A proposito di Cultura del Vino

Ricevo e pubblico molto volentieri questa attenta, sentita e intelligente lettera ricevuta ieri da Patrizia Signorini. Una disamina chiara che sottolinea l’importanza della formazione dell’individuo per un cosciente consumo del prodotto vino, ma non solo…

Buona lettura

G.A.

Si parla e si discute con palese accanimento e spesso legittima preoccupazione attorno al tema del consumo di alcol e avendo dedicato la mia vita professionale al mondo del vino non posso che partecipare con pari tensione al dibattito che si è aperto un po’ ovunque.  Il dettato della legge va sempre rispettato, e questo in ogni ambito del comportamento sociale, ma una cosa è parlare di legalità un’altra è parlare di cultura. Se nel singolo mancano cultura, educazione, responsabilità, senso civico, non essendo percepito come valore etico efficace il principio della legalità è sempre a rischio di trasgressione. Il grado di civiltà di una comunità si misura infatti osservando il comportamento, valutandone le sue premesse e giudicando le conseguenze evidenti. Se il consumo dell’alcol viene genericamente assunto a disvalore tout court esattamente come secoli di civiltà hanno fatto acquisire il concetto di male insito nell’omicidio,  siamo a mio avviso di fronte ad una equazione infruttuosa perché strumentale e grossolana, che cerca un alibi a problematiche umane molto diverse, per evitare le quali si attribuiscono alla sostanza o all’evento di turno tutte le colpe della devianza personale che è invece la vera origine del danno.

Allora dobbiamo veramente parlare di cultura ed abbandonare gli anatemi ideologici;  con la parola cultura si intende la profonda e vera formazione dell’uomo, quella premessa essenziale  che attinge a valori e conoscenze fondamentali utili per strutturare un comportamento coerente con il senso del vivere in comune. E’ sulla formazione che si deve concentrare il dibattito: non esiste possibilità di successo legale se non si parte dalla educazione dei singoli. Parlando in particolare di consumo di vino, mi pare addirittura inverosimile essere costretta a ricordare che secoli di storia ci illuminano su come l’uomo abbia legato la propria evoluzione alla coltivazione della vite, alla conoscenza della trasformazione dell’uva in un’opera mirabile come il vino che si inserisce di diritto nella alimentazione umana e alla cui evoluzione sono legate tappe fondamentali nel costume, nell’economia e nella società soprattutto europea di secoli e secoli. Peraltro, proprio la mancanza di una educazione seria in famiglia e nella scuola porta i giovani e gli adulti ignoranti a non sapersi gestire e quindi oggi a infrangere una legge a mio avviso severa ma giusta, e tuttavia inutile se caricata dell’onere di risolvere un problema che è culturale e non meccanico. In 30 anni e più di lavoro non ho mai visto un professionista o un appassionato del vino eccedere o comportarsi in modo pericoloso per sé e per gli altri: se così fosse, 40 anni di Vinitaly sarebbero segnati da una ecatombe. Mi pare evidente che le sanzioni colpiscono coloro che hanno comunque disprezzo delle regole civili di comportamento e che abusano dell’alcol in sé piuttosto che del vino, anche se purtroppo la vera penalizzazione la stanno subendo coloro che si vedono costretti a rinunciare a normali abitudini alimentari che si chiamano “gusto” e non vizio. E qui sorvolo, ma segnalo l’enorme danno economico che questa crociata zoppa sta provocando in uno dei comparti produttivi più importanti del Paese.

Ritengo che le autorità debbano porsi finalmente il problema dell’educazione e debbano coinvolgere in modo serio chi ha la competenza di parlare di vino e di educazione alimentare, evitando di lanciare messaggi faziosi e ideologici che non hanno fondamento nella nostra cultura e che non hanno nessuna presa in quanto si risolvono nell’ennesimo spauracchio proibizionista piuttosto che in un percorso formativo sereno , consapevole e soprattutto rispettoso della bellezza della nostra cultura. Le migliori Enoteche Italiane, tantissimi  produttori di vino, innumerevoli operatori professionali del settore, coinvolti fortemente nell’affrontare un problema di miglioramento del comportamento sociale,   che peraltro è  connotato in grandissima parte all’abuso di superalcolici e stupefacenti piuttosto che del vino, si stanno adoperando per mettere al servizio di tutti esperienza, conoscenze e occasioni di studio per intervenire con equilibrio nella materia della formazione: la legge aiuta ma non educa e non si evita ciò che non si conosce. E chi conosce veramente il vino non ne abusa mai, e di certo ringrazia Cristo per averlo posto al centro della storia anche religiosa dell’uomo.

Patrizia Signorini – Enoteca Cremona

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Una risposta a "A proposito di Cultura del Vino"

  1. Grazie Giovanni per aver dato a tutti noi l’opportunità di leggere questa lettera, ed un particolare grazie alla Signora Patrizia Signorini per averla scritta in modo cosi appassionato ed estremamente chiaro.
    Difficile per il legislatore stabilire regole in un paese formato da individui che, per mancanza di cultura ,tendono a non avere rispetto del bene comune o altrui. Giuste le regole e le leggi vanno rispettate, cominciamo a domandarci pero’, se stiamo seguendo la via piu’ corretta per raggiungere l’obiettivo, senza penalizzare i cultori “non pericolosi” (e sono fortunatamente tantissimi)e gli addetti ai lavori dl settore.
    Una buon bicchiere di vino va degustato con calma e riflessione…come leggere un buon libro. Il bello e’ che puo durare una serata intera se di qualità. Col passare delle ore migliora, se non gli darai il tempo di esprimersi e se non ti darai il tempo per capirlo non ti lascerà nulla.
    E’ come incontrare un amico di vecchia data, se già lo avevi bevuto, avrai la curiosità di sapere se e’ sempre la persona onesta e piacevole di un tempo ed avrai la curiosità di sapere come l’esperienza lo ha fatto evolvere.
    E’ come iniziare a parlare con uno sconosciuto, se è un vino che non avevi mai degustato. Avrai la curiosità di sapere se ti farebbe piacere rivederlo oppure no!
    Chi approccia a questo mondo seguendo questi criteri non e’ un pericolo pubblico, e’ una persona in grado di godersi un piacere.
    Temo di essermi dilungata oltre il necessario, ma come produttrice e appassionata di vino sono particolarmente sensibile al problema oltre ad essere diventata ormai socia onoraria dei taxi della mia città.

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