Fino a metà dello scorso decennio, l’euforia derivata da una sorta di benessere economico e dalla grande e veloce espansione del mondo del vino, ci ha regalato una serie di “vini bluff “ a prezzi davvero eccessivi. Bastava prendere un qualsiasi premio da una guida, per veder lievitare il prezzo di listino. Un’esagerazione della quale oggi vediamo gli effetti su molte aziende che non riescono più a piazzare i loro “gioielli” e si ritrovano in grande difficoltà. Ora che certi riconoscimenti sono inflazionati quanto le banane nella terra dei banani, molti produttori si ritrovano le cantine piene e cominciano (veramente hanno iniziato da qualche tempo) a calare i prezzi. Il deprezzamento porta il consumatore a porsi la fatidica domanda: “quindi, prima della crisi marciavi come un picchiere nelle mie tasche, per riscuotere più del dovuto?”. Chi di noi non si sentirebbe preso in giro e chi di noi continuerebbe a dare fiducia a quel produttore?
Bene, credo che nel suddetto caso il danno più grosso lo subisce il produttore che attua una politica commerciale da suicidio e forse, non è troppo sbagliato che alla fine “salti”. C’è sempre più bisogno di persone che sappiano davvero cosa fare e con questa crisi non ci si può più permettere di lasciare spazio all’improvvisazione.
Altro punto dolente della crisi è il crollo dei prezzi, quelli che per semplicità definirò “normali”. Non passa giorno senza che qualche collega, amico o semplice appassionato mi dica o mi invii i prezzi di vendita con i quali molte aziende propongono i loro vini sul mercato.
Franciacorta docg di aziende di una “certa caratura”, che svendono i loro vini sotto i sei euro grazie a mirabolanti scale sconti. Per non parlare di groppello e lugana a due euro, oltre che garda doc, decisamente sotto i due(parlo solo dei vini del mio territorio). E pensare che alcuni di questi, sono gli stessi che fino a due anni fa condannavano pesantemente tale politica.
Non credete che in questo caso a farne le spese sia prima di tutto il territorio e in seconda battuta i produttori che bene lavorano e tanto investono per migliorare se stessi e il sistema territoriale che si poggia sulle produzioni vitivinicole?
Non credete possa essere un sistema che porterà allo sfascio il valore etico ed economico del produttore di vino?
Non credete che questi, in fondo, non siano veri e propri produttori di vino?
In nessuno di questi due casi si ha a che fare con veri produttori di vino, ma con dilettanti allo sbaraglio!
Speriamo che gli si geli presto.
ciao
Sono convinto che la gente capisca sempre più questi tipi di vini e persone ma al contrario, penso che sia comunque giusto e legittimo… Ogni consumatore crede nelle proprie conoscenze.
Certo che si Giovanni.
Per non parlare dei grossisti che si ritrovano ad imbottigliare a rivendere vini anche non banali e talvolta pure di un certo pregio proponendoli poi a 3/4 € sullo scaffale GDO comunque con marginalità vicine o superiori 100%. Per motivi di lavoro ho a che fare con svariate aziende vinicole (che vuoi, son quelle per cui più mi appassiono…) e specie in Langa a volte vedo realtà quasi commoventi di gente vera, onesta, costretta a svendere interi tonneau a 1.10 – 1.20 al litro di Dolcetto o Barbera….
Purtroppo ancora una volta chi ci guadagnerà saranno i soliti spregiudicati con la liquidità in mano.
Situazione grama davvero.
il prezzo di certi vini era irresponsabile e immotivato e sono contento che certe ” bolle speculative” ( masseto, giusto per non fare nomi) siano esplose. In questi casi, purtroppo o per fortuna, le spalle larghe dei produttori limitano i danni
Ben più grave la situazione dei piccoli produttori che devono svendere i loro vini a prezzi ridicoli o, nei casi più gravi, sono costretti ad abbandonare la produzione ( ghemme ne è un esempio, decine di vigne abbandonate da anni )