Buonissimo: un’opportunità da cogliere o qualcosa da temere?

È aperto da un paio di settimane e ieri c’è stata l’inaugurazione ufficiale, accompagnata dalle note di un’arpa e di un’orchestrina jazz.

Nel cuore di Brescia è sorto “Buonissimo”, tremila metri quadri nel cuore della città. Un luogo del gusto, concepito sullo stile “farinettiano” di Eataly, ma con un’attenzione maggiore nei confronti dei prodotti del territorio, in questo caso bresciano. Senza dubbio una cosa che apprezzo molto e che trovo molto intelligente (parlo della valorizzazione del territorio attraverso i prodotti agricoli).

Quattro piani nei quali trova spazio un ristorante, il fornaio, la macelleria, l’enoteca, la pescheria, il fioraio, il fruttivendolo…

Prima di scrivere questo post mi sono interessato di chiedere ad alcuni commercianti del centro storico quale fosse il loro pensiero a riguardo. Commercianti di piccole botteghe a conduzione famigliare, preoccupate per la concorrenza che il nuovo polo potrà generare, con la sensazione di una conseguente sconfitta del “piccolo”. Tutti si sono lamentati per l’enorme esborso di denaro da parte del Comune di Brescia nell’acquisizione dell’immobile, denaro che secondo i commercianti si poteva impiegare per una sorta di “piano straordinario” in grado di sostenere e valorizzare le botteghe esistenti.

Non voglio entrare nella polemica politica che anima il senso di disagio e di “abbandono” che i commercianti sentono, ma vorrei provare a esprimere una chiave di lettura diversa nei confronti della concorrenza.

Buonissimo, rappresenta un’identità ben chiara e qualitativamente coerente con quello che comunica e che si prefigge di fare. Certo non tutto è così esclusivo, ma lo spazio a scaffale che hanno destinato a piccole e sconosciute aziende bresciane(non solo quelle che producono vino), raffigura di certo una novità, almeno a Brescia. Non si può che fare un plauso agli ideatori, per questo.

Questa è l’identità stabilità dai titolari di Buonissimo e la concorrenza a un’identità si fa solo dando alla propria attività un’impronta unica, diversa, in linea con l’etica e la personalità di chi la gestisce.

La concorrenza, soprattutto nei momenti di crisi, porta a un’inesorabile svalutazione qualitativa del prodotto, ma questo avviene solo perché si attuano scelte sbagliate.

Se nella macelleria vicina il pollo da cortile allevato a mais, pane raffermo e lattuga costa 10 euro ed è buonissimo oltre che sano, dovrò trovarne uno migliore, ancora più buono per poter creare un antagonismo intelligente e non dovrò, invece, cercare un pollo da 5 euro del quale non so nulla. La concorrenza dei prezzi non può più permettersi di determinare la regressione del livello qualitativo del prodotto.  Tagliare il costo della farina per produrre pane che costi meno rispetto a quello del vicino, significa trovarsi con un prodotto meno buono, meno appetibile, forse meno sano e del quale nessuno avrà mai voglia di parlarne. È l’anticamera del fallimento.

La mia speranza, augurando al gruppo Buonissimo tutta la fortuna del mondo, è che i piccoli commercianti del centro prendano spunto da questa iniziativa per migliorarsi, per elevare il proprio livello qualitativo, per scegliere prodotti diversi, ancora più buoni e in grado di innalzare “l’asticella qualitativa” oltre il livello posto ora da Buonissimo.

Sono convinto che oggi sia l’unica strada percorribile, l’unica che consenta di creare un’identità qualitativa elevata, ormai obbligatoria per la sopravvivenza di simili attività.

È anche necessario formare il consumatore, certo(!), affinché capisca che il valore della carne, delle verdure, del vino non è quello stabilito da multinazionali che allevano e producono surrogati dall’immagine rurale(vedi i video nei post precedenti), ma deve rimanere quello giusto di chi la terra la coltiva davvero e la tutela. La terra è bassa e lavorarla con consapevolezza e cultura ha dei costi, tali  però da garantire la sopravvivenza di una fondamentale classe sociale. La classe contadina, fulcro della storia di questo paese ormai cementificato.

Continuiamo a riflettere.

 

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16 risposte a "Buonissimo: un’opportunità da cogliere o qualcosa da temere?"

  1. Ok, ma se noti i prezzi scopri che ti conviene andare nei negozi e nelle botteghe.. Hanno aperto da nemmeno un mese e la pasta costa di più che da Franzoni che, per usare una citazione di un mio amico, “è stato aperto ancora prima che costruissero Brescia”, ergo è ancora più conveniente. E poi anche le cose normali costano fès rispetto ad un qualsiasi supermercato.
    È chiaro che voglia essere un supermercato di un certo livello ma, purtroppo, ha sbagliato totalmente zona per aprire. Poi non conosco il mercato edile della zona sia chiaro e magari è stato anche un affarone (almeno così ho sentito) ma penso che sia più un supermercato da zona Coin che uno da via San Faustino. Secondo me.

    1. Beh, Daniele,
      se lo stesso identico prodotto (stessa marca) da Franzoni costa meno ,andremo a prenderla da lui. Nessuno ci obbliga ad acquistare da Buonissimo, però converrai con me che ci sono una serie di prodotti che Franzoni non ha e che li invece si possono trovare.
      Sarà il consumatore a decidere e quelli di Buonissimo dovranno fare i conti con l’opinione pubblica, se vorranno sopravvivere. Non credi?

      1. Come darti torto?
        In effetti il mio discorso si è incentrato su un prodotto unico, essendo Franzoni un pastificio, poi sì, decideranno i consumatori.
        Speriamo bene per loro e un po’ per tutta l’economia..

  2. Caro Giovanni, ho visitato Buonissimo il 6 gennaio, prima dell’inaugurazione ufficiale, e devo dire che non ho riscontrato la valorizzazione dei prodotti del territorio bresciano come si potrebbe evincere dal tuo post.
    Al contrario ne sono uscito perplesso: un’assortimento piuttosto vario che unisce prodotti da GDO a valore pseudo-aggiunto (esempio Moretti Gran Cru tra le birre) ma che dimentica prodotti della stesso settore merceologico che invece meriterebbero lo spazio sullo scaffale per il loro legame con il territorio (non hanno le birre del B.A.B.B.!!).
    E questo discorso si può estendere anche ad altre categorie …
    I
    Mi sono fermato per un pranzo veloce al piano interrato dell’edificio ed ho riscontrato la necessità di una fase di rodaggio non ancora conclusa.
    Auspico anche io che una realtà come Buonissimo possa protarre la sua attività per lungo tempo, ma allo stesso modo, spero che valorizzi e consolidi maggiormente il legame con il territorio bresciano.

    1. Non sono pienamente d’accordo con te, Giancarlo. Tutto è da perfezionare, certo, ma ritengo che non ci siano molte botteghe che possano offrirti dal violino di capra, al salme di mont’isola, passando per una selezione di formaggi sempre del territorio, oltre a miele, confetture e altri prodotti più o meno esclusivi.
      Francamente, per essere all’inizio, penso che avrebbero potuto fare di peggio.
      Magari la birra B.A.B.B. non è piaciuta a chi ha fatto la selezione delle birre…

      1. Il settore dei salumi e degli insaccati era ben rappresentato è vero … ma sugli scaffali ho notato, invece, una strana promiscuità.
        Farò sicuramente un’altra visita magari tra qualche tempo prima di esprimermi nuovamente su questa realtà commerciale.
        Ribadisco la mia speranza in un futuro più che roseo per Buonissimo magari con un occhio più attento alla terra dove ha piantato le radici …

    2. Sono pienamente d’accordo con Giancarlo.
      Anche io ho visitato “buonissimo” a fine dicembre, prima dell’inaugurazione ufficiale, e sono rimasta un po’ delusa, sia per la limitatezza dell’offerta “bresciana” (vero, banco salumi offriva una buona scelta, così come i formaggi, ma non si potevano indicare i produttori? e oltre a salumi e formaggi cosa c’era di rappresentativo del territorio e dei numerosi piccoli produttori che lo abitano?), sia per la promiscuità tra prodotti di qualità (non tantissimi) e prodotti estremamente commerciali e industriali, di cui parla anche Giancarlo.
      Qualche esempio a caso: pollo Amadori, surgelati Orogel, cioccolato Lindt, al banco pesce nessun prodotto di lago ( e per inciso quasi tutto pesce dall’Atlantico), mostarda trentina e mantovana (e andrini?), un solo olio del Garda e nessuno del Sebino, ma molti umbri e toscani …
      Sono ben contenta dell’iniziativa e mi auguro che questi limiti siano presto superati, ma avrei preferito aspettare un po’ più a lungo per l’apertura e trovare un lavoro ben fatto. Ci tornerò tra un paio di mesetti, sperando di poter cambiare idea.

      1. Sono d’accordo, mi rendo conto che non tutto sia esclusivo ma allo stesso modo non si può puntare il dito perché manca Andrini o il Coregone. Del resto mica hanno dichiarato di voler essere il contenitore di tutto ciò che è bresciano. Alcuni prodotti mancheranno per mancanza di cultura territoriale e altri magari perché non sono piaciuti a chi ha fatto la selezione, ma in ogni modo non credo che in centro esista una “bottega” che abbia un numero così elevato di prodotti della nostra provincia.
        Sbaglio?

      2. Hai ragione, Giovanni, e sono anche consapevole (purtroppo) che per l’interesse e la cultura media (enogastronomica e non) quel che c’è basta e avanza; molto probabilmente sono ingenua io, mi aspettavo anche una possibile finalità “educativa” (preciso che so benissimo che è un progetto commerciale, ma anche eataly lo è e farinetti di certo non è un buon samaritano, però ha realizzato qualcosa di meglio, secondo me). E non ho puntato il dito perché manca quel tal prodotto o quello specifico produttore, bensì perchè l’idea complessiva che ho avuto è stata di superficialità. Ripeto, ben contenta di sbagliarmi, se ciò è dovuto solo al periodo di “rodaggio”.

        Però penso che quando consapevolmente si creano delle elevate aspettative (“l’avventura del gusto bresciano” , “Qui l’avventura alimentare deve diventare un avvenimento come quando si va a teatro. ” “Andiamo ad incidere in maniera etica e consapevole su un pezzo di città”. “Buonissimo sta cambiando la città”. “Sostituiamo il degrado con l’eccellenza”. “Il sogno è ambizioso”. ” il visitatore viene invitato a perdersi tra i sapori, gli odori e i colori, riproponendo il principio del contatto con i prodotti e con le loro aure di atmosfera”) si dovrebbe poi essere in grado di soddisfarle.

  3. Caro Giovanni, da abitante del centro e consumatore saluto Buonissimo con gratitudine vista la scarsità di luoghi dove fare una spesa combinata.
    Il modello di questo luogo è presente in molte città europee del nord come il Covent Garden a Londra, Les Hallles a Parigi, Ostermalm Saluhall a Stoccolma (ma anche a Copenaghen, Amsterdam e perfino a Via Cola di Rienzo a Roma), ma si tratta di posti popolari ad alta frequentazione con una combinazione diversa tra esercizi di vendita e ristoro. Sono il più delle volte capannoni di ferro e vetro risalenti ai primi anni del ‘900 pavimentati e usati come una vera e propria piazza coperta. Buonissimo mi sembra una soluzione ibrida: tratta le medesime merci in un ambiente da grande magazzino del lusso. I prezzi delle merci mi sembrano una conseguenza. Per inciso, il mercato rionale settimanale del sabato mattina in Piazza Rovetta offre una selezione di prodotti bresciani più ricca a metà dei prezzi…

    1. Bene Alessandro, da abitante del centro ti chiedo di incontrarci un sabato al mercato e di guidarmi in una spesa bresciana e poi sarò felice di scriverne, o magari lo farai tu. Mi piace avere punti di vista discordanti. Non sono esperto in fatto di prezzi, ma sono molto curioso di vedere la differenza.
      Per quanto concerne l’immobile, evidentemente in centro non abbiamo capannoni del ‘900 ma questo credo sia il problema minore.

  4. solo un’info: chi ha cacciato i soldi per questa cosa?
    Chi gestisce (decide) cosa entra sugli scaffali di Buonissimo?

    Grazie.

  5. Io ci sono andata 2 volte sia prima che dopo l’inaugurazione.. la prima volta per caso… la seconda per scelta..
    mi è piaciuto il clima soprattutto su al caffè letterario.. amo bere un caffè spulciando un libro.. e ho trovato molte cose di NICCHIA non solo di brescia ma anche della mia amata sicilia… io sono rimasta molto soddisfatta… chi vuole risparmiare ovvio non va in questo posto ma chi vuole una cosa particolare.. selezionata.. mi ripeto di nicchia sì! consigliatissimo! secondo me nn è da chiamare supermercato….

  6. @ Cellar Tours:
    anche nel caso delle elevate aspettative che hanno creato ,sono d’accordo con te. Sono oltremodo convinto che se non sapranno essere all’altezza di quello che hanno dichiarato, molto presto dovranno fare i conti con un’opinione pubblica che non li premierà più.
    E’ giusto che capiscano che li teniamo d’occhio.
    Quello che ha realizzato Farinetti è qualcosa di più complesso, di certo migliore ma con un investimento da capogiro…

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