È stata la semplice curiosità a farmi scegliere questo vino dopo una rinfrescante bottiglia di Paul Bara. Curiosità per l’annata e interesse per l’evoluzione che un vino simile può avere dopo cinque anni. Un 2004 appunto, consumato in una cena che non ha brillato di certo per i piatti offerti, in un locale nel quale l’aspettativa decisamente alta, è stata da subito tradita.
Petite Arvine appunto, autoctono di razza Valdostana, di un’azienda che ha contribuito alla valorizzazione enologica di una regione. Les Crêtes.
Un vino di montagna, integro, giallo appena accennato e limpido, con un naso incredibile di fiori, fieno e una leggera nota di “idrocarburo” portata da una piacevole ossidazione. Ancora fresco, ben bilanciato e sapido. Davvero entusiasmante! Una bottiglia che in due abbiamo finito in un batter d’occhio, prima di passare (e chiudere) con un Barolo “Le Coste” 2001 di Beppe Rinaldi; ma questa è un’altra storia…
Un Grande Vino di Montagna. Un Grande Vino.