La valenza geomorfologica del Laghetto del Sala (Dottor Rodolfo Minnelli)

Ho avuto la fortuna di incontrare il Dottor Minnelli ad un evento in città, qualche settimana fa. Ci siamo subito “misurati” con una certa fermezza, prima di una sigaretta distensiva che ha dato il via a uno scambio davvero interessante. Vi riporto di seguito le sue considerazioni relative il Laghetto del Sala. Minnelli è stato anche protagonista dello studio di zonazione della Franciacorta insieme al Professor Attilio Scienza, è quindi fuori discussione la sua profonda conoscenza del territorio.

Sono in ogni modo a disposizione per pubblicare anche il parere di chi la pensa diversamente.

G.A.

 

La valenza geomorfologica del Laghetto del Sala

Quella del laghetto del Sala è una forma assolutamente unica sull’arco collinare principale dell’anfiteatro morenico sebino; e, se unica non era, di certo è l’unica di cui sia rimasta traccia. Parrebbe veramente ridicolo descrivere una forma come questa, di assoluta importanza  morfopaesaggistica, e più in generale ambientale, alla stregua di un lago di cava buono semmai solo per la pesca sportiva, se in verità in tale impresa non si cimentassero “esperti” i cui titoli per dichiararsi tali risultano quantomeno misteriosi.

Il grande arco morenico che da Adro giunge sino a Provaglio è l’elemento paesaggistico più rilevante all’interno del panorama dell’anfiteatro; questo grande argine morenico e stato generato da ben tre avanzate glaciali compresse e a tratti sovrapposte una sull’altra, cosa ben documentata nell’area dagli studi condotti per il progetto CARG ed in parte dalla cartografia pedologica disponibile. Sul versante interno dell’arco si trovano i materiali deposti dall’ultima delle tre avanzate e le forme tipiche della fase di ritiro del ghiacciaio. Le più evidenti tra queste sono costituite da ripiani, in forma di lunghi e stretti terrazzi che si incontrano scendendo verso la piana di Cortefranca; il più ampiamente sviluppato è proprio quello che, partendo dalla zona del nostro laghetto, segue Via Lovera sino a Torbiato. Questi terrazzi derivano dal riempimento della effimera vallecola esistente tra il versante interno di una collina morenica e la fronte del ghiacciaio che si appoggia ad esso; fino a che il ghiacciaio mantiene la sua posizione la depressione si riempie di materiali trasportati dalle acque di fusione del ghiacciaio, ma quando il ghiacciaio si ritira uno dei versanti sparisce e quello che era il fondo pianeggiante di una piccola valle diviene una sorta di terrazzo. La distanza tra il ghiacciaio e la collina morenica è molto variabile per cui può succedere che a causa del maggior volume da riempire tra i due, o di un scarso afflusso di materiali, o anche di una maggior erosività delle acque circolanti, ad esempio per la vicinanza della porta glaciale, la superficie non venga livellata in ogni punto dai materiali e che persistano delle depressioni, in genere addossate alla morena, in grado di raccogliere le acque circolanti. Questa è la genesi più comune di questo tipo di laghetti. Il loro destino naturale è di colmarsi in parte di materiali fini per poi concludere il riempimento trasformandosi in torbiere, cioè esattamente la stessa situazione delle Torbiere di Iseo. La differenza tra il laghetto del Sala e le Torbiere è legata ovviamente all’ampiezza, ma soprattutto all’età, essendo le Torbiere comprese tra l’ultima e penultima cerchia morenica, cioè le più recenti, mentre il Laghetto del Sala è legato a cerchie ben più antiche in cui, come detto, è l’unica struttura di questo tipo identificabile. Il destino evolutivo di queste due forme nell’ultima parte della loro storia si è mantenuto tuttavia del tutto parallelo, anche le Torbiere di Iseo infatti si sono completamente interrite, per essere poi riattivate come piccoli bacini dall’escavazione dell’uomo. Val la pena ricordare che anche le Torbiere di  Iseo hanno contorni del tutto antropici ma ciò non impedisce di vederne la grande valenza ambientale, non si capisce dunque perché la valutazione nel nostro caso dovrebbe essere diversa. Inoltre se la cosa interessasse i contorni dell’antica area umida naturale del laghetto del Sala si possono cogliere facilmente nelle immagini all’infrarosso disponibili.

In ultima analisi si può dire che l’uomo con lo svuotamento delle colmature ha riportato all’indietro l’orologio geomorfologico che ha scandito l’evoluzione di questa forma, permettendoci di osservare e godere di un ambiente ben più ricco, complesso e inatteso, piuttosto che quello di un campo di grano o dell’ennesimo insediamento urbanistico.

Dott. Rodolfo Minelli

Pedologo e Geomorfologo

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4 risposte a "La valenza geomorfologica del Laghetto del Sala (Dottor Rodolfo Minnelli)"

  1. Ora, a maggior ragione, la cooperativa isparo deve dire chiaramente che intenzioni ha. Se vuole uscire dal progetto come si vocifera cosa aspetta? Il comune di Adro la sta forse ricattando in qualche maniera? Si attende forse che qualche altro “privato” ne raccolga il testimone? Oppure si tratta solo di fare chiudere il bilancio all’affannato Lancini? Vorremmo chiarezza!

  2. Bene ogni tanto una buona notizia in questi tempi bui. Ho conosciuto il Dott. Minelli anni fa ai tempi della zonazione in Franciacorta. Bene grazie a Minelli, e a te Giovanni x aver divulgato questa triste storia. Stiamo a vedere ora se quelli che predicano bene e razzolano male se ne staranno buoni,Auguri a tutti x un 2011 ottimo senza casi di questo tipo.

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