Osteria al Bianchi: Essere Oste

In ogni città esistono monumenti o simboli assolutamente identificativi per la città stessa. Tali emblemi sono spesso catalogabili per scala di passioni. Per chi come me è appassionato di vino e di gastronomia, e come me è disposto ad assaggiare ogni cosa, non gli sarà difficile identificare, al suono del nome di una zona, un ristorante, un prodotto, un vino, un personaggio. Questa è la forza di un territorio, la capacità di promuoversi e l’attitudine a conservarsi, che persone intelligenti mettono in atto per la sopravvivenza di una cultura, di un’identità.

A Brescia, uno di questi simboli è rappresentato dall’Osteria al Bianchi. Un luogo non luogo, che non conosce mode, custode delle tradizioni e divulgatore del sapere popolare.

“Al Bianchi” ti puoi bere l’aperitivo mangiando Bertagnì, ti puoi sedere a tavola per un “fegato burro e salvia” oppure per il brasato d’asino da accompagnare con il rosso di Mario Pasolini. In ogni piatto, l’evocazione alla cultura storico-culinaria della Città.

Michele Masserdotti, coadiuvato dalla famiglia e da una squadra di persone capaci, di quelle alle quali basta guardarti una volta perché ti ricordino per sempre, è custode appassionato di questi saperi. È custode dell’arte dell’essere Oste.

Se ci pensate bene, si può acquistare un’Osteria, ma questo non significa di certo essere un Oste. L’Oste è chi “colora” l’ambiente, è la memoria storica delle facce che varcano l’ingresso, è chi sa innovare senza mai tradire la tradizione, è chi non ha intenzione di cambiare idea soggiogato dalle tentazioni delle mode. È chi ama la propria terra.

Tutto questo, oltre ai succulenti piatti, lo trovate “Al Bianchi” che dal 1881 è parte integrante del cuore di Brescia.

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4 risposte a "Osteria al Bianchi: Essere Oste"

  1. Concordo con le tue parole Giovanni, e questo trovarmi in sintonia mi fa chiedere come mai alcuni luoghi che, pur non avendo lastoria del Bianchi, sono “veri”, ossia propongono prodotti non omologati con passione, serietà e impegno sono poco o nulla conosciuti e altri, su cui scende pietoso il mio silenzio, che non hanno nè storia nè identità, attraggono tanti bresciani?

  2. L’imperante fattore moda può influenzare il consumatore, il quale viene mal istruito anche da alcune guide, che si affidano a collaboratori che di voglia di fare ricerca, di fatto non ne hanno. Una parte di colpa però, è anche nel ristoratore, il quale dovrebbe sentire l’esigenza di farsi conoscere.
    Se Maometto non va alla Montagna…

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