OLTRE OCEANO (parte seconda)

Nel precedente post, ho omesso di dire una cosa importantissima. La Franciacorta è stata presentata in maniera autonoma dalle aziende presenti, senza il contributo di nessun ente o tantomeno del consorzio. Ogni cantina si è autofinanziata interamente la trasferta.

 SN850681Dopo un weekend trascorso a decifrare i mille intrecci della metropolitana di Manhattan, a camminare per ore e a mangiare porcherie di ogni genere, io e i miei compagni di viaggio ci siamo dovuti separare, in quanto loro dovevano rientrare in Italia. Così il lunedì ho liberato la mia camera, preso un taxi e mi sono diretto all’aeroporto in attesa del volo per San Francisco. Dopo ben cinque ore di ritardo del volo (e poi crediamo che i ritardi siano solo figli dell’Italia) nelle quali ho potuto fare amicizia con tale Melany di San Diego di ritorno dal bel paese e per lo più appassionata di vini(donna che ho tediato per ore, parlandole di quella landa bresciana compresa tra due laghi) sono giunto nella splendida San Francisco. Sono passato così dai 4 gradi e vento di NY, ai 23 di Frisco.

La mattina successiva ho acceso subito il pc per vedere se Ceri fosse in facebook, in quanto questa degustazione è stata organizzata sulla chat dello stesso. Ceri Smith è la titolare dell’enoteca “Biondivino”, probabilmente l’unica in California a non vendere vini californiani. Ero emozionatissimo per la prima presentazione ufficiale di TerraUomoCielo al completo. Infatti, oltre ai franciacorta Brut, Saten e Rosè di Camossi e i Dosaggio Zero e Dosaggio Zero Rosè di Colline della Stella, erano presenti anche Nepomuceno, Rinè, Sole di Dario ed Eretico di Cantrina. La degustazione si è svolta il giovedì e avevamo previsto circa quaranta partecipanti. Alla fine ne sono venuti un centinaio. Serata splendida, scandita da un clima eccezionale e da persone interessate a scoprire delle piccole realtà contadine. I vini hanno entusiasmato. C’è chi ha preferito le sapidità dei Dosaggio Zero, chi l’austerità del Nepomuceno e chi la complessità del Rosè di Camossi.

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A fine serata, affamato come non mai e con qualche bicchiere di troppo in corpo, Ceri ha pensato bene di cenare al giapponese (io al giapponese ceno si e no, due-tre volte l’anno). Arriviamo nel locale, una specie di luogo angusto ma carino, con un pianoforte a coda nel mezzo e con un illuminazione ai minimi. Arriva il primo piatto di sushi. Preso da un attacco di fame fobica mi avvento su un pezzo di tonno, non curante che lo stesso, prima di arrivare alla mia bocca è strisciato su una quantità abnorme di wasabi. Ho dovuto tamponare tutta sera le ferite, con un paio di litri di birra giapponese. A parte questo episodio, devo ammettere che la trasferta statunitense è stata davvero interessante. Mi sono affacciato in un paese dove l’interesse per il vino e per l’Italia è davvero grande. Ho conosciuto persone che con competente entusiasmo investono il loro tempo nel fare cultura di un prodotto meraviglioso quale il vino. Persone che meritano rispetto per la passione che ci mettono nel raccontare la nostra terra. Persone che non devono essere più ingannate, come successo, dai soliti quattro furbacchioni italiani, perché che se ne dica, negli Stati Uniti di persone che capiscono di vino, senza essere plagiate dai vari Parker&C. ce ne sono molte.

Devo ringraziare profondamente due persone che stimo molto. Franco Ziliani e Jeremy Parzen senza i quali questo viaggio non sarebbe mai avvenuto. Un sentito grazie anche a Ceri per l’organizzazione di tutto e non per ultimo ad Antonio Tartaglione, italiano in California per dare voce ai piccoli produttori e mio traduttore ufficiale.

 

A presto San Francisco…

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2 risposte a "OLTRE OCEANO (parte seconda)"

  1. Quando, una quindicina di anni fa, all’interno di un corso A.I.S, mi trovai davanti un voluminoso plico di materiale inviato da Sopexa per una lezione dedicata al vino francese, pensai alle differenze … In Italia esisteva un’analoga realtà, con sede a Roma e deputata a promuovere vino e prodotti italiani ma, chissà perchè, nessuno la conosceva … All’estero le realtà enoiche apprezzate del nostro paese erano quelle autonomamente in grado di promuoversi, partecipare a fiere e rassegne internazionali, creare una propria immagine. Quanto è cambiato ai nostri giorni caro Giovanni?

    1. Caro Carlos,sostanzialmente è cambiato che oggi il giro di interessi legati al vino è enorme e chi dovrebbe fare informazione e promozione,tende a farla solo a chi ha qualcosa da investire. Per il resto non è cambiato nulla,bisogna essere in grado di promuoversi autonomamente oppure di fare qualche marchetta sperando che qualcuno ti promuova.Io a costo di sputare sangue, preferisco la prima,è più dignitosa.Il pericolo maggiore oggi è dato dalla globalizzazione dei mercati e dall’impatto che l’industria ha avuto sul prodotto vino.Infatti lo stesso viene considerato esclusivamente merce e non un prodotto culturale del nostro del paese.Questo è il vero problema.

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