Esistono cose talmente emozionanti da togliere il fiato, da lasciare allibito anche un immorale cocciuto come me. Cose alle quali è impossibile negare il sentimento che ti è strappato a forza dal cuore. Nulla di trascendentale per i più, ma per me un risultato “Straordinario”, come avrebbe detto Gianni Masciarelli.
Lo scorso 15 marzo sono stato invitato, grazie a Davide Camoni, presso l’Università degli Studi di Milano e precisamente, al Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agro-alimentare e Ambientale.
L’incontro verteva sulla presentazione dei risultati raggiunti durante il progetto “Truefood”, progetto nato per trovare possibili soluzioni per il miglioramento dell’accesso al mercato e alle innovazioni, dei prodotti alimentari tradizionali. L’intento è di creare un modello, uno “strumento” che possa essere d’aiuto alle aziende medio – piccole del settore.
Una “tavola rotonda” alla quale hanno preso parte, oltre a me e Davide, Marianna Garlanda – Regione Lombardia DG Agricoltura, Claudio De Paola – Parco del Ticino, Michele Contel e Valentino Piana – ProgettoEuropaGroup, Alessandro Banterle e Laura Carraresi– Dipartimento di Economia e Politica Agraria Agro-alimentare e Ambientale (Università degli Studi di Milano).
Tre ore davvero intense, nelle quali il costante confronto di esperienze e di saperi, parallelamente ai dati raccolti nei quattro anni di progetto, hanno portato molte considerazioni che meritano senz’altro un maggior approfondimento futuro.
Nella definizione di “prodotto alimentare tradizionale” in relazione all’economia dello stesso, sono emersi diversi aspetti; per esempio che in Italia mangiamo prodotti regionalizzati, il consumatore ha questa percezione, la conosce e la difende. Il nesso regione / territorio è impiegato sia dai consumatori sia dai produttori.
L’importanza della tutela e la necessità, da parte di un territorio, di sapersi comunicare al di fuori dei propri confini, essendo la territorialità, l’unico elemento non copiabile ed estendibile al patrimonio culturale. Comunicare un prodotto per comunicare l’identità dello stesso e del territorio.
È emersa la necessità impellente di rafforzare il concetto di “patrimonio gastronomico” definendo le soglie di classificazione dello standard di prodotto. Il patrimonio gastronomico è un concetto chiave anche per mantenere i rapporti con la ristorazione. Educare i ristoratori che a loro volta educano i clienti.
Si è parlato molto di filiera e di come possa essere difficoltoso controllarla con l’eccesso di frammentazione esistente nella realtà italiana. Frammentazione, che dal mio punto di vista non può che essere valore aggiunto per costruire più identità e conseguentemente, mercati più solidi e duraturi. In Italia la logica di filiera è compressa dall’opportunismo degli attori, in altre parole quando cambiano gli equilibri (convenienze e prezzi in primo luogo, determinati sia da condizioni globali e internazionali sia da circostanze locali) si sfugge agli impegni di filiera. Un tema di filiera oggi poco valorizzato è la compatibilità ambientale incorporata nella filiera stessa, aspetto che meriterebbe maggior attenzione, sia in chiave agricola sia economica.
Sono solo alcune delle cose delle quali si è discusso all’interno di un progetto, che presenterà i risultati di quattro anni di lavori a Bruxelles, il prossimo 13 aprile. Per saperne di più, QUI trovate il sito ufficiale di Truefood.
È stato un incontro davvero interessante, nel quale confrontarsi è stato come sempre proficuo e ha rafforzato ulteriormente il mio “pensiero” sulla gestione di una piccola filiera produttiva in ambito agricolo.
Grazie.