Qualcosa da capire

Sarei davvero felice se i miei amici in face book, così come gli appassionati di vino, i giornalisti che dello stesso scrivono, i miei amici fuori dal virtuale e tutte le persone che ancora mi chiedono cosa sia questo mio progetto, cosa sia TerraUomoCielo, “Sentissero” quello che riporto di seguito.

L’altro giorno ho ricevuto questo splendido commento da parte di una donna, una produttrice di vino friulana che mi piacerebbe si facesse conoscere. Nell’attesa, pubblico di seguito il suo profondo argomentare.

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“Mentre stavo leggendo i tuoi post, il mio orecchio ascoltava Fahrenait dove si parla di piccole librerie, presidi culturali nel territorio, che stanno chiudendo perchè non riescono a sostenere i costi e la concorrenza delle grandi catene.
Io con mio marito abbiamo una piccola azienda vitivinicola che la mia famiglia, contadina da generazioni, ci ha lasciato perchè i miei genitori per ètà non riescono a condurre (anche se mio padre, settantottenne, è fondamentale per le potature invernali che praticamente fa da solo, 4 ettari). I miei sono riusciti a mantenere me e i mei fratellii agli studi con questi vigneti e un pò di seminativi, noi dobbiamo arrangiarci a fare anche qualche altro lavoro. Non vogliamo estirpare o dare in affitto i vigneti perchè io sono cresciuta su questa terra e noi abbiamo le conoscenze per continuare ma … quest’anno… è una tragedia. Ho deciso che se il prezzo dell’uva sarà quello che cercano di imporre i grossi produttori, io lascio l’uva sulle viti anche se mi piangerà il cuore (non oso pensare cosa dirà mio padre).
Noi iniziamo giovedì a vendemmiare i pinot, che vinifichiamo da soli ma il Friulano o amato Tocai rischia di rimanere sulle viti. Scusa lo sfogo.”

Credo che in queste parole ci sia tutto. C’è la capacità di dipingere un reale problema sociale, facendo capire che nessuno lo coglie come tale, c’è la consapevolezza che una parte di quella cultura che ci ha cresciuti e formati, ci sta scivolando come sabbia nelle mani; c’è la tenacia e l’orgoglio di non abbandonare un sogno dall’immenso valore umano. C’è la rassegnazione con il rispetto per la terra sempre dritta davanti agli occhi in quel “…io lascio l’uva sulle viti…”. DSCN0133C’è che piuttosto di svendere una cosa tanto bella decide di lasciarla alla terra. Io credo che questo commento sia la prova tangibile del pericolo di una caduta, senza ritorno, di una fetta di cultura importante che se ne sta andando a morire. L’economia dei centri cittadini sempre più a rischio ad appannaggio dei grandi e artificiali “borghi commerciali” creati nelle periferie. Arti come il calzolaio, le sartorie, i cappellai che da generazioni vestono le teste dei cittadini, il macellaio, il forno di famiglia, il fruttivendolo, le librerie ecc. non sono solo attività commerciali ma vere e proprie arti nelle quali alberga una cultura, uno stile di vita. Queste professioni stanno scomparendo e con loro quel carico di saperi appassionati che portano in seno così come quel modo di mostrarci con il sudore, cosa realmente valga il frutto del loro lavoro. La stessa cosa sta accadendo nel mondo del vino. Le famiglie che basano la loro vita sul lavoro contadino e non hanno i mezzi, non solo economici, nemmeno per essere messi in discussione rispetto a chi con il vino detiene un rapporto meramente economico, oggi stanno attraversando momenti di grande difficoltà e stanno rischiando di scomparire e con loro la cultura di un’arte. Nascono associazioni, si cercano di creare iniziative a lato delle grandi manifestazioni enoiche, ma credo che non si faccia altro che “ghettizzarsi” in opere che non lasceranno un gran segno. Almeno questo è il rischio, a mio modo di vedere. Fare qualcosa di più, cercare di crearsi una professione che possa essere d’aiuto, nel limite delle sue possibilità, a qualcuno di questi contadini, a quelli che magari hanno potenzialità, cuore e mente nei confronti di questo lavoro. Qualcosa di concreto che si scosti dall’affannoso modo di anteporre il denaro a ogni scelta e a ogni pensiero. Il mio sogno è quello che, altre persone come me e Nico con la passione per il vino e con l’amore per la propria terra natia, iniziassero consapevoli dei propri mezzi, un percorso lavorativo che non sia solo “lo stipendio alla fine del mese” ma che possa essere utile nel mantenimento di un’arte e di un mestiere straordinario quale l’agricoltura enoica. Questo è ciò che si prefigge di fare TerraUomoCielo.

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