In poco più di venti giorni di apertura ai motori di ricerca di questo blog, nei quali ho raccontato, “criticato” (con il fine unico di un dialogo proficuo e non disfattistico come ha detto qualcuno) , dibattuto e dove mi sono potuto gongolare con qualche complimento ricevuto da persone che stimo molto, ecco arrivare le prime conferme che per qualcosa di importante, questo blog forse, possa davvero servire. A prescindere dai “proclami”, figli della speranza che ad intervenire fossero i vari produttori bresciani (in fondo nelle prime tre settimane ho totalizzato oltre 3000 accessi con una “marea” di pagine visitate a testimoniare che qualcuno deve pur aver letto qualcosa!) a dibattere su questioni che li vedono protagonisti assoluti, ecco la sorpresa inaspettata cioè, come direbbe qualcuno, < quella che ti coglie di sorpresa in un pigro mercoledì pomeriggio >.
Ricevo infatti una mail da parte della segretaria di Maurizio Zanella, nella quale mi invita per un incontro in Ca’ del Bosco sabato 30 maggio. Beh assoluto entusiasmo, in quanto è un’ulteriore conferma che qualcuno legge davvero ciò che scrivo! Infatti a distanza di soli quattro giorni dalla pubblicazione del post nel quale ho confermato la sua “salita al trono” nel consorzio della Franciacorta (leggi qui) e chiedevo espressamente un incontro amichevole con lui, Zanella non si è fatto pregare. Nello storico salone dell’azienda tra importantissimi cimeli a testimonianza del passaggio in quelle sale, della più importante ristorazione e produzione vitivinicola a livello mondiale, ho trascorso due ore informali ma molto intense, a discorrere con il neo eletto Presidente. Ho raccontato di TerraUomoCielo come di un modello che potrebbe essere applicato all’agricoltura enoica, cominciando (com’è di fatto accaduto) dalla terra bresciana. Si è parlato di problematiche che avevo già espresso pubblicamente (qui) che vedono protagonista il territorio; mi ha illustrato le idee per un suo progetto di massima per un’agricoltura sostenibile e per un coinvolgimento dei comuni franciacortini al fine di salvaguardare il paesaggio naturale e agricolo che rappresenta la zona. E poi ancora ricerca; un piano di controlli più serrati con lo scopo di creare maggior omogeneità qualitativa nei vini e conseguentemente un maggior valore degli stessi e del territorio. A mio avviso tutte cose necessarie, illustrate con consapevolezza e con conoscenza di quello che sta succedendo nel mondo del vino. Una visione della realtà che si scosta di gran lunga da chi riesce a guardare solo nel proprio orticello. Una questione su tutte mi ha visto particolarmente d’accordo con Zanella: la necessità di una immediata riduzione delle rese per ettaro. Infatti anche in un territorio che negli ultimi sei anni ha visto una crescita record del 16% (media annua) come nessun altro territorio al mondo ha saputo fare, si potrebbero prospettare momenti poco felici e quindi si rende necessario un intervento immediato preventivo. Concordo infatti con Lui nella possibilità di muoversi come già fanno da oltre settant’anni i cugini francesi, quindi “aprendo e chiudendo il rubinetto” in base alle richieste del mercato, ma con la consapevolezza che oltre un certo limite non si possa andare, come invece hanno fatto i francesi quando nel 2004 le rese medie per ettaro sono state superiori ai 230 quintali. La Franciacorta, come ho già voluto ribadire in altre occasioni, ha in comune con la Champagne esclusivamente il metodo. Si parla di un territorio completamente diverso, che trova nella disomogeneità dei suoi suoli il punto di forza e nella qualità assoluta dei suoi prodotti, la prerogativa della propria identità. Quindi la valvola non potrà aprirsi più di quanto non sia già stato fatto, ma chiudersi sicuramente si. Questa operazione per un motivo molto semplice, cioè cercare di mantenere i prezzi delle uve stabili rispetto alle passate vendemmie, evitando così speculazioni da parte di chi ha deciso di produrre franciacorta in catena di montaggio, con prezzi “proseccheggianti”. Prezzi del vino appunto, che non devono subire variazioni negative massificate e che dovranno essere monitorati con maggior attenzione da parte del consorzio; altro punto sul quale Zanella si dice concorde. Io su questo avrei un’idea: vuoi vendere franciacorta a cinque euro (prezzo al quale ho già detto, molti contadini non riuscirebbero più a produrre) perché puoi permettertelo? Bene, togli “Franciacorta” dall’etichetta dei tuoi vini, in quanto questo territorio non può identificarsi con quello che produci tu. Non credo che a livello legale sia possibile, ma mi piacerebbe moltissimo lo fosse! E’ stato un incontro preliminare il nostro, che spero nel tempo possa ripetersi in un costante confronto costruttivo, necessario per il territorio. Maurizio Zanella si è dimostrato davvero attento ai temi franciacortini non solamente legati al vino, ma al territorio tutto, consapevole che in un vino sono contenute la storia e la cultura di una terra. Ora sarebbe interessante sentire il parere di altri produttori. Ringraziandola ancora per il tempo dedicatomi, la aspetto come promesso a commentare, quando lo riterrà necessario, su questo blog.
A presto.
Come vedi il futuro della Franciacorta in chiave mercato se dovessero attuarsi le politiche di Zanella? Pensi che porterebbero a risultati nell’immediato?
Stefano
Non vi è dubbio che una tutela del territorio sia importantissima soprattutto in un ottica di identità legata alla produzione vitivinicola e al turismo. L’identità a sua volta crea il mercato e quindi la richiesta. Il territorio non credo possa espandersi di più, conseguentemente maggiore sarà la richiesta, maggiore sarà il valore dei suoi prodotti. Tutti ci auguriamo che i risultati avvengano nel più breve tempo possibile, ma questo nessuno può dirlo con matematica certezza. La cosa importante è avere un progetto credibile e non eccessivamente illusionistico.
Ciao Giovanni,
sono completamente d’accordo con te e con Zanella sul fatto che per dare ulteriore slancio alla Franciacorta bisogna passare in primis attraverso la salvaguardia del territorio tramite la tutela dell’attività vitivinicola connessa e a una notevole spinta del turismo.Sarà compito del nuovo presidente insieme al Consorzio Franciacorta,
coinvolgere tutti i comuni della zona a lavorare uniti per raggiungere questo scopo.
Per quanto riguarda il discorso vigneti è ovvio che la crescita degli ettari vitati è stata superiore all’incremento delle bottiglie vendute che insieme alla crisi congiunturale ha portato ad un eccesso di uva sul mercato con il conseguente probabile calo dei prezzi. Sul discorso del calo delle rese per sostenere i prezzi mi trovi abbastanza d’accordo anche se per quest’anno vedrei meglio un calo della resa in vino, se poi l’anno prossimo ci ritroveremo nella stessa situazione allora ne riparleremo.
Comunque vedrei bene anche il discorso di non consentire l’impianto dei vigneti
ai privati e agricoltori che non dimostrano di avere un accordo preventivo con delle aziende vitivinicole per il ritiro dell’uva.
Lo stesso vale anche per le aziende vitivinicole stesse che devono dimostrare che l’incremento della superficie vitata serve per la vinificazione in proprio.
Sono poi completamente d’accordo con te sul prezzo dei franciacorta,se si potesse attuare il declassamento dei franciacorta al di sotto dei cinque euro sarebbe il massimo anche se penso legalmente impossibile
E’ un concetto molto intelligente quello della riduzione della resa in vino, concetto per altro abbozzato nella mia pagina facebook da un altro produttore franciacortino. Assolutamente d’accordo anche sui nuovi impianti, cosa che però estenderei a tutti a prescindere da accordi preventivi. Stop a nuovi impianti.
Stop a nuovi inpianti in zone non vocate !!!
Esistono ancora zone collinari della Franciacorta dove l’unica alternativa per recuperare terreni dall’abbandono sia quella di coltivare la vite.
Credo che uno stop generalizzato ai nuovi impianti tolga uno strumento importante di salvaguardia del territorio.
Considerando anche che in collina la vite da il meglio di sè in termini di qualità ed è molto avara per quanto riguarda la produzione .
Verrebbe da dire che la vite in collina e molto più intelligente di tanti uomini che pretendono di fare vino in qualsiasi luogo.
Decisamente più intelligente di molti uomini, la vite in collina. Solo che che costa maggior fatica e oggi con il vino si vogliono guadagnare soldi senza farne troppa.