Due banchi d’assaggio la scorsa settimana nel bresciano. Il primo, giovedì al museo della Mille Miglia dove Franco Ziliani ha illustrato con la solita competenza e ammirevole passione, i vini di Castiglione Falletto. In questo articolo di Franco la lista delle aziende che hanno partecipato con i produttori presenti.
Un territorio davvero unico quello di Castiglione Falletto che lo si può ritrovare nelle varie sfaccettature dei suoi barolo, tutti eccezionalmente riconducibili nella cultura e nella storia di quel pezzo di Langhe. Da qualche anno si sono uniti creando la cantina comunale che ospita tutte le produzioni delle aziende. Un’idea davvero intelligente se si pensa all’immagine coesa che ne emerge. Giornata scandita da un caldo incredibile ed inaspettato, che ha influito parecchio sulla presenza del pubblico. Un vero peccato per chi se l’è persa! I vini che più mi son piaciuti (senza nulla togliere agli altri) sono stati: il Dolcetto di Diano d’Alba di Gigi Rosso ‘08, la Barbera d’Alba Superiore di Monchiero ‘06, il Barolo Riserva “Pernanno” 2003 di Sobrero, il Barolo “Monprivato” 2003 di Giuseppe Mascarello e il Barolo 2001 di Sordo, del quale ho potuto fare la conoscenza del suo enologo Armando Cordero (con me nella foto) non che memoria storica delle langhe, come ama definirlo Franco. Sabato invece, è andato in scena il banco d’assaggio dei Chiaretto e dei Rossi della Valtènesi. Premetto che ho degustato solo i Chiaretto, ma li ho degustati tutti. Sicuramente questo vino in rosa è quello che più di tutti identifica il territorio, anche se con diverse disomogeneità di forma e di fattura. Nonostante i passi da gigante effettuati dall’enologia gardesana negli ultimi anni, vi sono ancora alcuni vini con problemi di pulizia, molto scomposti e a tratti quasi fastidiosi alla beva. A differenza dei colleghi piemontesi, i gardesani non erano presenti tutti, altro elemento che non gioca a vantaggio della coesione territoriale. Ritornando alle problematiche riscontrate, chiedo al consorzio se non sia opportuno creare qualche corso di formazione e confronto con i produttori stessi, con il fine unico di migliorare anche quei piccoli difetti che rendono sgradevoli certi vini, senza i quali son certo, il territorio tutto ne gioverebbe. I vini che più mi son piaciuti (visto che nel mio progetto non ho nessuna azienda che produca chiaretto): il Chiaretto 2008 de La Guarda, meno “groppelleggiante” di altri ma davvero gustoso, il Chiaretto 2008 di San Giovanni e quello di Zuliani. La speranza per la mia terra è sempre l’ultima a morire…