Ritrovarsi di sera nel centro di Manhattan, con un freddo becco, seduto sul sedile posteriore di un taxi con affianco un francese che, come me, sa esprimersi in inglese a tentoni e con il tassista che s’incazza perché nessuno di noi è in grado di dirgli dove recarsi, è certamente una cosa che non si dimentica.
A rendere ancor più indimenticabile l’episodio, è che il francese fosse Philippe Léveillé, Chef del “Miramonti l’Altro” a Concesio in provincia di Brescia, sulla strada che porta in Valtrompia.
Fino a prima, Philippe lo conoscevo solo di fama o per la sua cucina, alla quale mi avvicinavo nei “momenti importanti”.
Sono andato a trovarlo anche la settimana scorsa e avevo proprio voglia di farmi massaggiare il palato dal sapore dei suoi piatti.
Vi riporto tutto quello che ho potuto degustare: ho aperto con una terrina di fegato grasso all’aceto di mele verdi che mi ha completamente stordito. Ho sbocconcellato un tortino di capesante con purea di patate ratte, tartufo nero e spezie dolci.
Intermezzo, con un cappuccio di funghi con la sua brioche e la guarnizione di “cacao” e di porcini secchi. A seguire, la ” rivisitazione della carbonara, con sgombro affumicato e crema di pecorino affumicato”(ne avrei mangiato mezzo chilo!).
Dopo la carbonara sono “scivolato” su un Alzavola cotta al forno lasciata rossa con aglio dolce e poco prima, ho permesso a un filetto di triglia di scoglio con marinata di verdure di stagione e pomodoro confit, di sciogliersi nella mia bocca.
I vini li ho scelti basandomi sulla pura curiosità per le annate presenti e senza preoccuparmi più di tanto del “giusto abbinamento”. “Furore” di Marisa Cuomo 2009 e il “Brunate” di Rinaldi 2006, entrambe mai degustati prima nelle rispettive annate.
Giusto, ben equilibrato e piacevole il primo, eccelso anche se giovane come una ninfa il Barolo, ma che in ogni caso è riuscito a tracciare un solco nel palato che ne prospetta una “vecchiaia” di sicuro successo.
Una cena giocata sui sapori forti in pieno stile Philippe, dove i confini di ogni piatto sono ben identificabili nelle materie prime utilizzate e trasformate ad arte.
Un particolare grazie a Philippe e alla famiglia Piscini, oltre che a Filippo Cravotti e Silvia Necchini per l’impeccabile e mai ingessato servizio, che mi ha fatto sentire a casa.
Grazie anche per avermi ricordato della splendida Stephanie Seymour, donna che ho amato e che forse amo ancora! 🙂
Bravi!