TerraUomoCielo

  

Voglio iniziare così, in maniera assolutamente informale questa “avventura blogghistica” pubblicando un articolo, scritto dall’amico Carlos Mac Adden vicedirettore del bimestrale “Terre”, che trovo assolutamente esplicativo e chiaro nel disegnare con precisione l’essenza di TerraUomoCielo.

G.A.

TerraUomoCielo

 

“Un piccolo uomo sopra un piccolo pezzo di terra sotto un piccolo cielo”terra_uomo_cielo_logo3

Gianni  Masciarelli

 

TerraUomoCielo non è un’associazione, un’istituzione, tantomeno una società. E’ un  progetto  che ha negli elementi del suo stesso  nome i tratti identificativi. In questo periodo in cui si assiste al fallimento di alcune formule che parevano  magiche e infallibili, ci si trova al cospetto di un rapporto in cui non appare alcuna interessenza tra i suoi protagonisti: due persone che si muovono in un ambito comune portando esperienze, formazioni e caratteristiche del tutto diverse ma capaci  di crescere insieme e condividere i possibili risultati. Ci si trova un poco spiazzati, aiuta però l’ambiente, seduti attorno a un tavolo con un bicchiere in mano come farebbero amici di lunga data, ascoltando le parole di Giovanni, battuta pronta e mente agile, e di Nico che sotto la naturale riservatezza cela un fiume di parole chiare e precise. TerraUomoCielo si rivolge ai viticoltori di piccole e medie dimensioni che, probabilmente, da soli rimarrebbero prigionieri di confini troppo stretti, non riuscendo ad esprimere tutta la potenzialità dei loro vini. Non un marchio che copra l’identità del produttore ma che, anzi, la riveli, la evidenzi, costruendola da ciò che già esiste con un supporto sia tecnico, mai invasivo, che di comunicazione.  Ed è questa necessità di ben precisi connotati, in un mondo vinicolo segnato dalla globalizzazione, ad essere il “LA” del progetto. Chi oggi tra le piccole/medie realtà non riesce, non sa appropriarsi di un valore da contrapporre a un mercato che vive di pubblicità martellante e investimenti milionari, è destinato a sparire. Fenomeno che di  negativo non contiene solamente un aspetto economico,  ma che incide sulla storia, sulla cultura, sulle radici di una società già fortemente omologata. Non si pensi tuttavia a qualcosa di totalmente idealizzato, a un volo pindarico dagli esiti incerti. Se la triade terra, uomo e cielo potrebbe rimandare a esoterismi e approcci orientaleggianti è la nostra cultura occidentale, positivistica e giustamente sintetizzante, a darci la possibilità di trarne gli elementi concreti e utilizzabili.

Il punto nodale di questo progetto sta in una lettura storica delle tradizioni legate al mondo del vino: il contadino che lo produceva, ma avrebbe potuto allevare pollame, bestiame da latte o coltivare olivi, non aveva bisogno alcuno di preoccuparsi di come venderlo, e conseguentemente proporlo e definirlo: l’arrivare alla fine del processo produttivo era condizione sufficiente per assicurarne il consumo. Nel mercato attuale in cui molti creano vini a sua precisa misura e soddisfazione  – gli addetti ai lavori userebbero il termine di prodotto “marketing oriented” – evidentemente non basta la condizione storica ricordata ma TerraUomoCielo va oltre, stravolge o meglio ribalta i canoni imposti dagli esperti delle tre P – product, price, promotion – creando vini con una loro precisa identità e comunicando al mercato questa loro unica, irripetibile caratteristica. E lo fa, come si diceva all’inizio, dando vita a un qualcosa che non ha il guadagno come momento fondante o collante ma come logica e corretta conseguenza. Ciò assume valore particolare in una fase nella quale si assiste al crollo di una finanza dimentica di qualsiasi riferimento al mondo reale, fatto di territori e di persone.  Visione originale e innovativa che appare da subito esportabile ad altri ambiti, possibile risposta a un’economia che si è vista sconfessare con velocità stupefacente.

TerraUomoCielo nasce a Brescia, da persone legate al territorio e dedicato a produttori bresciani, ma tutto ciò non costituisce un limite, sia perché l’ultimo beneficiario, il consumatore finale, può essere ipoteticamente collocato in qualsiasi parte del mondo, sia perché il progetto può incontrare l’interesse di un viticoltore che opera in un altro territorio, confinante o meno. E la condivisione del progetto non contempla, rispettando la sua originalità, formule di franchising o altre relazioni contrattuali particolari ma la semplice condivisione di  quest’idea, aderendo ai suoi principi, utilizzandone  esperienze accumulate  e portandola sul proprio territorio. I ruoli, pur nella loro definizione, non sono rigide gabbie ma accessi, trampolini dai quali lanciarsi diventando protagonisti nel proprio specifico campo. Diversamente da quanto accade in alcune grandi aziende dotate di strutture complesse, dove ognuno dei reparti è responsabile delle scelte operate e quindi ne esige l’incondizionata adesione, all’interno di TerraUomoCielo è sempre il dialogo, il rapporto umano  a costruire il risultato finale. Un progetto a  salvaguardia di un mondo agricolo fatto innanzitutto da uomini capaci di vederlo nel suo insieme, nella sua splendida totalità, dote  trasmessaci da uno dei  più importanti patrimoni culturali: l’umanesimo e il suo approccio olistico.

Contenitore d’idee, tra le quali un vino realizzato da produttori diversi  in piccole quantità e che non viene mai ripetuto per una seconda annata, TerraUomoCielo nasce idealmente nel 2002 con l’azienda agricola Colline della Stella e si estende successivamente ad altre due realtà bresciane, l’azienda vitivinicola Camossi e l’azienda agricola Cantrina, insieme per costruire e accrescere un valore che non può essere sottratto e che può rappresentare un’ancora di salvezza nei confronti della massificazione: la propria irriproducibile identità.

 

Carlos Mac Adden

L’articolo è compreso nel numero di Terre – Uomini Cultura Tipicità – Aprile

 

Giovanni Arcari, wine talent scout come lo definisce Franco Ziliani, scopre a 17 anni che dietro al vino esiste un intero mondo non certamente riassumibile dalla formula “bianco, rosso, frizzante”. E di questo mondo s’innamora facendolo diventare il luogo privilegiato del lavoro e della passione.

Domenico (Nico) Danesi, enologo, condivide con Giovanni l’appartenenza al territorio bresciano  e la passione per il mondo del vino. Ricco di esperienze non solo italiane, poco amante dell’apparenza e dell’apparire ama definirsi semplicemente un “tecnico”.

 

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3 risposte a "TerraUomoCielo"

  1. Nell’affascinante mondo del vino mi è capitato di incontrare un sacco di persone , la maggior parte pensano di sapere tutto sul vino . Io sono una produttrice e credo di non sapere ancora niente su questo miracolo, che trasforma un bellissimo frutto in uno dei più nobili prodotti.Sapete , non è così facile ….

    E’ bellissimo quando si incontrano delle persone che rispettano “sinceramente” questo lavoro e ne capiscono le difficoltà, soprattutto quando il lavoro viene svolto con passione .

    Per quanto mi riguarda Giovanni e poi Nico , Celestino ,Angelo ,Nicola, Carlos ed altri amici ancora sono dei pazzi meravigliosi. Solo chi possiede quel pizzico di pazzia riesce andare oltre alle banalità , quel pizzico di pazzia ha fatto in modo che queste persone credessero nella mia insolita filosofia produttiva.Sarò una pazza anchio ?

    Grazie ragazzi.

    Cristina

  2. Vogliamo i nomi di quelli che dicono di sapere tutto sul vino,in quanto in alcuni casi è facile confondere “pazzia” con altro…!Ironia a parte,ti ringrazio per le tue belle e sagaci parole.
    grazie

  3. Cia sono gironi in cui di andare in campo non ne hai voglia, ci sono giorni che ti chiedi per cosa lo fai, per chi lo fai, per quanto lo farai, ci sono giorni in cui incontri persone che credono di sapere tutto del vino ma trascurano il fatto che l’uva va coltivata, raccolta e trasformata, persone che non sanno che il vino ha bisogno di tempo per diventare quello che è, persone che non hanno tempo; poi ci sono giorni, pochi, che passi con chi il vino lo conosce davvero, conosce quello che ci sta dietro, capisce che la nostra è una vera e propria passione (nell’accezione positiva e negativa del termine), giorni che non dimentichi, giorni che ti fanno andare avanti.

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