data di sboccatura

    ….per tante aziende ove non vi fosse scritta la data di sboccatura solitamente il lotto non è altro che la data stessa della sboccatura.

    1. Bene Gatta!
      L’unica cosa è che non sempre il numero di lotto risulta facilmente accomunabile e immediatamente riconducibile alla data di sboccatura(non parlo del vostro caso specifico). Serve maggior chiarezza e una comunicazione più esplicita.

  5. Penso anch’io sia molto importante scrivere sulla bottiglia la data del degorgement, noi lo facciamo ormai da tanti anni proprio per il rispetto e l’attenzione che abbiamo per i nostri Franciacorta e per chi scegli di berli.
    Non è certo un’informazione trascurabile per la corretta “lettura” di un metodo classico, ma credo sia prematuro arrivare all’imposizione per legge/disciplinare.
    Penso ai vari canali di vendita ed ai casi in cui la data di sboccatura può ingenerare confusione (in un consumatore meno esperto).
    Sta a noi continuare ad informare e a creare maggiore consapevolezza fra i consumatori e poi ci si arriverà.

    1. Perché se una cosa è ritenuta importante per i franciacorta e per la Franciacorta, nonché per i consumatori, non dovrebbe essere regolamentata per tutti?
      Siamo tutti d’accordo sull’utilità e sulla finalità formativa che tale dato potrebbe fornire? Non credi che la confusione si possa domare con una comunicazione semplice e chiara per tutti e da parte di tutti?
      Sembra sempre che dobbiamo nascondere qualcosa…

    2. Pienamente d’accordo con te, Lucia. Ritengo i tempi ancora troppo prematuri per imporre sul mercato l’indicazione di degorgement. A fronte di una crescente disinformazione del mercato del vino, tutto ciò potrebbe generare ulteriore confusione a scapito, come sempre, della qualità.

      1. Scusate, ma non riesco a capire dove stia il problema.
        Sappiamo comunicare qualunque cosa e lo facciamo bene? Facciamolo, a maggior ragione in questo specifico caso, dove dobbiamo fare cultura nel consumatore, proprio per elevare il livello dei nostri vini grazie a un confronto sempre più consapevole.
        La disinformazione si innesca dove non c’è cultura e oggi non è più pensabile omettere qualcosa di così lampante, solo perché potrebbe generare confusione. Oggi è indispensabile istruire con cose concrete e questa lo è.

  6. In Cavalleri ” da sempre” segnaliamo il periodo del degorgement e da quest’anno sulla controetichetta del Brut verranno indicati anche la quantità di solforosa e di zuccheri aggiunti. Ben venga tutto ciò che può fare chiarezza e informazione.

  7. Per me dovrebbe essere obbligatoria l’indicazione della sboccatura e vietata la messa in commercio prima di 3/5 mesi da essa..
    Un plauso ai produttori che già lo fanno.

    1. Sull’obbligo della messa in commercio dopo 3/5 mesi non sono d’accordo. Credo sia una scelta tecnica che spetta esclusivamente al produttore, quando mettere in commercio il proprio vino(a prescindere dal fatto che a noi, possano piacere più evoluti).

      1. Non è solo per un gusto personale, credo che un grande metodo classico non riesca ad esprimersi come dovrebbe entro 3 mesi dalla sboccatura e un produttore deve ( dovrebbe) preoccuparsi di dare al consumatore un prodotto “pronto”.
        Just my humble opinion, ovviamente.

  8. Ciao Giovanni,

    Dopo quanto bevuto sabato pomeriggio da Andrea renderei la data di sboccatura obbligatoria: bere “un base” con alle spalle qualche anno di bottiglia non e’ certamente come berlo dopo tre, quattro mesi. Ed anche solo qualche mese di permanenza sui lieviti in piu’ cambia il vino in maniera netta.
    Da semplice appassionato chiedo ai produttori che hanno scritto di investire qualche bottiglia e qualche ora sui loro clienti: io ho potuto rendermi conto dell’importanza della data di sboccatura solo sabato scorso, bevendo due bottiglie sboccate in epoche diverse.

    Per il produttore sono due bottiglie e tempo persi, per il cliente un’occasione unica per crescere e capire quelle che a prima vista sembrano differenze di poco conto.

  9. Penso che mettere obbligatoria la data di sboccatura sia una cosa molto intelligente .
    Sicuramnete valorizzerà quelli che già lo fanno e poi un po’ di chiarezza in più nel rispetto del consumatore non fa mai male.
    Poi se serve per valorizzare anche un territorio come la Franciacorta, sono ancora più contento! Penso che negli ultimi anni non sia stato fatto molto bene , sono convinto che in questo territorio esistono dei validi produttori con bellissime zone di produzione e i loro vini ne sono l’espressione . Penso a zone come Gussago o Monticelli Brusati.
    Infatti un altro problema è quello di una mancanza di conoscenza delle zone di produzione della Franciacorta (secondo me molto diverse tra loro), cosa che per quanto riguarda lo Champagne è molto chiara.

  10. Decisamente daccordo solo con la data di sboccatura chi ama questa tipologia può controllare cosa gli stanno vendendo. Deve essere obbligatoria.
    Proposta già fatta in mia zona con lo spumante di Erbaluce di Caluso ma al momento dimenticata.

  11. Ciao Giovanni , scusa ma leggo solo ora..sai il mio rapporto con il pc è pessimo :). Sono pienamente d’accordo con te e se farò mai un metodo classico con sboccatura la indicherei sicuramente.Qui da noi , Lambrusco land, nessuno indica neanche l’annata…vuoi per la paura di fare bere il vino dell’anno prima al cliente- vedi tu che paura, CAZZO delle volte certi lambro non superano i 6 mesi di vita!!!Oppure per vendere come nuovo il vino rimasto e rifermentato dell’anno prima..mah; io indicherei anche la raccolta manuale , l’annata e anche le mie misure se servisse a garantire al cliente che ci sono aziende che lavorano per produrre il meglio che possono e non per vendere più che possono!! scusa ma oggi ho i maroni in giostra- si può dire perchè è un modo di dire Romagnolo 🙂 –
    Riassumendo sicuramente si alla data di degorgement !! Domanda e in metodo ancestrale cosa potrei mettere? ciao e scusa le finezze Gian Paolo

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