È sempre un piacere scoprire nella mia “policroma” provincia, qualcosa d’interessante e curioso, distante da macchinosi schemi produttivi e lontano da zone più osannate di altre.
Il primo giorno di settembre, mi sono recato a Castenedolo un paese a sud-est di Brescia, dove due cugini hanno deciso di continuare l’opera intrapresa dai loro padri, seguitando a produrre vino.
Un territorio che fondamentalmente non esiste, nell’indispensabile ruolo di elemento fondante nell’identità di un vino e inserito alla rinfusa nella “I.G.T. Montenetto di Brescia”.
Arrivato in vespa a metà mattina, ho incontrato Mauro che subito mi ha portato a vedere le vigne. Terra rossa come il fuoco, filari ben ordinati per quattro ettari e mezzo in due appezzamenti distinti e tanta uva in terra, a dimostrazione che conoscono bene come si fa un vino rosso.
Barbera, cabernet sauvignon, e merlot oltre a più di un ettaro di chardonnay e altrettanto(o poco meno) di trebbiano. Le vigne ben distese e ordinate hanno una decina d’anni, e sono perfette nel loro “disordine”. È palese la loro conoscenza del mestiere e ci vuole uno sforzo non indifferente a non immaginarsi altrove.
In cantina ad attenderci per la degustazione Nicola, omone imponente dallo sguardo convinto e fiero, e cugino di Mauro.
Due considerazioni, personalissime, sono emerse dalla degustazione, più di altre: un vino, un merlot il “Rosso del Nani” 2007, dalle insolite caratteristiche, capace di catapultarmi con i sensi altrove, alla ricerca di un territorio che possa essere “la culla” delle peculiarità di quello che mi sono trovato nel bicchiere, ma senza trovarne alcuno.
Frutta rossa perfettamente matura e mora, oltre a una ruota di frutti di bosco indescrivibile. Un tannino maturo e asciutto a dar sostegno a una struttura importante, ben equilibrata e capace di rendere il vino assai goloso. L’annata in commercio è il 2009 per una produzione che si attesta attorno alle tremila bottiglie, vendute a poco meno di sei euro. Da provare.
L’altra considerazione è riferita sempre al medesimo vino, che risulta, a mio avviso, il fondamento dell’identità di quest’azienda, realtà che necessita ancora di un maggior ordine nelle idee ma che trasuda potenzialità e conoscenza da parte dei suoi conduttori.